Andrea Offredi, con l’handbike per non fermarsi mai

Il campione regionale del 2018 racconta la sua storia nel mondo del paraciclismo
19 Maggio 2020

È una storia diversa, quella di Andrea Offredi, fatta di tanta passione e voglia di continuare a muoversi. Una storia che ha un prima e un dopo. Fino a 12 anni fa Andrea, originario di San Pellegrino Terme, era istruttore subacqueo, attività che praticava stagionalmente. Nel 2008, durante un’immersione in Egitto, un incidente gli procura una lesione al midollo spinale. “Mi sono trovato con delle condizioni di vita stravolte, muovevo solo braccio destro e testa, non potevo più sfogarmi” racconta Offredi. “Il mio metabolismo era comunque abituato al movimento, in 9 mesi di convalescenza sono arrivato a 95 kg per un insieme di fattori”.

Ecco allora la necessità di trovare altre attività, stimoli per iniziare una nuova vita. “Ho provato con il nuoto, all’inizio era dura, poi ho iniziato ad avere uno stile di nuoto diciamo dignitoso, ma non era gratificante, il limite era più che altro fisico”. Il primo snodo fondamentale arriva in questo momento: “Ho scoperto per caso l’handbike, ho comprato il primo modello, ma non sapevo nulla del paraciclismo, ero del tutto inesperto. Sono partito da San Pellegrino e sono arrivato fino a Zogno. Mi ha dato soddisfazione potermi spostare da a A a B con le mie forze, mi ha motivato a continuare. Ho cominciato ad andare più in là, già il primo anno sono arrivato al passo San Marco senza postumi importanti”. Uno sport che ha dato ad Andrea nuovi stimoli per continuare la pratica.  

“Ho proseguito senza pretese per un po’ di anni, poi mi sono reso conto che tante persone, camminando, non riuscivano a fare i giri che facevo io”. È da qui che nasce l’interesse per le gare in handbike, da Andrea considerata inarrivabili, almeno fino a quel momento. “Ho iniziato con una gara a Orio, sono andato senza aspettativa e ho capito di avere buone capacità. La svolta però è arrivata qualche tempo dopo. Durante una gara, alla partenza sono rimasto isolato, senza treni né davanti né dietro. A un giro dalla fine sono stato doppiato dal treno di testa, a quel punto mi sono fatto tirare da loro, riuscivo a reggere il loro ritmo. Ho capito che l’importante era avere capacità aerobica, ma mi sono detto che potevo farcela”.

Il mondo delle gare costringe Andrea a rivedere il suo approccio alla competizione: occorrono allenamenti più strutturati e maggiore dedizione. In questo periodo arriva l’incontro con Obiettivo 3, il progetto creato da Alex Zanardi per atleti con disabilità.

L'incontro con Alex Zanardi

“Obiettivo 3 si proponeva di prendere atleti con buon potenziale e cercare di dare loro strumenti per potenziarli, strumenti tecnici o preparazione.” Il primo approccio, da parte di Andrea, è cauto. “Li ho contattati tramite un modulo, ma non ero troppo convinto. Mi ha risposto il loro scout, l’ex campione del mondo di triciclo. Mi ha invitato presso una tappa della Coppa del Mondo a Magnago, ero abbastanza scettico, poi la mia fidanzata mi ha convinto ad andare”.

“Siamo arrivati sul posto,” racconta “non conoscevo nessuno, non ero molto convinto, poi è arrivato Alex Zanardi, il campione del mondo, una persone influente, in grado di spronarti al 100% a dare al meglio. Lui ci ha spiegato in cosa consistesse il progetto, noi in quanto primi partecipanti avremmo fatto da apripista, eravamo in cinque all’inizio.” L’impatto con la nuova realtà è forte, si tratta di entrare in contatto con figure note del mondo dello sport: il medico del gruppo era il Dottor Costa. “Mi sono trovato in un contesto professionale, io che facevo il fotografo” scherza Andrea.  

559 andrea offredi foto martina pullin 584304 - La Voce delle Valli

La struttura di Obiettivo 3 seguiva uno schema a piramide. “All’inizio era richiesto impegno costante, poi si chiedevano prestazioni sempre migliori, per valutare gli atleti. Ho iniziato ad allenarmi seriamente, in un contesto diverso, ho capito quali errori facevo nel valutare le mie prestazioni e rendimento, perché i dettagli fanno la differenza, tra questi la cura dell’alimentazione. La vita quotidiana si è dovuta giocoforza adattare a questa nuova realtà”.

Inizia dunque un percorso agonistico che porta Andrea a diventare, nel 2018, Campione regionale e vicecampione nazionale. È qui che si arriva al terzo snodo della storia, il più importante. Andrea ha un nuovo lavoro e una grande passione per lo sport, attività che potrebbe portarlo a livelli davvero alti. “Nel 2018 mi è stato chiesto di partecipare alle gare di Coppa Europa, un percorso di due anni per cercare di qualificarmi per Tokyo 2020 (nel frattempo slittato al 2021 causa covid-19 ndr)”. È un bivio in cui non è facile scegliere, e Andrea lo sa bene. “Dedicare tutto il mio tempo all’handbike mi sarebbe costato a livello di vita, non ci sono scelte giuste o sbagliate, ma i sacrifici si devono fare. Ho deciso di non puntare tutto sullo sport, il gruppo di Progetto 3 cercava atleti per le Olimpiadi, non aveva più senso andare a quelle gare”. Una rinuncia che però apre altre strade. “Ho deciso allora di puntare a nuove esperienze, anche con la carrozzina atletica, il mio nuovo obiettivo sarebbe provare il mezzo Iron Man a Cervia a settembre, impegnandomi a fondo”.

Accanto all’attività sportiva, con Obiettivo 3 Andrea è coinvolto anche in altre iniziative: è qui che si spiega davvero la passione di questi atleti. “Nel frattempo, sono impegnato con un progetto sociale che coinvolge tutta Italia e Progetto 3. Zanardi dice che ci guarda da fuori, indipendentemente dalle nostre prestazioni, ci vede come un esempio, qualcuno che ha superato i propri problemi con lo sport, per avere più autonomia a livello personale. Tutto questo aiuta a vedere il disabile non come una foca ammaestrata, ma come uno sportivo vero”. È una prospettiva diversa, spiega Andrea: “Si può essere vittime dell’handicap, vederlo come un fattore che fa partire svantaggiati, oppure si può cercare di colmare il gap per partire al pari degli altri”.

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