Fati: tra moda, pallavolo e un progetto per il suo Burkina Faso

Fati Compaore di Val Brembilla, 18 anni, vorrebbe prendere parte a un progetto per aiutare il popolo burkinabè e renderlo un posto migliore.
20 Novembre 2020

Fati Compaore è una giovane ragazza di 18 anni che vive a Val Brembilla. Le sue origini però distano un bel po’ di chilometri da Brembilla: la sua famiglia difatti è originaria del Burkina Faso, un piccolo Paese in Africa occidentale. Fati è nata però in Italia, insieme al fratello minore, mentre la sorella maggiore è nata in Africa.

“Si può dire che il mio paese d’origine sia abbastanza povero a causa delle sue ricchezze che non vengono sfruttate al meglio; il Burkina, infatti, è ricco di miniere d’oro, che però le potenze sfruttano con il lavoro minorile. Tralasciando le parti negative come questa, il Burkina è un paese pieno di gioia”, ci racconta per poi continuare, “Purtroppo ci sono stata solo una volta all’età di 10 anni e devo dire che mi sono divertita tantissimo, potrei stare qui a raccontare tutte le cose belle che abbiamo: le nostre tradizioni, la differenza dei villaggi e delle città, ma ci metterei una vita. L’unica cosa che vorrei precisare è che le case non sono tutte come quelle raffigurate nei libri di storia, ma si possono trovare delle ville incredibili”.

Il primo a raggiungere l’Italia, è stato il papà di Fati che, essendo in procinto di diventare padre, ha deciso di garantire a sua moglie e alla figlia una vita meno complessa e con maggiori opportunità. Non è stato però l’unico a emigrare della famiglia di Fati, infatti lei stessa ci racconta che ha parenti in Francia, Svizzera, Belgio e Spagna.

 

Ci parla poi di un fatto spiacevole che ha caratterizzato la sua storia:“Io sono nata e cresciuta qui, mi piace l’Italia e mi sento italiana, ma ciò non vuol dire che stia denigrando le mie origini, anzi, ci sono molto legata. Peccato che la gente a volte mi faccia sentire fuori posto. Mi ricordo il mio primo episodio di razzismo alle scuole elementari: a ricreazione tutti i bambini erano nell’atrio, me compresa, e ad un certo punto una bambina mi si avvicina dicendomi “ne*ra“.

Io all’età di 7/8 anni quella parola non l’avevo mai sentita, quindi una volta arrivata a casa ho raccontato l’accaduto a mia madre e allora mi ha spiegato la gravità della situazione. Però quando senti una bambina dire cose del genere, si può solo pensare che siano gli adulti attorno a lei ad averglielo insegnato, quindi non ero arrabbiata con lei, ma con sua madre, infatti quando la vedevo per il paese la squadravo, pensando che fosse lei il problema.

I giorni successivi, quella bambina ed io iniziammo a conoscerci, non dico che diventammo amiche, ma capì che lei non aveva niente contro di me, ora come ora mi pento di non averle chiesto il perché di quell’insulto. Tutto questo per dire che razzisti non si nasce”.

Parole forti e sicuramente toccanti quelle di Fati, una storia in cui troppe persone si ritrovano. E non finisce qui: “Inutile dire che poi ho subìto altri episodi di razzismo e micro aggressioni. Quest’ultima è riferita a frasi del tipo “sei bella per essere nera”, “non sei come “gli altri””, “parli bene l’italiano”, “ti comporti / ti vesti da Italiana” e molte altre. Queste affermazioni potrebbero essere state dette anche senza cattive intenzioni, ma le parole se non usate bene hanno un potere incredibile”, ci spiega.

 

Ci sono però anche due aspetti positivi che la caratterizzano, due passioni in particolare, completamente diverse tra loro: la pallavolo e la moda. “La mia grandissima passione è la pallavolo, ho iniziato a 10 anni, 2 anni dopo ho dovuto smettere per un infortunio al polso ed ho ripreso all’età di 15 anni fino ad oggi. Gioco nella Brembillese, nella squadra delle libere, quindi qualsiasi donna di qualunque età può aggregarsi, e accettiamo sempre nuove iscritte! Il cucito è l’altra mia passione che coltivo da quando ero piccola.

La moda mi interessa da sempre, vedevo le modelle con questi abiti fuori dal comune in tv e mi dicevo ‘pure io voglio creare cose del genere’, quindi un giorno ho iniziato a cucire a mano tutto quello che trovavo di bucato, finché mio padre mi prese una macchina da cucire, da lì ho imparato un po’ per conto mio e un po’ grazie a lui che sapeva le basi”, ci racconta.

Fati, seppur non è intenzionata a stabilirsi nel paese d’origine dei suoi genitori, sarebbe interessata a prendere parte a un progetto per aiutare il popolo burkinabè e a renderlo un posto migliore, chi lo sa, magari anche per mezzo delle sue grandi passioni! Per il momento, si limita a frequentare il liceo linguistico e vive giorno per giorno. Il futuro… è ancora tutto da programmare!

 

 

Ultime Notizie

X
X
linkcross