Colesterolo, un’insidia silenziosa: l’importanza di tenerlo controllato

Quinto numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini spiegherà l'importanza di misurare e monitorare i livelli di colesterolo nel sangue.
26 Febbraio 2019

Quinto numero della rubrica dedicata alla salute a cura della Farmacia Visini di Almè. In questa nuova puntata il dott. Michele Visini spiegherà l'importanza di misurare e monitorare i livelli di colesterolo nel sangue. 

L’importanza di misurare e monitorare i livelli di Colesterolo è sempre più nota, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche nella popolazione: obiettivo di questo articolo vuole essere quello di mettere in luce alcuni aspetti magari meno noti e immediati in questo ambito.

Per capire quanto importante sia tenere sotto controllo questo parametro, è opportuno sottolineare che il Colesterolo, e più in generale la più ampia sfera delle Dislipidemie, è annoverabile tra i fattori di rischio cosiddetti “modificabili” per problematiche cardiovascolari, ad oggi ancora una delle più rilevanti cause di morbilità e mortalità nella nostra società.

Il Colesterolo è un prodotto presente fisiologicamente nell’organismo di ogni individuo, in diverse forme di aggregati (le cosiddette Lipoproteine a diversa densità): nel circolo sanguigno (VLDL, essenzialmente i Trigliceridi), depositato sulle pareti delle arterie e dei vasi (LDL, colesterolo “cattivo”), stoccato nel fegato come scorta (HDL, colesterolo “buono”) di cui poter usufruire in un secondo momento. A seconda della maggiore o minore prevalenza delle diverse tipologie di aggregati, cambia molto significativamente l’interpretazione dei livelli di Colesterolo totale riscontrati.

DETERMINAZIONE DEI LIVELLI DI COLESTEROLO

Quando si misura il Colesterolo, il dato più immediato che si ottiene è quello del cosiddetto Colesterolo Totale (CHOLtot), costituito dalla composizione dei tre elementi sopra citati (del valore dei Trigliceridi si prende solo una parte, il 20%); per rendere chiaro questo concetto, si potrebbe paragonare il CHOLtot a un baule di cui stimiamo le dimensioni esterne e del cui contenuto conosciamo la composizione qualitativa (banalmente possiamo paragonare le tre componenti a materiali quali ferro, paglia e tondini di legno, cioè tre materiali di diverso peso specifico): la misurazione del COLESTEROLO TOTALE ci consente di stimare le dimensioni metriche di questo baule; l’analisi approfondita del PROFILO LIPIDICO (ovvero la determinazione quantitativa dei tre elementi costituenti) ci fornisce un quadro completo del contenuto del baule stesso e quindi il suo reale peso; tale dato è essenziale per decidere se porre in atto dei correttivi.

E’ infatti intuibile che a parità di CHOLtot (a parità cioè di dimensioni complessive del baule da trasportare) cambia drasticamente l’approccio a seconda della composizione relativa degli elementi che lo costituiscono (ferro….paglia….tondini di legno del nostro baule….cioè LDL, HDL, VLDL). Due bauli di pari dimensioni richiederanno un investimento di forze molto diverso a seconda della maggiore o minore preponderanza del ferro al loro interno!

L’analisi del PROFILO LIPIDICO completo consente di fornire due parametri di grande interesse, fondamentali per interpretare al meglio i risultati numerici delle analisi del sangue e per delineare più correttamente il quadro:

  • LDL, il “Colesterolo cattivo”, ovvero quella frazione che si deposita sulle pareti dei vasi sanguigni, ispessendoli e rendendoli meno elastici, con conseguenze sulla circolazione: la capacità di dilatarsi da parte dei vasi sanguigni è uno dei sistemi di accomodazione e adattamento fisiologico che l’organismo mette in atto per evitare innalzamenti pressori del torrente circolatorio; se i vasi si induriscono e se sulle pareti interne di depositano placche cosiddette ateromatose, questo sistema di autoregolazione viene meno e la circolazione ne risulta influenzata negativamente. Questo parametro dovrebbe stare al di sotto dei 130mg/dL

  • CHOLtot/CHOL-HDL, ovvero la stima dell’impatto della parte positiva sul totale; questo parametro dovrebbe stare al di sotto del 4. Per esemplificare: se il totale di Colesterolo fosse 240mg/dL, il peso specifico di questo valore cambierebbe significativamente se il CholHDL (“buono”) fosse 40mg/dL oppure 60mg/dL; nel primo caso avremmo un rapporto TOT/HDL pari a 6, nel secondo pari a 4. Più basso è il rapporto, meglio è.

L’ALIMENTAZIONE

E’ noto che l’alimentazione e uno stile di vita più o meno attivo possono influire in modo significativo: una alimentazione particolarmente ricca di grassi, soprattutto saturi, o di alimenti ad alto contenuto di colesterolo aumentano le probabilità di avere un quadro più marcato di Dislipidemia; non è necessariamente detto, poiché grande importanza riveste lo stile di vita (la possibilità di consumare e metabolizzare quanto assunto con la dieta) e il codice genetico (la maggiore o minore predisposizione a produrre e metabolizzare determinati elementi; questa predisposizione è responsabile delle dislipidemie riscontrate in pazienti frustrati dall’insuccesso delle diete e dell’aver eliminato determinati alimenti).

E’ però intuibile che mantenere sotto controllo l’apporto dall’esterno di Colesterolo o di acidi grassi che contribuiscono alla sua produzione è una norma di importanza assoluta.

CORRETTIVI E RIMEDI

Il primo e più semplice approccio prevede una revisione delle abitudini alimentari e dello stile di vita, con misurazione iniziale e revisione del risultato ottenuto dopo un certo tempo sui livelli di colesterolo e sulla composizione relativa dei suoi elementi costitutivi: tale approccio, se positivo nei risultati, può essere risolutivo delle dislipidemie (solitamente lievi o moderate), soprattutto se i correttivi apportati sono riproducibili e sostenibili a lungo termine.

Se questo approccio non si rivelasse idoneo o non fosse sufficiente, è necessario ricorrere a correttivi di altro genere: Steroli vegetali contenuti in alimenti, Acidi grassi polinsaturi, Integratori alimentari contenenti principi vegetali come la Monacolina K (Riso rosso fermentato) o altro, fino ad arrivare ai farmaci di sintesi (Statine, Colestiramina, Ezetimibe, ….sono alcuni esempi); la scelta dovrebbe essere di competenza del medico di base, o quanto meno con esso andrebbe condivisa.

A questo punto nasce una domanda: un valore alto di colesterolo deve essere necessariamente corretto? La risposta corretta può solo essere “dipende”.

Per spiegare il senso di questa risposta possiamo ancora una volta ricorrere ad un banale esempio: assimiliamo il correttivo da apportare (farmaco o integratore che sia) ad una diga, concepita e realizzata per regimentare la portata di un corso d’acqua.

Grossolanamente potremmo dire che la decisione se costruire o meno una diga e come strutturarla dipenderà verosimilmente dalla valutazione del potenziale rischio di danni per eventuali ondate di piena e/o esondazioni a valle; sempre banalizzando, potremmo dire che ridurre drasticamente la portata del corso d’acqua a un minuscolo rigagnolo avrebbe poco senso se il rischio dovesse essere molto basso, così come sarebbe assai poco sensato non intervenire in caso di elevato pericolo potenziale; allo stesso modo far uso di un determinato dosaggio di uno dei farmaci a disposizione per il controllo del colesterolo garantisce una sensibile riduzione dei parametri, utile e/o necessaria in caso di moderato/elevato rischio cardiovascolare; è tuttavia forse inutile o eccessivo ricorrervi se la valutazione del rischio stesso fosse negativa.

La scelta di avvalersi di un correttivo deve essere ponderata con il medico di base e suffragata dai dati numerici, ma soprattutto dovrà essere mantenuta nel tempo….come una diga!

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