Galli a S.Pellegrino per presentare lo screening di massa, 1.300 iscrizioni in due giorni

Galli: ''San Pellegrino ha già pagato un grande scotto, non ne vuole pagare un secondo, ma non è esente da rischi: occorre preservare chi ce l’ha fatta dopo la prima terribile ondata''. Lo studio indagherà anche la diffusione dell'Epatite C.
23 Ottobre 2020

Presentato oggi, venerdì 23 ottobre, il progetto di screening di massa per l’infezione da SARS-CoV2 promosso dal Comune di San Pellegrino Terme in collaborazione con il dipartimento di Scienze biomediche e cliniche dell’Università degli Studi di Milano e Medispa. Presenti alla conferenza il sindaco di San Pellegrino, Vittorio Milesi, l’AD di Technogenetics Salvatore Cincotti, l’AD di Medispa Andrea Prina e il Professor Massimo Galli, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Ospedale “Sacco” di Milano.

È proprio il primo cittadino brembano ad aprire la conferenza stampa, ripercorrendo il percorso che ha permesso di portare il progetto di screening a San Pellegrino: “L’annuncio dello studio è arrivato a maggio e il Comune ha richiesto di partecipare. Richiesta accettata dal professor Galli. I mesi scorsi – ricorda il sindaco – sono stati terribili: su 4800 abitanti, a marzo 2020 sono decedute 49 persone, ad aprile 11, dall’inizio dell’anno 89 persone in totale. I dati ufficiali dicono però che solo 91 persone hanno avuto il Coronavirus e solo 19 sono decedute ufficialmente per Covid. Per questo, lo studio ha grande valore scientifico, ma ha anche un significato di vicinanza per la popolazione, specie gli anziani, e richiama alla maggior responsabilità collettiva per chi si comporta in modo troppo disinvolto”.

La campagna di screening è infatti aperta gratuitamente a tutti i residenti del Comune: “Sono già arrivate 1300 iscrizioni per i test in soli due giorni, ciò testimonia la stima della gente per questo studio, condotti da veri punti di riferimento nella comunità scientifica nazionale” rimarca Milesi. “Technogenetics ha inoltre reso possibile l’indagine, donando tutti i test necessari. Devo ringraziare anche MediSPA per la grande disponibilità del personale e chiarezza nell’organizzare questo progetto”.

Una chiosa, infine, sulla situazione attuale: “Non si può dire che le nuove limitazioni ledano i propri diritti, è sbagliato. Occorre che ognuno faccia la propria parte, perché non si tratta di privarsi delle proprie libertà, ma di essere responsabili per il bene comune”. Interviene a questo punto il Professor Galli, che sottolinea come, proprio ora, il virus stia mordendo l’Italia intera e che questo studio serva innanzitutto a ricordare ai cittadini quanto sia importante difendersi dall’avanzare dell’epidemia. “San Pellegrino in particolare è un paese che ha già pagato un grande scotto, non ne vuole pagare un secondo, ma non è esente da rischi: occorre preservare chi ce l’ha fatta dopo la prima terribile ondata”.

Ecco allora che diventa fondamentale ripercorre quanto già emerso nelle indagini effettuate nei mesi scorsi in Lombardia. “ A Castiglione d’Adda abbiamo già fatto uno studio del genere. Il Comune ha avuto circa 70 morti per Coronavirus su circa 4500 abitanti. È stato il sindaco a chiederci di effettuare uno screening nel paese, avevamo già in programma un vasto studio – ricorda Galli.

Le cifre parlano chiaro: a Castiglione il 90% della popolazione ha effettuato il test. Ai primi di giugno il 23% è risultato positivo al test sierologico, ai positivi a questa prima analisi veniva effettuato immediatamente un test molecolare. “Sono stati eseguiti anche una serie di tamponi random a chi era negativo agli anticorpi, e un numero piuttosto rilevante di negativi al test era positivo al tampone”.

Dopo Castiglione è toccato a Carpiano, ma l’esito è stato diverso: “Abbiamo avuto meno del 6% dei test sierologici positivi, con solo 8 tamponi positivi. Possiamo dunque concludere che a Castiglione il virus aveva sbranato, a Carpiano si è limitato a graffiare”. Caso ancora differente invece per Vanzaghello, dove la positività è stata ancora minore e non ci sono stati tamponi positivi, l’infezione era stata praticamente assente. “Tutto ciò fa capire che il lockdown è stato formidabile per bloccare l’infezione, ma quest’estate abbiamo disperso quel patrimonio accumulato con la quarantena” continua Galli.

Oltre al test concernente gli anticorpi da Covid, lo studio indagherà anche la diffusione di un’altra infezione. “Cerchiamo di rendere la sciagura un’opportunità per studiare un’altra malattia, faremo anche l’accertamento per gli anticorpi dell’Epatite C, per valutare la prevalenza dell’infezione e casomai intervenire con una cura che elimina la stessa in una settimana. L’OMS ha dato l’obiettivo di debellare la malattia per il 2030, noi vorremmo procedere sulla buona strada e cogliere l’occasione”.

Un capitolo a parte riguarda le attrezzature usate nella campagna screening, tutte donate da Technogenetics pro bono: “Mi preme dirlo” spiega Galli “perché soprattutto in Lombardia ci sono stati tanti problemi e voglio sottolineare la trasparenza che abbiamo nel portare avanti il progetto”.

“Io da San Pellegrino mi aspetto grande partecipazione e 3 risultati. Conoscere la storia dell’infezione per ogni individuo, avere indicazioni sul momenti presente e raccogliere dati per l’Epatite C, questo modus operandi si potrà usare anche in un futuro post-Covid per indagare la diffusione di altre malattie. Voglio sottolineare che noi abbiamo sempre restituito i dati raccolti e anche questa volta lo faremo, è importante che chi ha partecipato abbia un momento per ricevere un feedback e i risultati.”, spiega il professore.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Galli ha riflettuto attorno alla questione dell’immunità. “Che io sappia ci sono 2 casi di reinfezione documentati, ma si tratta di casi praticamente asintomatici. Gli anticorpi escono dal circolo, ma permane un’immunità di tipo cellulare. Il virus varia troppo poco per poter dire, ad ora, che i cambiamenti dello stesso portano ad una nuova infezione, non si può però assolutamente dire che il virus sia diventato più buono o meno pericoloso”

Il lockdown, sostiene Gali, ci ha salvati “quando eravamo quasi al tappeto, perché il virus abbia risparmiato la prima volta Milano non si è ancora capito. Il virus in Lombardia c’era anche d’estate, ora dobbiamo stare attenti. Devo dire che per ora è meglio stare in casa, specie a Milano, che corre dei rischi”.

Per quanto riguarda le terapie Abbiamo imparato a gestire meglio i pazienti in termine di supporto, quando dare ossigeno nel momento necessario. Chi arriva in ospedale ora arriva prima rispetto a chi ci arrivava alla precedente ondata”. Nonostante ciò, il Coronavirus resta infido e pericoloso. “Questa malattia è praticamente orfana di farmaci” dice Galli, “ora usiamo il cortisone diffusamente e il Remdesivir, che però non spazza via il virus, non è un antibiotico che verosimilmente guarisca di colpo, come fanno i normali antibiotici”. Addirittura, i pareri sono divisi. “Pare riduca il tasso di mortalità del 5%” aggiunge Galli, “ma un altro studio dell’Oms ha dimostrato che il Remdesivir non ha nessuna efficacia sulla mortalità, ma ridurrebbe il tempo di degenza. Non è di certo la soluzione di tutti i mali. Il bicchiere è pieno per un quarto, ma non si può essere ottimisti come lo sono alcuni colleghi.

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