Da Tu sì que vales a San Giovanni: Marco porta il suo rap antibullismo al CFP

Da ormai diversi mesi il Cfp di San Giovanni Bianco si sta impegnando nella sensibilizzazione sul tema del bullismo e cyberbullismo: tante gli incontri, dal rapper Marco Baruffaldi alla Polizia passando per associazione Pepita e Fondazione Carolina.
25 Maggio 2019

Da ormai diversi mesi il Cfp di San Giovanni Bianco si sta impegnando nella sensibilizzazione sul tema del bullismo e cyberbullismo. Per iniziativa del responsabile del centro, Roberto Gibellini, della referente per il bullismo e cyberbullismo della scuola, prof.ssa Daniela Gamba, sono state approntate una serie di attività con le classi prime dell’Istituto, al fine di sensibilizzare gli allievi su queste delicate e quanto mai attuali tematiche.

Durante le ore di lezione la prof.ssa Gamba ha illustrato le principali differenze tra bullismo e cyberbullismo, affrontando le tematiche in maniera interattiva con l’ausilio di spot, video e film e coinvolgendo i ragazzi in attività individuali e di gruppo. Nel corso dei mesi il Cfp ha avuto la possibilità di accogliere tre persone che da tempo, con le loro differenze e peculiarità, si stanno battendo contro bullismo e cyberbullismo.

Il primo incontro è stato Lunedi 5 Novembre 2018 con Domenico Geracitano, Collaboratore Tecnico della Polizia di Stato in Questura a Brescia, che la mattina ha tenuto una lezione nell’aula magna dell’Istituto con gli studenti e un incontro di formazione nel pomeriggio con i docenti. Geracitano, autore di diversi libri, tra cui “Pensa per postare” (2016) e “Se ci pensi…è tutta un’altra cosa” (2018), ha rimarcato l’importanza di un uso consapevole degli smartphone. La nuova generazione di ragazzi, cioè i nativi digitali, deve essere istruita su come utilizzare i mezzi tecnologici in maniera sicura e responsabile. E in questo contesto i genitori devono recitare un ruolo di primo piano perché, seppur meno esperti dei figli nell’uso di cellulari, tablet, smartphone, hanno il diritto e il dovere di proteggere, salvaguardare e tutelare i propri figli.

Inoltre l’autore ha posto l’accento sul fatto che i nativi digitali, la nuova generazione di ragazzi nati con Internet e la “rete”, spesso non si accorgono che iscriversi ad applicazioni o social network è gratuito, ma solo in apparenza. Infatti queste multinazionali comprano letteralmente i nostri dati personali e rendendo ogni dato accessibile, per giunta col nostro consenso.

Il secondo appuntamento è avvenuto invece Mercoledì 15 maggio 2019, con Marco Baruffaldi. Questo ragazzo, di soli 22 anni, affetto dalla Sindrome di Down, è balzato agli onori della cronaca per aver partecipato alla fortunata trasmissione di Canale 5, “Tu sì que vales”, commuovendo i giudici, Jerry Scotti, Rudy Zerbi, Maria De Filippi e Teo Mammucari, con una canzone rap che denunciava il bullismo e gli episodi di bullismo che è stato costretto a subire sin da piccolo; in una seconda puntata, Marco, ha tra l’altro potuto duettare col suo idolo J-Ax. Marco, col suo impareggiabile entusiasmo, ha saputo coinvolgere tutti i ragazzi dell’auditorium che hanno cantato all’unisono con lui la canzone “Siamo diversi tra noi”, e poi gli stessi alunni hanno posto diverse domande a Marco e a suo padre. Il messaggio che Marco ci ha voluto lasciare è di totale condanna del bullismo e ha invitato coloro che sono oggetto di bullismo a non chiudersi, ma ad avere il coraggio di aprirsi e rivelare le sofferenze a una persona di fiducia.

Infine, nella giornata di lunedì 20 Maggio 2019, tutte le classe Prime del Cfp di San Giovanni Bianco, più due classi delle Scuole Medie, hanno avuto la possibilità di conoscere un referente dell’associazione Pepita, una cooperativa sociale composta da un gruppo di professionisti esperti nella progettazione, realizzazione e valutazione di interventi educativi e soprattutto il dott. Paolo Picchio.

Il dott. Picchio ha portato la tragica testimonianza della figlia, Carolina, che a soli 14 anni, nel 2013, si è tolta la vita per colpa del cyberbullismo e di un video, girato da alcuni suoi coetanei, che la ritraeva ubriaca ad una festa. In seguito lo stesso video è stato condiviso e messo in rete e in pochissimo tempo la sfortunata giovane si è vista recapitare centinaia e centinaia di messaggi di insulti da parte di tantissimi internauti. Il dolore e l’umiliazione per Carolina sono stati troppo forti, al punto da spingerla al suicidio.

Oggi il padre gira nelle scuole e vuole lanciare un messaggio chiaro: episodi del genere non devono più capitare. Ha richiamato all’importanza di essere responsabili nell’utilizzo degli smartphone, invitando i ragazzi a vivere la vita reale e non solo abitare quella virtuale. Da oltre un anno esiste la Fondazione Carolina, che ha raccolto la sfida di papà Paolo, aiutando i ragazzi che si fanno male tra loro usando la rete in maniera distorta e inconsapevole. Il web deve essere un “luogo” sicuro per i bambini e gli adolescenti, coinvolgendo tutti gli attori corresponsabili della crescita dei minori e del loro sviluppo consapevole.

In Italia, dopo il suicidio di Carolina, dal giugno 2017, è in vigore una legge che si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyberbullismo con azioni a carattere preventivo, di tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti nell’ambito delle istituzioni scolastiche. Una legge simile, a breve, diventerà pure europea.

“Spesso delle semplici parole feriscono più delle botte – così esordisce la referente per il bullismo e cyberbullismo del Cfp di San Giovanni Bianco, la prof.ssa Daniela Gamba – Questi incontri vogliono rappresentare una volontà di cambiamento e soprattutto di sensibilizzare gli adolescenti ad un uso consapevole di smartphone e strumenti tecnologici informandoli sulle conseguenze dei loro gesti. I ragazzi devono essere consapevoli non solo delle potenzialità di questi strumenti, ma anche dei loro limiti e dei rischi che si possono correre nel web”.

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