Da Branzi a Foppolo in bici per scalare i ‘giganti della Terra’: la sfida di Marino e il suo Everesting

Si chiama Everesting e consiste nello scegliere una salita da ripetere più volte fino a raggiungere il dislivello dell'Everest. Marino Gornati ha deciso di estendere la sfida a tutti i monti oltre gli 8000 metri, guidato dal ricordo della mamma scomparsa.
2 Luglio 2021

Quindici ore in sella alla bicicletta, su e giù fra Branzi e Foppolo senza fermarsi, con un unico traguardo ben fisso in mente: scalare – da lontano, s’intende – tutti i quattordici “giganti della Terra”. Protagonista di questa avventura a due ruote è Marino Gornati, 49 anni di Casorezzo (nel milanese) ma “adottivo” della Valle Brembana, che nel mese di giugno ha deciso di tentare un’impresa chiamata “Everesting”, allargandola però a tutte le altre montagne presenti sulla Terra che superano gli 8.000 metri di altitudine.

“L’Everesting è una sfida personale, quasi introspettiva. Non c’è un vincitore – spiega Marino – Consiste nel scegliere una salita, una qualsiasi, da ripetere tante volte quanto è alto l’Everest”. Da Branzi a Foppolo (per raggiungere gli 8.000 metri) i chilometri da fare sono – all’incirca – 250 complessivamente fra salite e discese, ma a contare ai fini della sfida è il dislivello positivo che l’atleta deve affrontare, pari a circa 850 metri fra i due paesini brembani. Per raggiungere e superare il traguardo, quindi, bisogna salire (la discesa non è conteggiata) per un minimo di dieci volte.

“Passo all’incirca 15 ore in sella alla bicicletta – racconta Marino – Sono le regole della sfida: non puoi fermarti che per mangiare, svolgere i tuoi bisogni fisiologici o fare manutenzione. Parto di notte, fra la mezzanotte e l'una perché così evito gran parte del caldo, e concludo il mio Everesting verso le 17 o le 18 del pomeriggio. Il mio punto di ristoro abituale è La Tavernetta di Juri Pianetti a Branzi, che devo ringraziare per il suo fondamentale appoggio”.

 

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Marino non è alla ricerca di nessun record, né gloria. Il motore che muove i pedali della sua bicicletta e del suo cuore, è il ricordo della mamma, scomparsa pochi mesi fa dopo aver lottato per due anni contro i postumi di un ictus. “Mia mamma era una grande appassionata di bicicletta, a lei devo tutto – racconta non senza commozione Marino – Lei è la molla che ha dato il via a tutto. E questa impresa è anche, e soprattutto, dedicata a lei”.

Per ora il 42enne, che nella vita fa l’architetto, ha raggiunto quota sette Everesting su quattordici. Non c’è un tempo massimo, ma l’obiettivo è completarli tutti entro l’estate. “Mi piace, ho tanto tempo per pensare. La libertà secondo me è questa: prendere la bicicletta e partire. Però è davvero estenuante dal punto di vista fisico – conclude Marino –. Per fortuna non sono da solo: ho il mio “ciclista”, Marino Fusar Poli, che è come un padre per me. Ho il mio gruppo di amanti del ciclismo, gli Assault to Freedom. E poi ci sono i ragazzi di q36.5, che realizzano per me pantaloncini e scarpe permettendomi di restare in sella tutte quelle ore. Tutti loro mi supportano, e li voglio ringraziare. Nasce tutto da un'idea, un'esigenza inspiegabile. E adesso siamo qui per dare vita ad un sogno”.

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