Spostamenti fra Regioni consentiti dal 3 giugno: cosa prevede la bozza del decreto

A prevederlo la bozza del decreto, in queste ore sottoposta al Consiglio dei Ministri, dove verranno messi a punto i prossimi passi della fase 2: spostamenti regionali, seconde case e riaperture.
15 Maggio 2020

Dal 3 giugno potrebbero essere consentiti gli spostamenti fra Regioni: lo prevede la bozza del decreto, in queste ore sottoposta al Consiglio dei Ministri. Ma è scontro fra i governatori e Governo, che vorrebbe adottare un decreto legge quadro (invece del solo dpcm) in cui fissare i prossimi importanti della fase 2, riaprendo tutte le attività commerciali il 18 maggio e i confini regionali a partire dal 3 giugno. Alle Regioni sarà concessa la facoltà di adottare misure più restrittive, in base all'andamento dell'epidemia, decidendo quindi autonomamente se prorogare le chiusure oppure no.

A decorrere dal 3 giugno – si legge nella bozza di decreto – gli spostamenti sul territorio nazionale possono essere limitati solo con provvedimenti in relazione a specifiche aree del territorio nazionale, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico effettivamente presente in dette aree”. Salvo, quindi, chiusure straordinarie da parte delle Regioni, ci si potrà spostare su tutto il territorio nazionale.

Questo tema ha però generato uno scontro fra il Governo e le regioni del Nord, in particolare con Stefano Bonaccini, Attilio Fontana e Luca Zaia (rispettivamente presidenti dell'Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto) che vorrebbero anticipare i movimenti interregionali già al 18 maggio. E per le seconde case, nella bozza non è ancora prevista la possibilità di spostarsi in luoghi di residenza, domicilio o abitazione. Un tema che verrà dunque definito nello specifico nelle prossime ore.

Dal 18 maggio i limiti di mobilità all'interno della propria regione di residenza non esisteranno più – ad eccezione di chi si trova in quarantena, che avrà il divieto assoluto di spostamento – ed è inoltre prevista una sanzione da 400 fino a 3.000 euro per chi trasgredisce le regole. Per le imprese che violeranno la legge, è prevista la chiusura dell'esercizio da 5 a 30 giorni.

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