Itinerari fra arte, gusto e fede – Dai burattini alla bicicletta: ecco Il Museo del Falegname Tino Sana

Questo mese sosta ad Almenno San Bartolomeo per scoprire una straordinaria collezione dedicata al legno, ma non solo.
1 Luglio 2018

Per fare un tavolo ci vuole il legno. Per fare un falegname ci vogliono abilità e passione. Per fare un intero museo dedicato a questa professione ci vogliono “l’amore per un mestiere vecchio come l’uomo”, una ricerca che prosegue da oltre trent'anni e poi centinaia e centinaia di oggetti, dai carri regionali ai burattini passando per seggiole, biciclette e strumenti musicali. Perché il Museo del Falegname Tino Sana ad Almenno San Bartolomeo, nato nel 1987 per volere di colui che gli dà il nome, é si lo specchio delle vicende lavorative e umane di un artigiano del legno, ma anche un luogo che conserva realtà altre, atmosfere che appartengono a un tempo passato e a una società popolare che era fatta di botteghe, lavori e saperi manuali, legami affettivi forti.

L’esposizione si sviluppa su tre piani e 3.500 metri quadri, illustrando il lavoro del falegname con attrezzi e utensili di bottega, macchine importanti per dimensioni e funzionamento, torni del 1600, 1700 e 1800, ricostruzioni di falegnamerie, segherie, laboratori di intarsio. Il cammino del visitatore prosegue attraverso i mestieri del passato (dalla lavandaia all’oste fino al brüsafer) e il mondo rurale, dove tutto appartiene alla civiltà del legno, dai mobili di casa a una delle calzature più diffuse, lo zoccolo, fino agli strumenti agricoli e all’intrattenimento. All’interno del museo è infatti presente unampia collezione di burattini, pronti ad andare in scena nel teatro con baracca e panche allestito in loco. Fino a qualche anno fa a muover le mani era Benedetto Ravasio, artista di rilievo nella storia del teatro dei burattini, e le famiglie dei dipendenti dell'azienda ancora ricordano gli spettacoli organizzati per i figli in occasione di Santa Lucia. Oggi lo show prosegue soprattutto per le scolaresche ma anche per gruppi, aziende e quanti ne fanno richiesta.

Di fianco alle numerose “teste di legno”, un'altra sorpresa attende i visitatori. Si tratta di un museo nel museo: una collezione dedicata al mondo delle due ruote e alla sua evoluzione. Si va dalla draisina in legno alle bici dei mestieri ambulanti fino a quelle dei grandi campioni e all’ultima realizzata da Tino Sana ed esposta al Museo della bicicletta di Los Angeles. Ad arricchire l’esposizione è la donazione di Felice Gimondi con le bici, le maglie e le medaglie che hanno accompagnato la sua carriera da campione. Accanto a quella con la quale vinse il Tour de France nel 1965 e a quella con la quale si aggiudicò per la terza volta il Giro d’Italia nel 1976, ci sono quelle di altri trionfi e quelle di colleghi illustri come quella impegnata da Marco Pantani nel Tour de France che lo vide trionfare nel 1998 e quella di Jan Ullrich, secondo al Tour de France nel 2003. Un vero e proprio tuffo nel passato, un'occasione per ricordare salite che hanno tenuto appassionati e italiani con il fiato sospeso, vittorie sudate, eroi che non ci sono più.

Ma non é tutto perché il museo, nell’ampia sezione dedicata ai mezzi di trasporto (ci sono carrozze, slitte, barche e un’auto del 1924) possiede un'altra chicca che riporta ai tempi passati: un velivolo in legno risalente al periodo della Prima guerra mondiale. È l’aereo Ansaldo A1, matricola 16553, che fu dell’aviatore, politico e giornalista Antonio Locatelli e venne da lui usato nei primi giorni del settembre 1918 per quattro ricognizioni sull'altopiano del Grappa e del Piave. Dopo l'ultimo volo avvenuto nell’agosto 1920, varie peregrinazioni e il restauro del 2000-2003 (eseguito sulla base di criteri conservativi e non sostitutivi, se si esclude la tela in seta delle ali che è stata sostituita con una del tutto similare, sulla quale sono stati ripresi con precisione sia i disegni e le mimetizzazioni, sia le stesse modalità di cucitura), l'Ansaldo ha trovato una felice collocazione qui, all’interno del percorso dedicato al legno quale materiale che rende possibile il movimento nello spazio aereo, terrestre e marino. Perché anche per volare, esplorare, innovare e in fondo sognare ci vuole il legno. E basta fare tappa ad Almenno San Bartolomeo per ricordarlo.

Quando visitarlo:

Museo del Falegname, Via Papa Giovanni XXIII 59, Almenno San Bartolomeo (BG).

Orari di apertura

Lun – Ven: 9.00-12.00

Sab: 15.00-18.00

Dom: 9.30-12.00/15.00-18.00

Chiuso ad agosto e nelle festività. Il museo può sempre essere visitato da gruppo e scolaresche previo appuntamento. Telefono: 035 554411, [email protected]

La citazione:

“Chi visiterà il mio museo proverà quello che provo io nel vedere questi oggetti e nel capire quello che rappresentano: l’impegno, la fatica, l’arte e soprattutto l’amore per uno dei mestieri vecchi come l’uomo.” Tino Sana

Da non perdere:

La sezione del museo dedicata alle biciclette dei mestieri ambulanti. Si va dal venditore di polli allo straccivendolo, dal cantastorie al ciabattino. Impossibile scegliere quale sia la bicicletta più curiosa e attrezzata!

La scuola e il centro studi:

Nel 2006 Tino Sana decide di mettere a disposizione gli spazi attigui al Museo per farne una scuola, attrezzandolo con un’aula didattica, un’aula da disegno e un laboratorio per il corso professionale di falegnameria. È presente inoltre un centro studi che organizza eventi, corsi, stage ed è attrezzato con un laboratorio in grado di riprodurre i prototipi dei progetti realizzati.

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