Viaggio nel commercio zognese che ce la fa (nonostante Amazon): qualità e rapporto umano

Chi chiude fa spesso più rumore del silenzioso impegno di chi, ogni giorno, si dà da fare e lavora nell’ambito del commercio o nella sua amministrazione. Come sopravvivono, oggi, i negozi a Zogno?
15 Febbraio 2020

Tra progresso, difficoltà e innovazione. Il microcosmo del commercio zognese, oggi, è un ambiente che richiede soluzioni nuove e tanto impegno per poter continuare la propria attività. Di conseguenza, i casi di chi non ce la fa spesso fanno più rumore del silenzioso impegno di chi, ogni giorno, si dà da fare e lavora nell’ambito del commercio o nella sua amministrazione.

Per avere una quadro più chiaro della situazione, iniziamo proprio dall’Amministrazione comunale. Selina Fedi, sindaco di Zogno, ci spiega le linee guida riguardanti il commercio. “L’amministrazione Comunale di Zogno è da anni attenta al mantenimento dei negozi e delle aziende del territorio. Giampaolo Pesenti, assessore al commercio, stato uno dei fautori del distratto del Commercio, creando bandi, agevolazioni e contributo per i commercianti”. Le iniziative per i commercianti non finiscono qui. 

“Sono stare create App per la promozione delle attività commerciali – continua il sindaco Fedi  – Abbiamo calmierato l’IMU sui negozi, in modo che non aumenti la tassazione. Lavoriamo in sinergia con l’associazione Punto Amico, creando una carta fedeltà in collaborazione con i negozi aderenti per fidelizzare i clienti”. Un impegno costante nel tempo chiarisce il primo cittadino zognese, di cui le attività di promozione turistica sul territorio sono solo la punta dell’iceberg.

“In passato sono stata commerciante – sottolinea Fedi – e so cosa comporta il sacrifico per portare avanti un’attività. I negozi hanno chiuso soprattutto perché i titolari sono andati in pensione, noi abbiamo fatto tanto e tanto resta da fare, ma l’amministrazione ha l’obiettivo di mantenere sul territorio negozi di vicinato”. La questione economica, in effetti, non è l’unico aspetto rilevante della questione. Il punto sembra più di natura sociale e culturale, una questione che riguarda direttamente i cambiamenti a cui la vita quotidiana è andata incontro negli ultimi 30 anni.

La concorrenza delle grandi catene e del commercio online, ad esempio, sono temi che riguardano la cultura del fare impresa, non tanto l’aspetto economico. Una posizione sostenuta con forza da Roberto Mazzoleni, commercialista di Zogno. “Ho scritto un post su Facebook a riguardo, il fatto è che noi pensiamo che il motivo della chiusura dei negozi, la loro difficoltà, stia nella crisi economica. Sbagliamo – afferma Mazzoleni. – La crisi non dura 20 anni, ad oggi, nel 2020, non è la crisi che fa chiudere il negozio. Al di là delle peculiarità dei casi singoli, credo che ci sia un ragionamento di fondo che i commercianti a volte non accettano”.

Per poter andare avanti e condurre un’attività con successo, “non si può pretendere di gestire un negozio come si faceva 30 anni fa. Noi abbiamo organizzato un incontro, poco tempo fa, in cui abbiamo parlato di gestire un negozio e c’erano pochissimi negozianti, anche se loro gestiscono un’attività a tutti gli effetti. La questione non è più  come stare dietro ad un bancone, si tratta di rinnovarsi oppure si resta indietro e probabilmente sarà sempre più difficile tenersi al passo”. La soluzione, secondo Mazzoleni, non coinvolge in modo particolare le istituzioni. “Credo che chiedersi dove stia il comune quando i negozi chiudono sia un alibi. L’amministrazione non è un imprenditore e non può sostituirsi al negoziante. D’accordo le misure per favorire il commercio, ma in prima linea deve esserci il commerciante”.

Una situazione sicuramente complessa, soprattutto per chi la vive in prima persona ogni giorno: i commercianti, appunto. Quale migliore interlocutore allora per capire come si gestisce oggi un negozio a Zogno, nell’era dell’e-commerce (qualcuno ha detto Amazon?) e dei supermercati? “Noi siamo in un momento di difficoltà – racconta Giuseppina Carminati, titolare dello storico negozio di giocattoli e oggetti per la casa “Munsì”  – le vendite calano in continuazione. Il settore del giocattolo, poi, risente tantissimo delle vendite online e credo ci sia stato, più in generale, un cambio delle abitudini. Ora non si attende più Santa Lucia per fare un regalo, ma durante tutto l’anno si fanno regali o acquisti”.

Una tendenza nuova, che giocoforza obbliga il negoziante a cambiare strategia. “Noi cerchiamo di affrontare la concorrenza, anche della grande distribuzione, offrendo prodotti di prima qualità, un servizio attento e curato, un ambiente accogliente e accattivante”. Oltre a ciò, si cerca di rendere la tecnologia un alleato e non più un nemico. “Anche noi abbiamo ci siamo ritagliati un piccolo spazio di vendite on line, vendiamo in Europa prodotti Made in Italy di qualità. Comunque, non è tutto oro ciò che luccica, perché la piattaforma trattiene sempre una parte importante dei guadagni”. Insomma, la ricetta resta quella del darsi da fare, in ogni ambito.

È dello stesso avviso Lorenza Orlandini, che gestisce la cartolibreria Cartorlandini. “Noi siamo un negozio storico, abbiamo ovviamente esperienza nella vendita, sia al dettaglio che all’ingrosso. Per andare avanti, ci siamo evoluti, non lavoriamo più come quando siamo nati”. Di nuovo il tema dell’innovazione, dunque. “Dal 2000 ci siamo ampliati, ora puntiamo molto sui servizi, vendiamo anche online per quanto riguarda la cancelleria, per ora solo alle aziende, poi vorremmo rivolgerci anche ai privati”.

Sapersi rinnovare e adeguare ai tempi è dunque un elemento chiave. “Noi andiamo avanti innovando e investendo: per offrire servizi di stampa diversi abbiamo acquistato nuovi macchinari, così offriamo più servizi. Ampliamo anche gli ambiti: la scuola va forte durante l’estate e a settembre, poi bisogna trovare altro, per diversificare l’offerta, quando un settore flette un altro va bene”. Con il cambiare dei tempi, cambia anche la concorrenza. “Ora non c’è più il negozio vicino, la concorrenza è internazionale. Come si batte, una concorrenza del genere? “Noi puntiamo sul rapporto umano con il cliente, sull’avere un rapporto costante e soddisfare le sue esigenze”.

Anche Alessandro Musitelli, proprietario della boutique di gioielli ed abbigliamento Monilia, racconta di un momento difficile. “Non è semplice aprire un’attività, chi sta in piedi spesso ha una lunga storia alle spalle. È cambiato il modo in cui le persone si approcciano agli acquisti, le priorità, per questo bisogna adeguarsi”. Cambiare, in questo caso, vuol dire ancora una volta puntare sul servizio, perché, spiega Alessandro, “Il cliente, in un punto della grande distribuzione, è un numero; noi, invece, cerchiamo di mantenere alto il livello del servizio, perché avere un negozio vicino casa fa sempre comodo e nelle piccole realtà il trattamento è diverso”.

La concorrenza delle grandi catene, secondo Alessandro è accentuata da leggi che non avvantaggiano i piccoli commercianti. “Sono stato in Belgio, lì i negozi dei marchi internazionali la domenica chiudono, questo aiuta i commercianti di paese. Da noi, invece, è tutto aperto 24 ore al giorno, tutta la settimana. È difficile inoltre aprire un’attività, perché le tasse sono moltissime”.

Per andare avanti, allora, occorre credere nel luogo in cui si vive, dato che “Chi compra dalle grandi catene non lo fa per il prezzo, ma per abitudine. Perciò, occorre incentivare gli abitanti a stare nel paese. In quest’ottica, le iniziative organizzate dall’associazione Punto Amico sono una cosa buona. Io spero che Zogno si possa riprendere”.

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