C’era una volta in Valle Imagna – quinta puntata: La Madonna di Locatello

In questa puntata Little Eagle ci racconta la storia di una bellissima pala dipinta nel 1523 dall'artista locale Andrea Previtali per la chiesa di Locatello.
10 Novembre 2017

Si può raccontare una storia narrandola a parole o scrivendola nei libri o raffigurandola in monumenti ed immagini. La Waldimagna ha la sua storia dipinta in una straordinaria opera d’arte della grande pittura rinascimentale che è la pala del pittore Andrea Previtali per la chiesa di Locatello, e dunque mi diventa occasione speciale dedicare questa quinta puntata, in “..c’era una volta in Waldimagna “, al contenuto narrativo ed al valore prezioso della qualità artistica di questo capolavoro, certamente il vanto più bello del museo diffuso nei dipinti e nelle opere delle nostre chiese di Valdimagna e degno di invidia da parte dei musei della città .

Può cominciare così il racconto di questo quadro di Madonna tra i santi, che nella figurazione del suo paesaggio,nel profilo dei monti e del fiume,nel disegno del ponte e del castello narra vicende di guelfi e ghibellin,di patria avuta e perduta ,di esilio e di ricordo , di nostalgia e di preghiera .

Dipinta nel 1523 per la chiesa di Locatello è rimasta in quella chiesa all’altare della Madonna, come la “Madonna delle Grazie “ fino al 1820 e collocata infelicemente col rinnovo della chiesa nel nascosto dell’abside sulla destra dell’altare ,restaurata ora , con grande merito dalla Fondazione Credito Bergamasco, è stata esposta alla visione nell’ambito della mostra su Lorenzo Lotto tra i restauri di altre opere del Previtali , accanto alla prestigiosa pala di S.Benedetto del Duomo di Bergamo .

madonna di locatello - La Voce delle Valli

Andrea Previtali ,di famiglia esule da Berbenno nella Brembilla Vecchia ,ed i committenti, ghibellini di Locatello mercanti a Venezia, con arte ed orgoglio entrano nella” Sacra Conversazione “della Madonna tra i santi, ricordando i fatti tragici del ponte di Lemine e della distruzione del Castello di Almenno, ridisegnando, della Brembilla Vecchia, “per ordine supremo totalmente rovinata e distrutta”, il percorso tra quei monti, segnato dai santi che quei transiti proteggevano con S. Antonio di Berbenno e S.Bernardo dei passi alpini .

Correva l’anno 1402 ed i guelfi di Valleimagna capitanati da Andrea Rota di Rota d’Imagna, passato il “ Ponte Leminis” in marcia contro Bergamo ghibellina vengono sorpresi alla “Brughera “ di Almè e sbaragliati da milizie ghibelline e lodigiane ; la strage è grande ,cadono della sola famiglia Rota 42 guelfi e l’esaltazione ghibellina festeggia la giornata con lo scempio del capo mozzo del capitano nemico rotolato con gioco d’ insulto sul selciato delle arcate del ponte romano .

Anno 1443, dopo la sconfitta della parte ghibellina, la delibera segreta del 19 gennaio 1443 del Senato Veneto sanciva la cacciata in pieno inverno dei Brembillesi “..non habitent in dicta valle sed ex ipsa estirpentur “..con saccheggio delle rimaste suppellettili , desolazione delle case ed edifici ..e devastazione di tutto il paese della “Brembilla” ove per 100 anni nessuno dovrà più abitare ; così pure il Castello di Lemine, divelto fin dalle fondamenta ,verrà distrutto con tutto il Borgo a monito perenne e definitivo, risparmiando solo la chiesa della Madonna del Castello

Anno 1493 ,Cristoforo Colombo era appena tornato dall’America ed il 31 agosto di quell’anno “uno sabato a ora terza ..sopravvenne un grande Diluvio e Tremoto..et dal Ponte di Almenno fabbricato hà più di mille anni ..cederono due archi per parte “..rimasero solo le arcate centrali e alla Valle, di parte guelfa o di parte ghibellina , non rimase che l’isolamento e l’emigrazione.

Nel 1523,all’epoca del dipinto il Castello non esisteva più e del ponte rimanevano in mezzo al Brembo solo le arcate centrali ,ma erano sempre segni marcati ed emblematici della storia e degli eventi di quel tempo, e quella tragica storia non poteva apparire nel quadro, e meno ancora poteva apparire la sua esaltazione ,se non mettendo a rischio della Dominante,la Serenissima repubblica di Venezia , la passione politica dei committenti “ Bernardi et Vitalis figli di Ghothofredo de Locatellis “ghibellini “come della famiglia “esule “ del pittore .Perciò ricorrendo ,ad un artificio imparato dal genio che sapeva scrivere le parole a rovescio usando uno specchio (e Leonardo fu a Venezia, in amicizia con il Bellini maestro del Previtali ), il Previtali ne trasse una composizione speculare ,dove il castello appare collocato sulla sponda sinistra del Brembo ,anziché sulla destra ( dove era e dove è ora la Madonna del Castello o Candelora ) ,per cui l’osservatore ,per ricomporre la realtà nel riflesso di uno specchio ideale ,riscopre il messaggio di una comunicazione attiva e partecipe , a cui invita con forza ,la scritta del cartiglio del Battista ,dove ECCE è leggibile tanto a dritto che a rovescio .

Una magnifica composizione di comunicazione e di segreto ,di messaggio e di narrazione con in più, come vedremo nella puntata a seguire , la grande genialità e l’ arte propria della grande pittura nel saper vedere e rappresentare l’invisibile nel vero della vita . Del resto anche la “ Waldimagna” e la sua storia narrata in questo quadro restano invisibili, per riapparire solo quando se ne spiega la metafora e si riesce a cogliere l’allegoria di questa Madonna con Bambino in “ conversazione sacra” coi santi ma su un paesaggio e su un orizzonte proprio della vita degli uomini.

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