Re Agilulfo e la chiesa di San Siro a Rota Imagna

Nuovo appuntamento con la storia nella nuova rubrica curata dal nostro Little Eagle.
24 Aprile 2018

Sempre narrando in “C’era una volta in Waldimàgna .” bisogna  ricordare che questo termine,  con la sua doppia W di dizione germanica , rifacendosi  nella sua origine al  territorio  della Valleimagna, vuol ritrovare il contenuto ed il patrimonio  della   storia  passata, a  riempimento  del vuoto attuale di identità culturale  e per  il recupero di quella storia  bella e perduta, come  la ripropone il racconto di Paolo Diacono che, scrivendo  delle vicende  del popolo dei longobardi, della Longobàrdia e della  gloria   dei  suoi re, apre una pagina anche sulla Valle Imagna narrando di re Agilulfo successore di Autari, e secondo marito di Teodolinda,  che con ben tre guerre sottomette e sconfigge il ribelle duca di Bergamo Gaidulfo.    

 “ Intanto contro il re si ribellò Gaidulfo,duca di Bergamo,trascinando con sé tutta la città. Ma con scambio di ostaggi si giunse alla pace .Tuttavia dopo qualche tempo Gaidulfo riprese le armi  ed andò ad asserragliarsi nell’Isola Comacina : il re Agilulfo  allora sbarcò nell’Isola e  ne scacciò gli uomini di Gaidulfo, facendo trasportare a Ticino (Pavia ) tutti i tesori che i “Romani” vi avevano ammassato.

Gaidulfo riuscì  a fuggire  a Bergamo, dove fu raggiunto e perdonato anche questa volta dal re …”….Anche con Teuderico ,re dei Franchi, Agilulfo strinse una pace perpetua. Subito dopo il re Agone ( =Agilulfo, chiamato dai suoi soldati “Ago”) tolse di mezzo Zangrulfo ,duca di Verona che si era ribellato:Così fece anche con Gaidulfo,duca di Bergamo ,che aveva già perdonato due volte ,e con Varnecauzio che fu ucciso presso Ticino “ 

E chi era Agilulfo? Era il marito in seconde nozze della regina Teodolinda. Il re  Autari ( primo re in Italia che passò dalla Valleimagna per recarsi in Baviera per conoscere la principessa Teodolinda che poi sposò) morì avvelenato a Ticino il 5 settembre del 590.  Morto re Autari i Longobardi, che erano affezionati alla regina Teodolinda, non solo le permisero di conservare la dignità regale ma la invitarono a scegliersi come marito l’uomo più indicato per fare il re.

Teodolinda si consigliò con i saggi di corte  e scelse Agilulfo, duca di Torino,..egli del resto ,era un uomo valoroso e bellicoso ,idoneo sia fisicamente che moralmente  ad assumere il potere …La regina lo invitò subito  a recarsi da lei ed andò ad aspettarlo di persona a Lomello. E l’incontro che  ne seguì   fu come il primo di Teodolinda un incontro  romantico, come narra sempre Paolo Diacono  “…..dopo    le solite parole di saluto  Teodolinda si fece  versar un po’ di vino  e dopo aver bevuto per prima offrì ad Agilulfo quello che restava: Agilulfo prese la tazza e le baciò delicatamente la mano; ella allora ,sorridendo e diventando tutta rossa ,gli disse che non doveva baciargli la mano ma il volto. E avvicinandosi per farsi baciare ,gli annunciò che lo aveva scelto come marito  e re del suo popolo .Così si celebrarono le nozze in mezzo alla generale allegria : Agilulfo ,che era già parente di Autari, assunse il titolo di re  a novembre già incominciato ; poi durante l’assemblea generale  tenuta a Milano nel mese di maggio fu confermato re all’unanimità”. 

Questo re  eletto a Milano ,  valoroso e bellicoso neppure prettamente  longobardo ma turingio (altri  gruppi  erano arrivati  in Italia  con i  Longobardi ,alleati  come i Sassoni  o   aggregati  come i Turingi )   fu il re che impiantò il regno longobardo in Italia  con  le sue guerre  e le sue conquiste sottraendo ai territori bizantini Cremona ,Mantova , Padova e Bologna, avanzando nella Tuscia ,nella Pentapoli e nel Viterbese ed anche verso Roma risparmiata con la diplomazia di Papa Gregorio presso Teodolinda , e nello stesso tempo mise a posto il regno e sottomettendo i  duchi ribelli del  lago d’Orta, di Treviso, di Verona  di  Perugia  e di Bergamo come abbiamo visto,  e come ci interessa, poiché le sue imprese sono segnate  e marcate in diverse regioni e città  dalle  dedicazioni  di chiese  a S. Siro, e tra queste  la nostra di S.Siro a Rota d'Imagna,  dedicate al  vescovo di Pavia, certo come segno di presenza di guarnigioni ed arimannie (=famiglie di guerrieri) in segno di fedeltà al re  devote al santo protettore della capitale del regno .

Sparse in molte regioni dal Veneto all’Emilia , dalla Lombardia alla Liguria,dal Ticino al Vercellese, dal novarese al lodigiano e persino in Valdarno a Reggello ,le chiese e le dedicazioni a S.Siro  sono più di 80, legate a vicende longobarde del periodo dei re Autari,  Agilulfo , e Rotari con citazioni particolari di Ponte S.Siro in Valcamonica,di Bianzone in Valtellina , di Lanzo in Valle d’Intelvi , di S.Siro di  Soresina di Cremona, di Padova , di Mantova,  di  Genova e di  San Remo  e come noto di Milano  la città del re Agilulfo , nel quartiere ora dello Stadio ed allora insediamento alle porte della città .

Ma tra tutti  S.Siro di Valdimania a Rota d’Imagna rimarca la vicenda particolare della ribellione al re Agilulfo del duca Gaidulfo o Gisulfo  del potente ducato di Bergamo che comprendeva territori dalla pianura e alle valli ma anche terre di transito e confine sulle sponde orientali del lago  nel lecchese nel comasco e nel valtellinese, facile e sicura via naturale  di rifugio a portata di mano  da Bergamo , sul percorso della Valleimagna e Valsassina e discesa sul lago a Varenna , fuori dal regno presso i nemici nella così detta “Isola Comacina” ,la zona del lago di Como  rimasta ancora per 100 anni dopo l’arrivo dei longobardi nel 568 in mano ai nemici bizantini ,chiamati allora “romani “ ancora  insediati Ravenna. 

La  ripetuta ribellione del duca di Bergamo  si avvalse certo di questa via di fuga attraverso la Valleimagna  fino a quando proprio a controllare i transiti del Resegone verso il lecchese  e il lago, il re ““Ago” insediò a Rota di Valleimagna i suoi “arimanni” nella posizione fortificata con torre longobarda  ( con termine germanico detta  “ròda”) in luogo nei mappali registrato castello dove ,  che ancora oggi ,trasformata in campanile, domina e controlla  la valle, ora, staccato dalla chiesa di  S. Siro di Rota che  quelle “arimannie”  dedicarono al patrono della capitale del regno e dei re di  Pavia, unica dedicazione a S.Siro in tutta la diocesi di Bergamo, testimone e documento di quelle vicende così come il castello di S.Vigilio,( patrono di Trento) sopra Bergamo ricorda la presenza  in  quella guerra dei soldati del duca di Trento Euino   cognato di “Ago” e di Teodolinda . (Viene a proposito quest’anno per i bergamaschi  l’adunata degli alpini a Trento che può  ricordare l’impresa della conquista  di allora del ducato di Bergamo, cui parteciparono pure i bresciani,  forse della Valcamonica dedicata a S. Siro, dato che con Agilulfo presero nel 602 Cremona assegnandosi  a metà col nuovo duca di Bergamo).

 Se venite a Rota d’Imagna sul sagrato della chiesa, magnifico balcone proteso in mezzo alla valle, nel silenzio di quell’orizzonte potrete  sentire il racconto di questa  storia di re e di guerrieri come avvennero in questi luoghi e come ve la  narrano qui attorno  il castello di S.Vigilio sui colli dei Bergamo , il  castello della Regina sull’Ubione, la solitaria torre longobarda sul colle di S.Piro, la bastia di guardia  del monte Ocone sulla Costa e sulla   Serrada ,il baluardo sereno  del Resegone che declina le sua falde   sui passi della “ Pasada” e del Pallio come porta e transito dalla Pianura  alle Alpi e se in quel silenzio sentite dei rintocchi sono i richiami  dei tanti campanili già antiche torri longobarde trasformate in campanili di  tante  chiese  in Italia dedicate a  S.Siro spesso staccati  fuori o lontano dal sagrato come questo della chiesa  di S.Siro  a Rota in Valleimagna .

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