Istituto Superiore Turoldo – Come (anticamente) veniva lavorata la lana in Valle Brembana

La studentessa Valentina Grigis racconta di come veniva anticamente lavorata la lana in Valle Brembana.
8 Giugno 2018

Testo scritto dalla studentessa Valentina Grigis

Il mio bisnonno Paolo faceva il pastore. Da noi (in Valle Brembana) la tosatura avveniva d’autunno, quando le pecore rientravano dalle malghe e prima di partire per il pascolo in pianura.

Per tosare si usavano forbici costituite da due lame e una molla per divaricarle. Il vello intero veniva lavato con acqua pura per togliere lo sporco, ma non il grasso della lana (lanolina) che serviva a conservarla e preservarla da tarme e parassiti. Il vello veniva poi suddiviso in tre parti: il dorso (cioè la lana più lunga e più pregiata), il ventre (ovvero la lana di media lunghezza) e la coda e le zampe (cioè la lana corta e di scarso valore).

In seguito la lana veniva districata con delle verghe di legno, per renderla soffice. Con la lana corta e media le donne facevano materassi e cuscini. Invece quella lunga veniva lavorata a parte. Prima avveniva la cardatura con un apposito macchinario detto “andadura”, costituito da due parti: una inferiore fissa e una superiore mobile. Entrambe le parti avevano delle punte metalliche fissate alla base. Queste due parti, scorrendo una sull’altra, disponevano le fibre in parallelo e liberavano la lana da eventuali impurità.

 

La lana ottenuta veniva poi suddivisa in strisce sottili. Ciascuna delle strisce, detta stoppino, era una specie di filo molto morbido. Successivamente lo stoppino veniva arrotolato su se stesso (torcitura) per trasformarlo in un filo resistente. Seguiva la filatura, che veniva fatta con una macchina a pedale. Durante la filatura venivano presi due o più fili, che venivano uniti e ritorti per formare un unico filo più resistente e pronto per essere lavorato a maglia. Il filo ritorto veniva poi avvolto in matasse. Queste ultime, al momento dell’utilizzo, venivano trasformate in gomitoli, lavoro che veniva affidato alle ragazze per poi essere lavorati ai ferri.

Le donne, con questa lana, creavano corpetti, calzini e guanti (a volte anche gilet e giacche) che assicuravano la protezione dal freddo a tutti i membri della famiglia. Tutto era rigorosamente prodotto con la “lana de’ bèro”. Durante questi lavori le nonne narravano, con molta fantasia, fiabe o racconti di paura che catturavano l’attenzione dei bambini.  Oggi queste procedure vengono fatte industrialmente. La lana è quasi sempre sostituita da fibre sintetiche: molto più pratiche, ma anche molto meno salutari.

Ultime Notizie

X
X
linkcross