Itinerari tra arte, gusto e fede – La rotonda di San Tomè: il misterioso capolavoro del romanico

Ad Almenno San Bartolomeo sorge una delle ricchezze architettoniche della Valle Imagna dove si ha l’impressione di essere trasportati indietro nel tempo e delle cui origini non si ha una certezza storica.
29 Luglio 2019

Ad Almenno San Bartolomeo sorge una delle ricchezze architettoniche della Valle Imagna dove si ha l’impressione di essere trasportati indietro nel tempo e delle cui origini non si ha una certezza storica: la rotonda di San Tomè. È probabile che l’edificio originario risalga al X secolo, ma le guerre e l’incuria del XII secolo lo trasformarono in un rudere, tant’è che il vescovo di Bergamo decise di ricostruirlo mantenendo le fondamenta del vecchio tempio. Nel Cinquecento, la chiesa fu affidata alla custodia di eremiti, ma, nel 1536, fu poi venduta alla parrocchia di Almenno S. Salvatore. Per oltre quattro secoli è stata contesa tra le due parrocchie di Almenno S. Salvatore e S. Bartolomeo, finché nel 1906 fu affidata definitivamente ad Almenno S. Bartolomeo.

L’architettura – L’edificio appartiene all’architettura romanica e presenta una pianta circolare inconfondibile, costituita da tre cilindri sovrapposti che vanno via via restringendosi dal basso verso l’alto, opera di artigiani sapienti e informati dei movimenti artistici che caratterizzavano l’Europa dell’epoca e in grado di rendere la rotonda un’opera unica del romanico italiano.

Il cilindro maggiore è caratterizzato da semicolonne che terminano con capitelli lavorati e uniti tra loro da archetti pensili; il secondo cilindro presenta anch’esso archetti pensili e lesene a sezione rettangolare. Infine si ha la lanterna. Un’abside semicircolare e un presbiterio a pianta rettangolare finiscono di comporre il monumento. La chiesa probabilmente prende ispirazione dal tempio del Santo Sepolcro di Gerusalemme, dove si pensa sia stato sepolto Gesù Cristo.

L’accesso al tempio è possibile tramite la porta principale: ci si trova immediatamente nel vano centrale, dove giochi di luci ed ombre, che seguono le diverse stagioni e le diverse ore, creano un aspetto quasi teatrale. Sette nicchie ad arco costellano il perimetro, destinate probabilmente a ospitare delle statue o delle reliquie. Due scale dagli accessi contrapposti portano al matroneo, uno spazio in origine destinato ad ospitare le donne, che dovevano restare separate dagli uomini. Da qui il corridoio, chiamato deambulatorio, è chiuso da un largo parapetto in pietra che si affaccia sul vano centrale e sorregge le 8 colonne esili. Sui muri si possono notare resti di affreschi, tra cui una Madonna in trono con Bambino e una Annunciazione. Ciò indica che le pitture utilizzate erano di buona qualità. Sopra il matroneo, infine, si trova la cupola. Qui, durante gli equinozi, si compie una piccola magia: il sole verso le 17.20 circa attraversa la rotonda e colpisce il tabernacolo posto nell’abside, creando uno spettacolo affascinante. Durante i solstizi e alcune fasi lunari, invece, la luce che entra dalla monofora del cilindro intermedio disegna sulla parete opposta la sagoma di una croce.

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Sui portali d’ingresso, uno dei quali attualmente murato, sono scolpiti dei bassorilievi e in uno è raffigurato un uomo con una lancia in mano rappresentante San Tomaso, il santo a cui la chiesa è dedicata.

I capitelli – Al piano terra i capitelli delle 8 colonne (numero che nella tradizione medievale rimanda a Cristo) sono di tipo corinzio, geometrico e figurato, mentre nel matroneo sono presenti figure umane, zoomorfe e geometriche, con teste d’ariete, aquile e sirene a doppia coda.

Il monastero – A fianco di San Tomè, si ergeva un piccolo monastero femminile, trasformato poi in cascina. Questo convento avrebbe dovuto essere, oltre che luogo di preghiera e rifugio femminile, anche un centro per la manutenzione e la custodia della chiesa. Qui vennero ospitate suore di provenienza locale di classe medio-alta e qualcuna della nobiltà di Bergamo. Degli scandali morali e finanziari ne minarono la credibilità durante il XIV secolo, finché il complesso monastico non cessò di esistere come istituzione nel 1407. Recentemente restaurato, ora ospita un centro studi (Fondazione Lemine), diventato sede di convegni, mostre e manifestazioni. Dell’edificio originale è rimasto solo qualche traccia, come i resti del muro d’innesto nella rotonda.

La rotonda di San Tomè è facilmente raggiungibile: dopo aver abbandonato la strada principale di Almenno, si imbocca una via che porta verso la campagna per poter parcheggiare la vettura. Si procede poi a piedi per qualche centinaio di metri. Qui, le Prealpi bergamasche, campi e alberi maestosi danno la sensazione di trovarsi in un luogo dove il tempo si è fermato e dove è possibile trascorrere una giornata in famiglia. È consentito visitare la chiesa gratuitamente negli orari indicati che variano a seconda del periodo: da maggio a ottobre o da novembre ad aprile.

Per visite guidate, visitare il sito ufficiale o contattare [email protected].

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