Coro CAI Valle Imagna, l’esibizione in webcam: ‘un modo per farsi un giro sui nostri sentieri’

''L'idea era fare un canto che esprimesse la nostra vicinanza a Bergamo e in particolare alla Valle Imagna. È come salire sulle creste del Serata o sul crinale del Palio e contemplare la valle nella sua bellezza''.
7 Aprile 2020

Dai canti in terrazza ai cori via webcam: l'approccio musicale in quarantena ha subito un'evoluzione con il passare dei giorni, complice la possibilità di poter sfruttare la tecnologia che, in questo periodo di isolamento forzato, appare come una manna dal cielo. Anche un coro “di casa” ha scelto di provare ad intraprendere questa via: è il Coro CAI Valle Imagna “Amici della Combriccola” che, guidati dal loro direttore Filippo Manini, hanno deciso di esibirsi in alcune performance in via “telematica” dando vita ad un progetto coinvolgente e commovente. (A FONDO ARTICOLO I DUE VIDEO)

La proposta è venuta da me – spiega Filippo Manini Nata più che altro dall'idea di fare un canto che esprimesse la nostra vicinanza a Bergamo e in particolare alla Valle Imagna. Il canto e la musica sono un potente ed evocativo luogo non necessariamente fisico dove poter continuare ad incontrarsi e a raccontarsi”. Il pezzo “pilota” si intitola “Aldemagna al ciar de lüna” (“Valle Imagna al chiaro di luna”), scritto a quattro mani da Manini e Francesco Roncalli. “Ascoltare quel pezzo è come salire sulle creste del Serada o sul crinale del Palio e contemplare la valle nella sua bellezza. E in questi giorni di necessaria immobilità, è un modo alternativo per farsi un giro sui nostri sentieri.

La musica come forma di evasione quindi, in una fase di isolamento forzato che freme di voglia di tornare ad uscire senza paura.Uno di noi ha beccato il virus in maniera tosta – confessa Filippo – Fortunatamente ora ne è uscito”. Una performance tira l'altra e i coristi, nonostante le piccole difficoltà di chi non è particolarmente avvezzo alla tecnologia, rilanciano l'idea per realizzarne una seconda: è il turno di “Salve la diva parola”. “È un canto religioso tradizionale del trentino, poco conosciuto, che ho scelto perché musicalmente e testualmente regala una squisita serenità tinta di toni primaverili, e credo cada a proposito in questi giorni” spiega il direttore.

Dopo due intense esibizioni, il Coro CAI regalerà altri pezzi? “Essendo esperimenti estemporanei non so se rimarranno piacevoli performance isolate o avranno un seguito. Vedremo – conclude Manini – Quello che mi auguro veramente è di tornare a cantare in presenza reale, perché, da un lato, la materialità fisica della voce e del suono sono per me irrinunciabili; e dall'altro, perché ritrovarsi a cantare vorrà dire che tutto questo incubo, soprattutto per la nostra terra così segnata, ce lo saremo lasciati alle spalle”.

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