Suona che ti passa – Acid Brew, il rock blues dalla Val Brembana

Intervista agli Acid Brew, band rock blues formata da cinque ragazzi originari della Valle Brembana che produce musica originale da sette anni.
12 Dicembre 2017

In questa seconda puntata della rubrica incontriamo gli Acid Brew – nome difficilmente traducibile, ma che possiamo rendere con ‘intruglio acido’ –, una band formata da cinque ragazzi originari della Valle Brembana.

Da ben sette anni producono musica originale, con testi in inglese ed ispirandosi ad atmosfere vintage: sono Alessandro Spada, 24 anni, batterista; al basso c’è Giacomo Plevani, 24 anni; al cofondatore Davide Gamba, 26 anni, (che rimane coinvolto nei progetti del gruppo) è da poco subentrato il tastierista Davide Fidanza, 24 anni; il chitarrista è il 23enne Stefano Carminati: tutti ragazzi originari di San Giovanni Bianco, a differenza del cantante Francesco Locatelli, 26 anni, che viene da Zogno. è lui che ci ha parlato della storia di questo gruppo, che si è fatto conoscere nel mondo della musica emergente bergamasca con un primo album uscito l’anno scorso:

“Il nostro primo ep è uscito nel maggio 2016 e naturalmente rispecchia il nostro genere: rock blues con influenze che arrivano dagli anni 60 e 70, anche se grazie all’arrivo del nuovo tastierista stiamo sperimentando sonorità più contemporanee, più elettroniche. Tra le nostre influenze ‘vintage’ c’è per esempio Jimi Hendrix, mentre i Black Keys e i Tame Impala sono ispirazioni tratte dalla musica più recente – anche se ognuno di noi ha delle preferenze musicali personali, e forse è proprio questo che rende la nostra musica meno ‘classica’ e più interessante”.

Tra le canzoni del primo ep, qual è il vostro singolo di punta?

‘Hard Times’ sicuramente, di cui abbiamo prodotto anche il videoclip. Questa canzone – scritta da me – parla della malsana abitudine umana di autoinfliggersi del male, attraverso la guerra e la violenza in generale, aggiungendo che però non è mai troppo tardi per cominciare a ragionare e ad agire diversamente. Tra le nostre tracce è forse quella più rock, più arrabbiata, ma nel nostro disco c’è un mix di tematiche, dalle più leggere alle più impegnate.

I locali che ospitano musica live nella nostra provincia non mancano: come sono andate le vostre ultime date?

Siamo stati in tour fino a settembre e siamo riusciti a fare un buon numero di concerti nell’ultimo anno e mezzo: principalmente in provincia di Bergamo e Lombardia, ma siamo stati anche in provincia di Siena, Ancona e Pordenone. A Bergamo i locali e i festival dove ci siamo esibiti sono molti, cito per esempio il Druso, l’Edoné, il festival Young ‘n Town ad Albino. A Bergamo in generale c’è una buona offerta di musica live: durante l’estate ci sono tanti festival musicali, ben organizzati e duraturi, come sono molti i locali che fanno suonare cantanti e band, soprattutto in città.

Come risponde il pubblico a questa offerta di musica dal vivo, molto abbondante per certi versi ?

Credo che non sia un momento esaltante da questo punto di vista, soprattutto per quanto riguarda la recezione da parte dei ragazzi più giovani: lo dicono le statistiche e si percepisce, lo constatiamo anche noi come band. Soprattutto i nati dalla fine degli anni 90 a inizio 2000 sembra non siamo molto interessati a sentire musica dal vivo, è raro che la vedano come una forma di passatempo. Comunque qualcosa si sta muovendo perché nel genere indipendente italiano si è creato un movimento di artisti abbastanza seguiti. Però in genere il pubblico è sempre formato da persone più grandi, e in più si deve distinguere tra chi va a sentire musica originale e chi invece va a sentire cover o tribute band: il numero di ‘ascoltatori’ si alza in quest’ultimo caso. Siamo invasi da musica – o pseudo musica – quotidianamente tramite qualsiasi tipo di supporto e quindi c’è un po’ di pigrizia, non si va a cercarla.

Nonostante queste difficoltà, com'è la scena emergente bergamasca di cui voi fate parte a pieno titolo?

Ci sono davvero molti gruppi emergenti a Bergamo e provincia, sembra quasi che nasca una composizione nuova ogni giorno: da un lato è una bella cosa, dall’altro è quasi preoccupante perché mi chiedo se ci sia davvero tutta questa gente che cerca di dire qualcosa. Forse il problema ultimamente è che sia più la gente che vuole fare musica rispetto a quella che la vuole ascoltare.

Quali sono i progetti per il futuro del vostro gruppo?

Il sogno è di vivere con la musica che facciamo; più a breve termine, l’obiettivo è fare in modo che il nostro progetto cresca sempre di più, senza mai adagiarsi e cercando di fare musica sempre migliore. Ci troviamo per provare e suonare insieme almeno due o tre volte a settimana, e grazie a questo lavoro costante a marzo uscirà il nostro nuovo ep, che mescola le nostre radici rock blues a sonorità più attuali.

 

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