Mulino di Baresi a Roncobello tra gli edifici valorizzati dal FAI con ‘Progetto Alpe’

Il FAI propone il "Progetto Alpe. L'Italia sopra i 1.000 metri" destinato a restaurare, valorizzare e gestire al meglio i Beni nell'Italia ad alta quota. Fra questi spicca il seicentesco Mulino di Bàresi, a Roncobello.
20 Febbraio 2019

Il mondo delle Alpi, un patrimonio dell'Italia che contraddistingue tutte le regioni italiane, unite non solo dalla “genetica”, ma anche e soprattutto dai problemi: si trovano così tutte sulla stessa barca ad affrontare una crisi dell'economia della montagna, l'abbandono di pascoli e tradizioni, lo spopolamento di borghi e paesi e l'inevitabile e conseguente dissesto idrogeologico, condannando così le realtà montane ad una situazione sempre più prepotente di marginalità.

Questi ed altri i temi trattati durante il XXIII Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari del FAI, che ha proposto per l'occasione il “Progetto Alpe. L'Italia sopra i 1.000 metri”, destinato a restaurare, valorizzare e gestire al meglio i Beni nell'Italia ad alta quota. Fra questi spicca il seicentesco Mulino di Bàresi, a Roncobello.

L'antico mulino, risalente al 1672, venne acquisito dal Fai dalla famiglia Gervasoni grazie ad una donazione di Intesa Sanpaolo nel 2005. Il fabbricato in pietra risale al XVII secolo e conserva un torchio per la spremitura delle noci, un mulino per le farine e alcune testimonianze di un forno. Dalla sua attività, decine di comunità del tempo hanno ricavato per secoli i beni primari necessari per vivere, divenendo quindi un antico punto di riferimento per l'intera Alta Valle.

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Nel 2003, il mulino si è classificato secondo bene più votato nel censimento “I Luoghi del Cuore” bandito dal Fondo Ambiente Italiano e dopo il suo acquisto nel 2005 l'edificio è stato recuperato e restaurato, meccanismi compresi, affidandone la gestione alla comunità locale.

Il “Progetto Alpe. L'Italia sopra i 1.000 metri” del FAI è una campagna volta a sensibilizzare ed educare le generazioni presenti e future alla salvaguardia delle bellezze paesaggistiche dei nostri territori, con una attività che si prefissa a lungo termine, dalla durata almeno decennale, mirando ad acquisire una serie di Beni rappresentativi delle nostre Alpi con opere di restauro di architetture e paesaggi, ma anche ripristino di pratiche di vita e produzione secondo le tradizioni del posto.

Durante il convegno sono stati presentate anche tre ulteriori acquisizioni, il Rifugio Torino Vecchio a Punta Hellbronner sul Monte Bianco a Courmayeur (AO), le baite walser Daverio in Val d’Otro ad Alagna Valsesia (VC) e l’alpeggio Sylvenoire a Cogne (AO). Dal 2020 Il FAI aprirà anche un programma specifico di raccolta fondi rivolta a chiunque sia interessato a sostenere l’iniziativa tramite donazioni.
(Fonte immagine in evidenza: fondoambiente.it)

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