Il Put della Poltrasca, il misterioso ponte creato dal Diavolo

Sono moltissimi i ponti che si possono incontrare in Valle Imagna, ma ospita anche delle strutture meno rinomate, quasi segrete, dei quali si sa poco nulla: è il caso del 'Put della Poltrasca', a Sant'Omobono Terme.
10 Luglio 2019

Sono moltissimi i ponti che si possono incontrare in Valle Imagna, dal più conosciuto Ponte di Clanezzo a Ponte Giurino fra Bedulita e Berbenno. Ma la valle ospita anche delle strutture meno rinomate, quasi segrete, dei quali si sa poco nulla: è il caso del “Put della Poltrasca”, a Sant’Omobono Terme.

Individuarlo non è semplice: si trova poco distante dalla strada statale che collega le frazioni di Mazzoleni e Cepino, sul versante destro della Valle Imagna. Lì, sopraffatto dalla vegetazione, giace questo singolare ponte dalla struttura decisamente primitiva che un po’ stravolge la nostra idea di ponte. La sua conformazione mostra una forma di terrapieno a due luci, con un’unica pila centrale che poggia su una struttura portante, realizzata con dei grossi blocchi di pietra squadrati senza cura. Su di essi, poggia una travata fatta da grandi sassi, messi trasversalmente sulle spalle e sulla pila.

Chiunque abbia costruito questo singolare ponte, di certo, non conosceva l’utilizzo della classica volta ad arco. La sua datazione, infatti, è difficoltosa ed incerta a causa di una mancanza concreta di documenti che possano dare un’indicazione precisa. Quello che si sa è che nel tempo fu più volte rimaneggiato dagli abitanti del posto, chiaramente visibile dalla presenza di sassi differenti e dal taglio particolarmente curato.

Si pensa, comunque, che la sua origine risalga all’epoca preromana. Diversi gli elementi che suggeriscono questa teoria, fra cui in primis proprio il toponimo “Poltrasca”: il termine è composto da ‘Palta’, parola mediterranea che indica zone umide e fangose, e dal suffisso ‘-asca’, derivante da un ceppo ligure di origine preromana. Si potrebbe dunque ipotizzare che il significato sia “area umida-fangosa”.

Un altro fattore che possa far risalire il ponte a quell’epoca è la presenza di una mulattiera che transitava proprio sopra, menzionata in alcuni documenti basso medioevali del XV secolo. La direttrice univa la piana di Almenno San Salvatore con il passo del Paglio e le miniere della Valsassina, attraversando anche Strozza, Amagno, Bedulita, Frontale e Brumano. Un percorso che si snoda lontano dal fiume Imagna, sul versante orografico più assolato della valle.

Questa stessa strada, inoltre, era con molta probabilità via di transumanza e collegamento perfino in epoca pre-romana, fra il centro di Clanezzo che ospitava un grosso insediamento umano e le aree minerarie della Valsassina e della provincia di Lecco. Una prova sono dei ritrovamenti in alcune grotte della zona, che possono essere databili fra la media età del Bronzo e la I del Ferro.

Ma al popolo, un tempo, non bastava credere che il Ponte della Poltrasca fosse semplicemente un antico manufatto di un’altra civiltà. Negli anni ha infatti iniziato a tramandarsi oralmente una leggenda popolare, che vedrebbe il Diavolo in persona come autore della misteriosa struttura a Sant’Omobono: si dice che il maligno, dalla cima del Monte Resegone, avrebbe lanciato degli enormi massi che sarebbero poi caduti gli uni sopra gli altri, creando di conseguenza questa via sul torrente.

(Fonte immagine in evidenza: Filippo Manini)

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