Coronavirus: emergenza case di riposo. CGIL: ‘Lavoratori e ospiti non vanno considerati di serie B”

Non sono solo gli ospedali a vivere condizioni di difficoltà nella gestione dell’emergenza Coronavirus: situazioni di affanno anche nelle case di riposo e nelle strutture residenziali della nostra provincia.
7 Marzo 2020

Non sono solo gli ospedali a vivere condizioni di difficoltà nella gestione dell’emergenza Coronavirus: da qualche giorno la FP-CGIL e lo SPI-CGIL di Bergamo stanno ricevendo segnalazioni di situazioni di affanno anche nelle case di riposo e nelle strutture residenziali della nostra provincia.

Le RSA sul territorio sono 65 per un totale di 6.048 posti letto e occupano circa 4.300 lavoratori impiegati nell’assistenza diretta agli ospiti.

“Abbiamo registrato una gestione dell’emergenza e un’applicazione delle disposizioni ATS partita troppo tardivamente in diverse strutture” hanno commentato oggi Roberto Rossi, segretario generale della FP-CGIL, e Augusta Passera, segretaria generale dello SPI-CGIL di Bergamo.

“Tra il personale addetto all’assistenza, cioè ASA e OSS, ma anche tra infermieri, medici, fisioterapisti e animatori cresce il contagio. Riteniamo corretto, se pur impegnativo, limitare il più possibile l’accesso dei parenti nelle strutture: è vitale far rispettare questa limitazione. Chiediamo, inoltre, una stretta sorveglianza sanitaria per il personale e per gli ospiti di queste strutture, la fornitura di tutti i dispositivi di protezione individuale e l’applicazione di procedure e disposizioni predisposte da ATS, Regione Lombardia e Ministero della Salute. Questi lavoratori e questi ospiti non possono essere considerati di serie B. Auspichiamo che ciascuno svolga la propria parte, direzioni delle fondazioni comprese, a tutela del personale, per famigliari e ospiti delle strutture”.

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