Molestie e sfruttamento donne: libro e mostra fotografica alle medie di Sant’Omobono

Venerdì 22 marzo ore 20.30 presso le scuole medie di Sant'Omobono Terme, in via Vittorio Veneto 72 presentazione del libro 'Oro Rosso' e inaugurazione mostra fotografica di Stefania Prandi, giornalista, fotografa e scrittrice.
19 Marzo 2019

Venerdì 22 marzo ore 20.30 presso le scuole medie di Sant'Omobono Terme, in via Vittorio Veneto 72 presentazione del libro “Oro Rosso” e inaugurazione mostra fotografica (visitabile fino al 6 aprile) di Stefania Prandi, giornalista, fotografa e scrittrice. Iniziativa promossa da Biblioteca e Comune di Berbenno in collaborazione con Azienda Speciale Consortile Valle Imagna-Villa d'Almè, Istituto Comprensivo S.Omobono, Centro Antiviolenza Penelope, ACLI Circolo Almenno San Salvatore, Mercato & Cittadinanza, Isola. Sabato mattina 23 marzo incontro con i ragazzi della terza media di S.Omobono e Berbenno.

LA SCRITTRICE – Prandi ha realizzato reportage in Italia, Europa, Africa e Sudamerica. Si occupa di questioni di genere, lavoro, diritti umani, società e ambiente con collaborazioni per Elle, Azione, Radiotelevisione svizzera, Il Sole 24 Ore, BuzzFeed, Correctiv, Gli Stati Generali, Vice, El País, Open Society Foundations, Al Jazeera. Nel 2016 e nel 2017 ha ricevuto i riconoscimenti The Pollination Project Grant e Volkart Shiftung Grant. Nel 2018 ha vinto il premio Di Pubblico Dominio e ha pubblicato il libro Oro rosso, alla seconda ristampa dopo soli quattro mesi.

IL LIBRO – Oro Rosso è un progetto che si snoda in tre paesi affacciati sul mare Mediterraneo, Italia, Spagna e Marocco, tra i maggiori esportatori di ortaggi e frutta in Europa e nel mondo. Le braccianti, che raccolgono le fragole, i frutti rossi e i pomodori che arrivano sulle nostre tavole, non solo sono pagate meno degli uomini e costrette a turni estenuanti, ma vengono molestate sessualmente, ricattate, subiscono violenze verbali, fisiche e stupri. Gli abusi sono sottovalutati. C'è una difficoltà oggettiva a denunciare questi crimini: spesso è impossibile raccogliere prove e testimonianze e quindi c'è scarsa probabilità di ottenere giustizia. Addirittura, si continua a ritenere, in modo più o meno dichiarato, che sia colpa delle donne, perché sarebbero loro a provocare, a starci, ad approfittarsi della situazione.

Il libro e le foto sono il risultato di un una ricerca durata più di due anni, con oltre centotrenta interviste a lavoratrici, sindacalisti e associazioni. Il progetto è cominciato a marzo 2016. Ha vinto il grant americano The Pollination Project, il grant per la fotografia di Volkart Stiftung foundation, ha ricevuto il sostegno di Business and Professional Women Ticino, è stato realizzato anche grazie al crowdfunding promosso dall’associazione di giornalismo tedesco Correctiv.

LE FOTO – Le foto del progetto Oro Rosso sono arrivate finaliste al LuganoPhotoDays Festival 2016, pubblicate su Open Society Foundations, Vice, BuzzFeed, Azione, Gli Stati Generali, Radiotelevisione Svizzera (RSI) e hanno ricevuto menzioni speciali ai premi Moscow International Photo Awards, International Photography Awards, Neutral Density Awards, Photogrvphy Festival, Tokyo International Photo Awards. Le foto sono state in mostra a Bologna, al Baraccano, dal 20 aprile al 10 maggio 2018. Dal 10 maggio al 27 giugno sono state in mostra in tre centri Coop dell'area di Bologna nell'ambito della campagna Buoni e giusti. Il 4 settembre 2018 il progetto è stato inserito all’interno di un’iniziativa del Parlamento europeo a Bruxelles. Dal 12 al 20 settembre sono state in mostra a Brindisi e a Bari su iniziativa delle consigliere alle Pari opportunità.

L'INCHIESTA – Oro rosso fa anche parte dell’inchiesta realizzata con la giornalista tedesca Pascale Mueller, uscita in Germania su BuzzFeed e Correctiv e su BuzzFeed in spagnolo. A poche settimane dalla pubblicazione di questi articoli in Spagna è scoppiato il caso. Politici e pubblici ministeri hanno chiesto che venissero aperte delle indagini per fare chiarezza sulla situazione delle braccianti di Huelva. Nella provincia andalusa, solo quest’anno, sono state impiegate 18mila donne marocchine. Oltre a loro, nei campi, lavorano polacche, bulgare, romene e anche spagnole, soprattutto nel settore della trasformazione.

Le donne migranti vivono a gruppi di 20, 50, anche 100, in casolari fatiscenti in mezzo alla campagna, in container immersi nelle serre, in alcuni casi circondati dal filo spinato e dalle guardie. Grazie all’inchiesta e all’eco che ha avuto, diverse braccianti della zona di Huelva, straniere e spagnole, hanno sporto denuncia e 400 braccianti marocchine sono scese in piazza spontaneamente a manifestare appoggiate dal Sat, Sindicato andaluz de trabajadores.

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