C’era una volta in Valle Imagna – quarta puntata

In questa quarta puntata Little Eagle ci parla delle grandi opere - di passato, presente e futuro - che hanno caratterizzato e caratterizzeranno la storia della Valle Imagna.
10 Ottobre 2017

Terra, Acqua, Aria e Fuoco i segni della Valleimagna. All’origine del Cosmo la filosofia antica poneva i 4 elementi come fondamenti dell’Universo la Terra, l’Aria, l’Acqua ed il Fuoco, e non siamo tanto lontani da quella concezione se trasferiamo quei simboli nei 4 elementi della formula di Einstein (E=mc2), dove il Tempo è “aria”, lo Spazio è “acqua”, la Massa è “terra” e l’Energia è “fuoco”, e dunque è dopo il Cielo della Valleimagna, dopo la Terra della Valleimagna, dopo l’Acqua della Valleimagna non può mancare la presentazione del Fuoco della Valleimagna, inteso come l’energia, forza e realtà del suo destino .

Un “Fuoco” che nasce dall’acqua

Ed il Fuoco in Waldimania si è acceso in un luogo particolare ed in un modo particolare, nascendo dall’acqua, quando al Chignolo sul Vanzarolo, primo alveo di raccolta delle acque dal Resegone ,ha preso avvio la prima centrale elettrica, e la prima turbina ha trasformato la forza e l’energia delle acque in “ energia di fuoco “, non più relegata al corso del fiume e costretta in seriole e mole e ruote, ma condotta in fili e linee e tralicci nei paesi nelle case, nelle strade e nelle piazze, portando la Valleimagna all’apertura della pagina nuova della sua storia nella modernità del XX secolo .

Particolare destino quello di questa piccola contrada del Chignolo in Rota d’Imagna; qui attorno l’archeologia ha individuato le testimonianze delle la prime forme di civiltà preistorica, in riti di sepoltura o di culto nella grotta del Chignolo o della Corna di Coegia e nella “Tamba del Polachì”, ed ora qui l’archeologia trova i primi segni della civiltà industriale che con l’elettrificazione ha dato inizio ai grandi cambiamenti della vita e del volto della valle, della sua forza e del suo destino.

Le “grandi opere” della Valleimagna

Lo scorrere delle acque sotto lo stesso azzurro di cielo, nello stesso verde della valle, prima all’aperto, ora è imbrigliato e costretto sotto terra o a livello di suolo in grandi opere, che hanno costituito nel tempo, e ancora ai nostri giorni, tappe miliari di cambiamento e di progresso. Dopo la prima centrale al Chignolo, la grande struttura idroelettrica delle centrali di Locatello e di Clanezzo della società “OROBIA” (dal nome antico degli abitanti di questi stessi luoghi) ha marcato il territorio della valle dal Resegone al Brembo, con un’opera ciclopica di dominio sulla Natura, assoggettando e costringendo le acque in dighe e laghi di raccolta all’Orso di Brumano e alla Centrale di Locatello ,perforando nel sottosuolo la montagna con la galleria sotto Pagafone fino alla Corna di Coegia, intubando nel ferro il percorso sul fianco di Fuipiano nella gradinata scoscesa della condotta di caduta alle turbine nell’edificio della costruzione sul piano, domando i gorghi ed i passaggi sul fiume con il ponte sospeso verso le contrade di Rota Dentro, e strutturando un canale di portata d’acqua parallelo alla lunghezza della valle, su tutto il percorso da Locatello all’ardito viadotto del Chitò, alla condotta di caduta sulla centrale di Clanezzo,per risalire, quasi vanto di dominio e di vittoria sulla Natura, nel bacino di riserva e di recupero notturno nel bacino di cemento murato sul pianoro sotto la cima dell’Ubione.

Opera ciclopica se mai ce ne furono in Valleimagna e, per accorgersi della sua importanza basta lo sbigottimento di un black out elettrico per constatare il balzo che ha avuto il cambiamento del nostro modo di vivere considerando le fatiche, i disagi e le difficoltà di intere generazione e vite del recente passato.

Un’eredità di coraggio e di insegnamento per un vero “Percorso Vita “

Ora di quell’opera più che il recupero energetico, ritornato valido, ci serve il monito e l’esempio per aver il coraggio di immaginare e di volere e di realizzare la possibile modernità del vivere in valle . La frana di Pagafone ha stravolto la valle le dighe, le condotte, le paratie delle centrali già in disuso, e di quella grande opera si sono reimpiegati i manufatti per le nuove grandi opere , che di recente hanno in valle decisamente migliorato la qualità della vita realizzando,- nell’alveo dell’antico scorrere dell’Energia, del “Fuoco”,della Forza della Valleimagna- con l’acquedotto di valle, il depuratore di valle, la metanizzazione , la “banda larga” della connessione del Web,un grande e un vero “Percorso Vita” dal Resegone al Brembo ,un “ Percorso di Vita” degno della vocazione del destino della Valleimagna da sempre “Via di transito” tra la pianura ed i monti e per ora però mancante sia della sua naturale connessione con l’area urbana della città, come quando la Valleimagna nel libero Comune di Bergamo era riferita ai quartieri della Città assegnata al Borgo di S.Alessandro in Colonna e sia del suo naturale sbocco sui transiti nel cuore delle Alpi, come era in antico quando fino all’anno mille come via naturale al nord era assimilata e nominata Valsassina.

Ecco le Grandi Opere che attendono la Valleimagna ed il suo destino : un” Ponte in Almenno sul Brembo” per un collegamento con l’area metropolitana di Bergamo, un terminale delle sue linee urbane ( ..tram,treno,aereoporto..) sulla piana di Almenno , “in Ponte Leminis “, come era il ponte romano, il ponte della “ via Regina” del tempo dell’imperatore Adriano,la prima grande opera della Waldimania con i suoi sette piloni di 30 m. di altezza , crollato nel 1493 e non più ricostruito, e, guardando al presente , la Valleimagna trova la sua destinazione di transito naturale ai monti, con un’altra grande opera di sbocco a nord, per un passaggio nell’area del lago di Como, tra i” monti sorgenti dalle acque”,nella zona più bella ,più conosciuta e più ricca della Lombardia e dell’Europa, appena oltre il Resegone, al kilometro zero da noi . Un giorno arriverà anche il treno in Waldimagna.

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