Chiara, una storia di ”doppia” rinascita a Val Brembilla

Chiara Bettinelli, 23enne di Val Brembilla, l’anno scorso ha deciso di ritirare il bar storico del paese Bar Pizzeria Rinaldi chiuso nel 2017.
7 Dicembre 2020

Chiara Bettinelli, 23enne di Val Brembilla, l’anno scorso ha deciso di ritirare il bar storico del paese Bar Pizzeria Rinaldi, gestito da Gianpaolo Rinaldi e dalla moglie Marzia Gualandris, che nel 2017 hanno chiuso l’attività dopo molti anni di servizio. 

Nel 2019 ha realizzato il suo sogno e ha riaperto il bar sotto il nome di “Da Chiara Café”, e offre servizio sia di bar, ma anche di pizzeria e trattoria. Ci ha poi raccontato la sua storia, una storia fatta di dolore ma anche di tanta forza: “Durante l’anno della terza media, mi ammalai di una malattia autoimmune, la piastrinopenia. Per ben 9 anni ho fatto dentro e fuori dagli ospedali e nel 2017 mi hanno tolto la milza. Avere una malattia è senza dubbio negativo, ma mi ha aiutato a crescere e mi ha fatto capire che non si deve mai mollare, che una soluzione la si trova sempre”. 

Durante l’anno fatidico della terza media però, qualcosa è andato per il verso giusto: la scelta della scuola superiore. Nonostante i dubbi e i timori, Chiara si è iscritta all’Istituto Alberghiero Fondazione ISB di Torre Boldone e, giorno dopo giorno, ha amato quella scuola, che oltre ad insegnar,e il comportamento e il servizio da offrire, le ha insegnato il rispetto e l’educazione.

“Durante la scuola feci il mio primo stage al “Chiringuito Café e Restaurant” a Bergamo. Era la prima volta che entravo nel mondo della ristorazione. Capii però fin da subito che un lavoro tosto: nei weekend e nelle festività, si doveva lavorare, il sabato sera se uscivo non dovevo tornare tardi perché la domenica si lavorava duro e dovevo essere attiva e pronta a tutto”, ci racconta.

Finite le scuole superiori inizia subito a lavorare e lo fa al “Bar Sogno” di Zogno, che oltre al lavoro si era creato un legame molto affettivo, era diventata la sua seconda famiglia. “Imparai molto da loro e non ringrazierò mai abbastanza Margherita, Michela e Augusto per avermi insegnato ad essere quella che sono ora, di essere veloce sul lavoro ma allo stesso tempo perfetta, che non si deve mai essere fermi, ma bisogna sempre fare qualcosa: pulire, sistemare il locale prima di non avere tempo per farlo”, ci racconta, per poi proseguire “Avere un’attività in proprio è sicuramente diverso, specialmente quando, dopo aver aperto da poco, ci si ritrova a dover chiudere causa Covid. Tanta gente ti ferma per strada e ti chiede di non chiudere, di non mollare, ma è dura”.

Quando a Marzo è successo l’impensabile, Chiara è stata la prima a chiudere il locale perché erano più le spese che il guadagno, e soprattutto per il rispetto delle persone che continuavano a morire. In quel periodo ha pensato al peggio: chiudere. Ma poi a maggio, è stata una delle prime a riaprire l’attività e a fare il servizio d’asporto e il servizio a domicilio. “All’inizio ero molto preoccupata, ma poi piano piano ci abbiamo preso la mano ed è stato anche divertente, e lo è tuttora!”.

Conclude poi l’intervista ringraziando le persone che le sono sempre state vicine: “Ringrazio la mia famiglia, le mie sorelle, i miei genitori e in particolare modo mia mamma, senza la quale non sarei qui a lottare per tenere aperto il mio locale, che si è fidata di me e che mi ha permesso di realizzare il mio sogno. Ringrazio la mia dipendente Simona che con la sua energia e simpatia rende ogni giorno meno pesante. Ringrazio Cesco e Paola per i loro piccoli e grandi aiuti che mi danno. E per ultimo, ma non per importanza, ringrazio Andrea, il mio compagno, che ogni giorno mi è vicino e mi sostiene. Senza le persone che ami, tutto sarebbe più difficile!”.

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