Il Mondo nella Valle – Geeta, l’indo-marocchina dalla Libia: ‘in valle ho trovato la pace’

''La quiete dopo la tempesta'', nota poesia di Giacomo Leopardi, oggi fa da titolo alla storia di Geeta Makhan Singt, che dopo la tempesta che ha stravolto la sua vita, ha trovato la quiete in quel della Val Brembana.
11 Settembre 2019

“La quiete dopo la tempesta”, nota poesia di Giacomo Leopardi, oggi fa da titolo alla storia di Geeta Makhan Singt, che dopo la tempesta che ha stravolto la sua vita, ha trovato la quiete in quel della Val Brembana. Ma vediamo in dettaglio la sua storia.

Geeta Makhan Singt è una ragazza indo-marocchina, indiana per il padre e marocchina per la madre, nata nel 1997 in Libia. Geeta ha anche un fratello, e con lui e il resto della famiglia ha vissuto in Libia fino alla terza elementare, dopodiché si è trasferita in Marocco con la madre e il fratello, mentre il padre cercava migliori condizioni di vita verso la Francia prima, e l’Italia poi, dove successivamente si è trasferita l’intera famiglia.

“La scelta dell’Italia come nuova casa è stata presa dai miei genitori: per noi l’Europa, l’Italia sono simbolo di prosperità e di speranza. Io, ad oggi, avrei scelto altre mete, quali la Svizzera o l’Islanda. La gente è più aperta li”, dichiara Geeta. Nonostante questo, è felice di vivere qui in Val Brembana, più specificatamente a San Giovanni Bianco, insieme al suo fidanzato Riccardo Bottari. Felicità che riguarda più la valle che le persone, nelle quali riscontra sempre una chiusura mentale nei suoi confronti. In più ci svela: La valle mi piace, è tranquilla, ti offre molte opportunità… Ma io ho bisogno di caos, di vita, di stare in città e di girare nei negozi”.

Difatti una delle passioni di Geeta è proprio la moda, il ben vestire, tanto che quando è arrivata in Italia ha iniziato a fare la modella, campo da cui ha poi preferito allontanarsi. La passione però le resta, e soddisfa il suo piacere di frequentare la città studiando ragioneria a Bergamo.

Al momento non lavora, ma le idee sono tante e sicuramente la nostra valle da modo di realizzarle tutte. Non si sa cosa il futuro le riservi, anche se su questo punto Geeta sembra molto determinata: “Vorrei poter avere molti soldi dandomi da fare, per cercare di smuovere questo mondo che è comandato dal potere dei soldi. Non importa quale sia la tua razza, la tua cultura o la tua religione: se hai i soldi sei rispettato”. Parole forti, sicuramente determinate da un forte vissuto che l’ha segnata per sempre.

Tanti sono i temi che tocca parlando di se in preda alle emozioni. Parla della condizione della donna accennando alla situazione del suo paese natale, dei problemi economici e sociali. Più volte durante il racconto dichiara di desiderare un mondo migliore, o meglio, persone migliori: “È tutta colpa dell’ignoranza. Anche se si studia tanto, non si conosce mai il razzismo. Il razzismo è quella cosa che ti insegnano da piccola. Io odiavo gli ebrei senza sapere il perché, dovevo odiarli perché qualcuno diceva che era giusto così. Col tempo e con lo studio ho imparato che non dovevo odiare persone che non conoscevo, senza motivo. Ho imparato sì, ma il sentimento di odio in se stesso, è in ognuno di noi. Abbiamo tutti una parte cattiva, ma dobbiamo imparare a non far soffrire gli altri”.

“Spes ultima dea” (la speranza è l’ultima spiaggia) recitava un proverbio latino, e con questa nostra speranza di un mondo migliore, si chiude l’intervista a Geeta.

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