Stop trattative rinnovo contratto collettivo Legno Arredo Industria: in bergamasca 4500 addetti

4.500 gli addetti in provincia, con aziende importanti delle nostre valli coinvolte come Scaglia e Arditi di Val Brembilla e Tino Sana di Almenno SB.
11 Gennaio 2020

Venerdì 21 febbraio è in programma uno sciopero generale di 8 ore di tutto il settore legno arredo industria. La decisione è arrivata dopo la rottura delle trattative con Federlegno per il rinnovo del contratto, scaduto il 31 marzo del 2019 e che interessa circa 150 mila lavoratori.

A proclamare lo sciopero sono state le commissioni e consulte unitarie del settore legno di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, che si sono riunite questa mattina a Milano. “L’abbandono del tavolo delle trattative da parte di Federlegno, avvenuto nel corso dell’incontro di ieri, è un atto gravissimo che dimostra lo scarso valore che attribuisce la controparte alle relazioni industriali”, hanno dichiarato i segretari nazionali Pascucci, Federico e Fiorucci.

“Negli 11 incontri svolti in 8 mesi di trattativa – proseguono – abbiamo sempre dimostrato la nostra disponibilità nel trovare soluzioni condivise alle esigenze delle imprese, senza avere mai avuto risposte positive su nessun titolo della nostra piattaforma. Federlegno, da parte sua, ha dimostrato dal primo momento la volontà di perseguire un modello di impresa basato non sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla professionalità e sul benessere organizzativo, ma sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro. Proporre l’aumento smisurato della precarietà con percentuali ben oltre i limiti di legge, la stagionalità fuori controllo e rimettere in discussione l’accordo di interpretazione autentica sulla flessibilità degli orari di lavoro denota una mancanza di buon senso da parte di Federlegno che è per noi inaccettabile. Inoltre mancano ancora le risposte su temi a noi cari come ambiente e sicurezza, formazione, diritti, bilateralità, welfare e aumenti retributivi. Su questi ultimi c’è stata solo la conferma del modello, senza nessuna certezza sulla quantità.”

Nella provincia bergamasca il settore occupa circa 4.500 addetti dentro un tessuto industriale dove ci sono realtà importanti, per citarne alcune: Scaglia Srl e Scaglia Indeva Spa, Novem Car interior Spa, Tino Sana Spa, EFFEGI Spa, Arditi Spa e Foppa Pedretti Spa. “E’ stata una rottura inevitabile – commentano i segretari generali bergamaschi di Feneal Filca e Fillea – è palese che la controparte non vuole riconoscere che il settore vive anche grazie al lavoro di quelle persone che rivendicano il rinnovo del contratto nazionale”– continuano  Mancin, Alloni e Fratus – “E’ inaccettabile che in un settore che dovrebbe puntare sulla qualità del prodotto e prepararsi a cogliere le opportunità generate dalle politiche green, non investa sulla professionalità ma vada a rivendicare solo maggior flessibilità del lavoro e dei lavoratori. Nei prossimi giorni convocheremo le assemblee di fabbrica per esporre alle lavoratrici ed i lavoratori le motivazioni che ci porteranno ad una grande mobilitazione nazionale.”

Sull’interruzione della trattativa da parte di Federlegno sono intervenuti anche i segretari generali delle tre categorie, Panzarella, Turri e Genovesi: “Altro che relazioni industriali partecipative, altro che scommettere sulla qualità del prodotto e sull’innovazione, altro che investimenti per sostenere le imprese più serie e competitive. Per Federlegno – accusano i sindacalisti – le aziende italiane del mobile e arredo possono vincere nel mondo solo aumentando precarietà e sfruttamento. I dirigenti della nostra controparte, come bambini capricciosi, quando al tavolo di trattativa hanno capito che avrebbero dovuto confrontarsi nel merito e che non avrebbero ottenuto quella totale precarizzazione dei rapporto di lavoro richiesta, hanno preso il pallone e se ne sono andati. Un comportamento irresponsabile e gravissimo che non possiamo tollerare”, concludono i segretari generali delle tre categorie.

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