Penna e Calamaio – La guerra vista dagli occhi di due alpini con ‘Sulla Linea di mira’ di Michele Mazzoleni

Anno 1942, la Tridentina parte dal Piemonte, direzione fronte russo. È qui che nasce la storia narrata in “Sulla Linea di mira” di Michele Mazzoleni, 35 anni di Almenno San Bartolomeo.
26 Aprile 2019

Anno 1942, la Tridentina parte dal Piemonte, direzione fronte russo. È qui che nasce la storia narrata in “Sulla Linea di mira” di Michele Mazzoleni, 35 anni di Almenno San Bartolomeo, che presenterà il 30 aprile alla Fiera dei Librai di Bergamo. Un romanzo storico che mette in luce il racconto della ritirata di Russia vista dagli occhi dei suoi prozii, soldati semplici che hanno affrontato una delle più drammatiche campagne militari dei nostri tempi.

È una storia raccontata dal punto di vista di un soldato semplice, prima assegnato al 6° Alpini poi nella 32 esima batteria Gruppo Bergamo insieme al fratello per prendere parte agli scontri in prima linea sul fiume Don: un viaggio lungo, difficile, intriso di povertà e miseria misti a dolore e odore di sangue che vedrà una fine solamente nel 1943, quando riesce a tornare a casa grazie ad un medico.

L'idea del libro nasce per rendere omaggio ai suoi prozii, Mario e Natale Rota, reduci alpini della divisione Tridentina, secondo reggimento artiglieria alpina, Gruppo Bergamo, 32esima batteria, ma anche dello prozio Vittorio Mazzoleni, partito anch'egli per la Campagna di Russia nel XXXV Corpo d'Armata dei Carabinieri e mai più tornato. “Ho avuto la fortuna di conoscere entrambi i miei prozii della Tridentina, ma a uno dei due, Mario, sono stato legato di più fin da piccolo – racconta Michele – passavamo i pomeriggi insieme e mi ha lasciato parecchi buoni ricordi. Legando la mia passione per la storia militare alla sua esperienza, mi è piaciuta l'idea di lasciare qualcosa di scritto che parli di lui”.

Un libro di autoproduzione, “La Linea di Mira”, il cui titolo prende ispirazione da un vicecomandante della 32esima batteria, di cui i prozii Mario e Natale facevano parte, che nei tempi più duri era riuscito ad essere il 'collante' necessario a tenere tutti uniti, nonostante le difficoltà. “C'era un osservatorio che serviva a dare la linea di mira, appunto, agli obici e cannoni – spiega Michele – C'era il vicecomandante, l'unico di accademia, che insieme al Capitano animava la batteria e la teneva unita durante tutta la ritirata, permettendo così ai miei prozii di avere un punto di riferimento da seguire, dando loro quella speranza di poter tornare a casa grazie a queste due figure che, con disciplina, guidavano con consapevolezza. Lui, il vicecomandante, era l'addetto alla linea di mira degli obici”.

Il 30 aprile, il libro verrà presentato anche alla Fiera dei Librai di Bergamo insieme a Marco Cangelli, dopo la sua presentazione “ufficiale” il 13 aprile scorso nella sua Almenno San Bartolomeo, presso il Museo del falegname Tino Sana. Il mio libro, che ho trovato il coraggio di pubblicare dopo qualche anno, è stato realizzato per far arrivare al lettore l'esperienza romanzata – conclude Michele – Quasi tutti quelli che sono tornati dalla campagna di Russia, così come quelli da altre guerre, difficilmente ne parlavano anche con i propri famigliari. Quello che sono riuscito a reperire da mio zio l'ho tramutato in un romanzo storico per riportare la sua testimonianza e la sua storia, non sono interessato al compenso: la storia della ritirata di Russia la conosciamo tutti, ma la mia idea è far entrare il lettore nell'ottica e far vivere le emozioni che hanno provato non il tenente, non il capitano, non l'ufficiale tedesco o il medico, ma l'ultima recluta”.

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