Coronavirus, da Oxford il vaccino anche in Italia: le prime dosi forse a inizio 2021

Costerà pochi euro e i primi ad averne accesso saranno operatori sanitari e le categorie fragili, come gli anziani. Questo il punto della situazione sul virus prodotto all'Università di Oxford che arriverà anche in Italia.
15 Giugno 2020

Costerà pochi euro e i primi ad averne accesso saranno operatori sanitari e le categorie fragili, come gli anziani: con queste parole Lorenzo Wittum, presidente di AstraZeneca Italia, ha fatto il punto della situazione sul vaccino contro il coronavirus intervenendo nel corso della trasmissione “Agorà” su Rai3. Nel corso dei giorni scorsi infatti l'Italia assieme a Germania, Francia e Paesi Bassi ha raggiunto un accordo nell'ambito del programma Inclusive Vaccines Alliance europea per avere una fornitura di questo vaccino, sviluppato dallo Jenner Institute-Università di Oxford. Le prime inoculazioni saranno effettuate verosimilmente agli inizi del 2021.

Di cosa si tratta? Il vaccino consiste in un adenovirus (il virus responsabile del raffreddore negli scimpanzé), svuotato però del suo patrimonio genetico e quindi non più infettivo. È riempito poi dalla proteina Spike sintetizzata, ovvero prodotta chimicamente in laboratorio, che è indispensabile per il Sars-CoV-2 poiché gli permette di entrare nella cellula umana. Il vaccino ha quindi la funzione di stimolare nell'organismo che poi verrà attaccato dal virus vero e proprio la produzione di anticorpi contro questa proteina e quindi di non ammalarsi.

I test sull'uomo, la cosiddetta “fase 1”, sono iniziati a marzo in Inghilterra e conclusi a maggio su circa un migliaio di volontari. I dati preliminari, non ancora pubblicati, sono stati sottoposti ad un controllo da parte di un Comitato indipendente e di alcune agenzie regolatorie. A breve dovrebbero iniziare in contemporanea le fasi 2 e 3, con dosi di test prodotte dall'Irbm di Pomezia, mentre l'azienda che si è assicurata l'esclusiva della produzione è l'AstraZeneca che prevede di avere le prime dosi pronte per fine settembre, sperando che nel frattempo ci sia un via libera in seguito agli studi clinici di sicurezza (fase 1) ed efficacia (fasi 2 e 3).

In cosa consistono le fasi 2 e 3? Dopo i primi test, il vaccino verrà provato su 10 mila volontari inglesi. Gli studi sono divisi in due: un gruppo A riceverà il vaccino vero e proprio, mentre un gruppo B un placebo. Gli studi, inoltre, sono stati allargati ai Paesi che in questo momento sono fra i più colpiti, ovvero Brasile, Stati Uniti, Russia e Africa. Normalmente, un programma di questo tipo richiederebbe almeno 2 o 3 anni di tempo, mentre se davvero a settembre verrà approvato, per questo vaccino sarebbero bastati solo 9 mesi. Questo è stato possibile grazie a procedure più rapide, che però non hanno intaccato in alcun modo la sicurezza delle operazioni.

AstraZeneca ha preso un impegno di produrre 2 miliardi di dosi con l’obiettivo di avere un accesso ampio, equo e senza alcun profitto durante la fase della pandemia. Posso dire che il costo del vaccino sarà di pochi euro per distribuirlo – ha spiegato Lorenzo Witttum, il presidente – Inizieremo verso fine anno a distribuire ed entro la fine dell’estate avremo i risultati dei test clinici di efficacia. Qualora fossero positivi, faremo il processo regolatorio e immediatamente inizieremo la distribuzione”.

Per l'Europa sono previste 400 milioni di dosi. “La popolazione europea è di circa 450 milioni di persone, quindi praticamente tutti – ha aggiunto Wittum – Avremo diverse decine di milioni di dosi pronte prima della fine anno e poi nei primi mesi del 2021 arriveranno il resto delle dosi”. Per quanto riguarda la sua distribuzione, il Presidente è chiaro: “è una decisione che dovranno prendere in Europa. I 4 Paesi dell’alleanza – Italia, Francia, Germania e Olanda – insieme all’Unione europea stanno definendo i meccanismi di allocazione”.

(Fonti: corriere.it | huffingtonpost.it)

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