Bergamo Città Creativa Unesco, grazie ai formaggi delle nostre valli

È ufficiale: Bergamo è stata designata come 'Città creativa dell'UNESCO' nel settore gastronomia, insieme ad altre 65 città sparse in tutto il mondo.
30 Ottobre 2019

È ufficiale: Bergamo è stata designata come “Città creativa dell'UNESCO” nel settore gastronomia, insieme ad altre 65 città sparse in tutto il mondo. Ad assegnare il prestigioso riconoscimento il Direttore Generale dell'UNESCO Audrey Azoulay: la chiave del successo bergamasco i numerosi formaggi riconosciuti che vengono prodotti nella nostra provincia e in particolare nelle nostre valli, dal Formai de Mut allo Strachitunt.

Laboratori di idee e pratiche innovative, che contribuiscono in maniera tangibile all'ottenimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile: così sono state definite le 66 città riconosciute dall'UNESCO. “In tutto il mondo, queste città, ognuna a modo suo, hanno fatto della cultura il proprio pilastro e non un semplice accessorio di strategia – ha spiegato AzoulayCiò favorisce un'innovazione sia politica che sociale, particolarmente importante per le nuove generazioni”.

Bergamo va ad aggiungersi così ad un totale di 246 città coinvolte nel 'network' UNESCO. Soltanto un'altra città italiana ce l'ha fatta insieme al nostro Capoluogo: è Biella, candidata nella categoria “artigianato e arti popolari”. Ma è il settore caseario, fiore all'occhiello della bergamasca, che ha sancito la buona riuscita della candidatura, presentata un anno fa. Nei giorni scorsi, a Parigi, la delegazione bergamasca – composta anche dal brembano Ferdinando Quarteroni, dell'Agriturismo Ferdy – aveva presentato il proprio progetto, raccontando il mix di cultura e talento antichi alla base della tradizione manifatturiera e artigiana bergamasca. La produzione dei formaggi orobici ha le sue radici nella tradizione dei bergamini, gli antichi allevatori basati nelle montagne bergamasche, che attraverso la transumanza hanno diffuso tecniche e conoscenze in tutta la Pianura Padana, e a cui quindi si deve la nascita e allo sviluppo dell’industria casearia italiana, tra le più prestigiose del mondo.

Le città creative dell’Unesco sono diventate così 246. Le altre città italiane Creative sono Bologna (musica), Fabriano (artigianato e arte popolare), Roma (cinema), Parma (gastronomia), Torino (design), Milano (letteratura), Pesaro (musica), Carrara (artigianato e arte popolare) e Alba (gastronomia). Da oggi anche Biella e Bergamo si uniscono al novero delle Città UNESCO grazie al suo artigianato tessile, mentre Como e Trieste – che pure erano candidate – non hanno trovato l’approvazione della Direttrice Generale dell’Unesco M.me Audrey Azoulay, cui spettava il giudizio finale.

E’ il secondo importante riconoscimento che Bergamo riceve dall’Unesco, dopo quello delle Mura che cingono Città Alta, inserite nel 2017 nella lista del Patrimonio Mondiale insieme alle fortificazioni veneziane di altre cinque città.

“Questo riconoscimento è per noi motivo di grande soddisfazione: – spiega il Sindaco di Bergamo Giorgio GoriBergamo entra oggi nella rete delle 246 Città Creative del mondo grazie al valore della produzione casearia del suo territorio montano, con i suoi 30 formaggi tradizionali, di cui 9 Dop e 3 presidi Slow-Food. Nel nostro Paese esistono 50 formaggi DOP, Bergamo da sola ne vanta quasi un quinto: nessuna provincia in Europa può vantare un record simile, ma soprattutto nessun altro territorio italiano vanta un “saper fare” come quello bergamasco nell’arte casearia. Questa candidatura è nata intorno all’idea di un’alleanza – quella tra il capoluogo e le sue valli, negli ultimi decenni in sofferenza a causa dello spopolamento; la città si candida ad essere la grande vetrina di un’eccellenza bergamasca con l’obiettivo di valorizzare la produzione casearia delle valli e di contribuire così alla sostenibilità economica del settore, fondamentale anche per la conservazione del paesaggio. Oggi Bergamo e le sue valli vincono insieme. Un grande grazie a tutti gli enti che hanno sostenuto il processo di candidatura.”

“Questo riconoscimento – sottolinea Francesco Maroni, dell’Associazione San Matteo Le tre Signorie – è davvero importante per la nostra Associazione che da sempre lavora perché la sapienza dell’arte casearia della Cheese Valleys vengano riconosciute a livello internazionale. Ora inizia il lavoro per far sì che i territori si uniscano in un progetto comune di valorizzazione del proprio patrimonio gastronomico legato alle Cheese Valleys.”

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