Luca Rota, runner d’alta quota: ”è dura, ma che bello correre in cresta”

Viaggio ad alta quota nel mondo dello skyrunning con l'atleta di Capizzone Luca Rota, classe 1983.
23 Novembre 2020

Un piede davanti all’altro, a passo di corsa per scalare le montagne. Luca Rota, atleta classe ‘83 di Capizzone, si è convertito dal calcio allo skyrunning (o corsa in montagna, per i non anglofoni) quasi per scommessa.

“Prima giocavo a calcio, fino a 6 anni fa, poi ho iniziato a correre. Un giorno, un amico mi disse che era in programma la Gran Trail delle Orobie, sembrava una bella esperienza. Poi ha iniziato a parlare di 70 km di corsa ed ero spaventato. Ero appassionato, ma sembrava davvero impossibile”. Un incontro casuale ma decisivo per Luca, che decide così di votarsi alla corsa in montagna.

“Abbiamo iniziato ad allenarci, a fare più chilometri e a preparaci meglio. È iniziata così una forte passione, anche grazie a Roberto Berizzi (vera e propria 'istituzione' della corsa in montagna in Valle Imagna ndr), valdimagnino che corre in montagna da una vita. Mi ha inserito in una società sportiva e gareggiavo quando non c’era il campionato di calcio, ora corro per la società sportiva Serim”.

Ma dal pallone ai sentieri ad alta quota il passo non è breve. “Le prime gare erano dure, avevo un’altra preparazione, arrivavo alla fine distrutto. L’interesse per lo sport però aumentava, quindi ho smesso col calcio e mi sono concentrato esclusivamente sulla corsa. Ora, da inizio anno, ho percorso oltre 4000 mila chilometri perché mi dedico solo a quello”. Luca non ha certo bisogno di incoraggiamenti: “Essendo una persona competitiva, i risultati mi portano a spingermi sempre avanti, per lo sport sarei quasi al limite dal punto di vista dell’età, gli avversari sono giovani e vanno forte. Durante la pandemia in molti si sono avvicinati a questo sport”.

È una vita di allenamenti duri, che però fruttano a Luca sudate soddisfazioni. “L’anno scorso ho vinto il Marathon Trail Orobie, da San Pellegrino fino in Città Alta, 42 chilometri in totale: è una gara di livello internazionale. È stato bello perché l’arrivo era nella mia città, ero spronato a far bene. Ho vinto anche l’Utratrail della Valle Imagna, 45 km su tutte le vette valdimagnine. L’anno scorso ero molto in forma, sempre costante in gara e negli allenamenti. Ovviamente, tutto ha un costo in termini di sacrifici: ho una famiglia e una figlia, e per avere più tempo durante la pausa pranzo vado a correre, con ogni condizione meteo”.

“Il momento più bello?” Sicuramente è stato il Marathon Trail Orobie – racconta Luca – con mia figlia e la mia famiglia che mi seguivano ai ristori, all’arrivo mia figlia mi ha aspettato e abbiamo tagliati il traguardo insieme. Ci tenevo molto, volevo fare risultato anche con loro a vedermi perché raramente la famiglia mi segue nelle gare lontane, magari programmiamo una vacanza in concomitanza”.

I motivi per amare lo skyrunning non mancano di certo. “Il bello della corsa è che sei all’aria aperta, puoi goderti dei bei passaggi, correre su una vetta o su una cresta è fantastico. E poi si può incontrare gente altrettanto appassionata, al di là dei risultati, è bellissimo: la passione deve esserci sempre, se no semplicemente non lo fai”.  Anche il lato umano è dunque importante “Ti ritrovi con centinaia di persone, impari dagli altri, c’è sempre qualche segreto e conosci altri amici, con cui ci si può allenare e stringere rapporti Mi è anche stato chiesto di scrivere un racconto sulla mia vittoria e ne è uscito un pezzo avvincente”.

Agli occhi di un profano, per quanto affascinante la corsa in montagna sembra un’attività piuttosto rischiosa. “Il rischio c’è sempre – spiega Luca – se non si ha una preparazione di base correre sulle creste è impensabile, ci vuole sempre allenamento prima, occorre in ogni momento una grandissima concentrazione, magari solo guardare il panorama basta per portare gravi conseguenze. Se non ce la si fa meglio camminare, io non ho mai avuto paura”.

Luca ha anche le idee chiare sul proprio futuro sportivo: “Ora non ci sono gare, quindi devo dedicarmi agli allenamenti, anche se non so quando riprenderanno le competizioni. Mi piacerebbe poi fare Ultratrail, sopra i 100 km, vorrei provare una gara da 125 km in Trentino. Per le mie caratteristiche fisiche sono portato per le lunghe distanze, sotto i 30 mila metri non carburo.

Più l’età avanza più perdo velocità, tanti mi hanno consigliato di allungare. Ci sarebbe anche l’Utratrail del Monte Bianco, ma  sono 170 km e occorre avere determinati punteggi per iscriversi, tuttavia vorrei vedere come reagisce il fisico, anche correndo di notte: vorrei portarmi al massimo per 20, 25 ore e trovare il mio limite”.

Photo Credit: Cristian Riva

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