C’era una volta in Valle Imagna – terza puntata

In questa terza puntata Little Eagle ci fa compiere un viaggio evocativo e poetico lungo i corsi d'acqua della Valle Imagna e i suoi 70 mulini.
9 Settembre 2017

(riassunto delle puntate precedenti) 

Il giorno 26 giugno del 2017 un’ iniziativa coraggiosa e lodevole ha dato luogo alla pubblicazione online alla “Voce delle Lalli “ come quotidiano online di Valle Imagna e della Valle Brembana .Tra le notizie, gli articoli, le informazioni si apre una pagina di rubrica dal titolo “C’era una volta in Waldimagna..”, dove il nome “Waldimagna” indica un luogo che non c’è, e nei chiari riferimenti alla “ più bella delle valli bergamasche”, è come” l’Isola che non c’è”, un luogo da trovare o da ritrovare con una narrazione alla ricerca della Storia, dell’Anima e del Destino della Vallimagna ,nel suo passato tutto da riscoprire, nel suo presente tutto da interpretare, nel suo futuro tutto da indovinare .

L’Acqua della Valleimagna 

Abbiamo parlato del cielo della Valleimagna ed abbiamo parlato della terra della Valleimagna. ma la Valleimagna è anche acqua; la conca di smeraldo sotto il cielo di Lombardia ha il fondo inciso dalla striscia argentea e serpeggiante dello scorrere delle acque dell’Imagna”.Un percorso tranquillo di valle serena, che con discrezione nasconde nel segreto il suo impeto e la sua forza nei torrenti delle sue origini o nei meandri serrati dopo Pontepietra o nella forra angusta e profonda al Ponte della Grate, per riprendersi la sua tranquillità, prima sullo slargo di Pontegiurino e infine sul fondo pacificato tra le sponde dell’Ubione e del Castra e l’imbocco del Duno , procedendo con incedere irreversibile e pacato sotto le arcate ardite del viadotto del Chitò a Strozza o sotto lo slancio medioevale del ponte di Azzone in Clanezzo dove consegna le sue acque, il suo greto, la sua fine ed il suo destino sulle ghiaie del Brembo, fiume da sempre di frontiera e di confine, ” limen “ romano in Lemine, estremo limite occidentale della Terraferma di Venezia regina delle acque, dalle valli delle Orobie alle sponde del Bosforo, dalle isole greche ai” monti sorgenti dalle acque “della Lombardia.

Dal Resegone al Brembo

In quelle acque ed in quel destino ,valle serena di non lungo percorso e ricca di confluenze e convalli, si adagia l’Imagna : dalle sorgenti attorno al Resegone dalla Piacca e dal Pralongone , con il Vanzarolo , la Carrera e la “ ripa dell’Orso”, dalla valle Androli ,dalla “ripa Coegia”, dal Rosagat della Tenéella ,dalla Val Gandino, dalla Valsecca con lo Sbadol e la Pettola, , dalle versanti carsiche, dalla Costa sul Piazzo e su Cepino e Bedulita, che si raccolgono con la Valsorda e la Valle del Brunone nelle sorgive di Pontegiurino e nelle forre de “ La Grate” e della Mortesina , con l’ ultimo contributo infine dalla Roncola con la Pissarola di Strozza , prima di adagiarsi nello slargo della sua foce dilatata sul piano delle ghiaie del Brembo,

La Voce dell’Imagna

Sul Brembo sembra allargarsi a lago la foce dell’Imagna, col suo arrivo pacifico e tranquillo ,di resa e di consegna, dopo un unico scorrere silenzioso e perenne di acque serene , ed in quella pace ed in quel silenzio la “ Voce della Valle” risuona dal passato come un’eco , per una narrazione di storie e di vicende mai scritte ma ancora presenti e ritrovabili risalendo di onda in onda quel suo greto e quel suo corso carico di storia; e ci riappare presente e percepito il contrasto vivace e tumultuoso dello scorrere della vita e della storia della Valleimagna .

Di paese in paese ,di luogo in luogo l’Imagna ,piccolo affluente del Brembo e perciò “ brembilla” o torrente o fiume o valle, ci si presenta come nervatura di forza e di energia perenne, da sempre arteria attiva di vita e di lavoro , in continuità di abitati operosi da antica data , con ponti, seriole .folli ,torchi ,mulini ,magli , fucine, forge, tornerie e filande,lavatoi, bacini e condotte e chiuse , dighe e rogge , e rumori e suoni e sciacquii e frastuoni , risuonanti dal passato nei silenzi attuali di quei luoghi abbandonati , di quelle rovine cadenti , di quelle pietre sospese e tuttavia testimoni di generazioni laboriose , di abitatori industriosi, di vite capaci di ingegno e di partecipazione .

Il Presepe ad acqua della Valdimagna

Ne viene rievocata l’immagine ferma di un Presepe della Valdimagna del passato, nel verde del contorno dei boschi e dei prati, sparsa di casolari, di contrade e di paesi , con chiese e campanili, segnata sulle alture e sui transiti da castelli, torri bastie e dogane, connessa nella pietra dei muri, delle strade e delle mulattiere , lastricata nelle piòde dei selciati e dei tetti, e su questo panorama immoto da “fermo immagine” irrompe la vita e la forza dell’acqua della valle, col girare perpetuo delle ruote e pale d’acqua sui caseggiati della catena delle seriole , dei mulini e dei magli lungo i suoi corsi d’acqua e nelle venature dei suoi torrenti .

I 70 mulini della Valleimagna

Tutta ne è cosparsa la valle e ve ne sono registrati più di 70, distribuiti in tutti i versanti dai paesi più alti a Pagafone a Costa a Brumano a alla Tenèella di Corna o scendendo in basso con gli antichi mulini del Chignolo , poi Coegia, alle Fusine o al Follo a Cadanì , ai mulini di Caprospero alle tornerie della Piazzola alla filanda di Brancilione, al mulino di Barilone per arrivare ai magli di Cagirone , alla Felisa , ai mulini di Selino ,dove si congiunge la forza ancora più attiva della Pettola , carica del suo lavoro svolto alle Fusine ed ai mulini di Valsecca , e di Rota Fuori Bassa ed alla filanda di Mazzoleni, per proseguire con forza congiunta nelle tornerie del Piano del Moio e dei mulini di Cepino , congiungendo a Pontegiurino i mulini di Bedulita ,per portarsi poi ai molti mulini di Strozza e Cabrozzo e per finire in Clanezzo col grande maglio , fucina e forgia distintasi di rango per la fabbricazione di cannoni ed armi per la Repubblica di Venezia, come del resto erano distinti e di rango ,per la diffusione e per la qualità, i prodotti che l’energia dell’acqua e l’operosità dei valligiani producevano e commerciavano in molte regioni e stati caratterizzandosi col nome ed il vanto della Valleimagna ,come lo fu per il “panno della Valleimagna “ che fece la ricchezza in Bergamo e altrove di nobili casati, come lo fu per i prodotti della lavorazione del legno che ha dato sviluppo e pur trasformata è ancora ai nostri giorni attiva .

Oggi come allora lo scorrere delle acque accompagna lo scorrere della storia della Valle Imagna; sul tracciato oggi chiamato “Percorso Vita “ ,come lo fu “percorso vita” il corso del fiume per il passato della Valdimagna, l’acqua è ora imbrigliata nelle grandi opere dell’acquedotto di valle ,nel depuratore di valle, come prima fu imbrigliata nelle turbine delle centrali elettriche ; e qui comincia la narrazione di un miracolo dell’acqua dell’Imagna, il miracolo che ha visto nascere dall’acqua il quarto elemento del creato, dopo la terra e l’aria e l’acqua ,il fuoco, cioè l’elettricità, forma versatile di energia per tutte le innovazioni , che ora in questi giorni torna ad essere prodotta ancora dall’acqua dell’Imagna a Coegia di Locatello come fonte di energia rinnovabile . 

Ma qui siamo alle grandi opere che hanno cambiato e cambiano la Valleimagna e ci vuole il racconto di un’altra puntata!  

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