La zia del carrettiere e il misterioso gatto soriano

Un giovane carrettiere stava discendendo la Valle Brembana, quando restò impantanato nel fango. Era notte e trovò rifugio in una apparentemente disabitata casetta, che sembrava aspettare solo lui. L'unico ospite era un misterioso gatto soriano.
5 Luglio 2021

Tanti anni fa, in un’imprecisata epoca, un giovane carrettiere stava discendendo la Valle Brembana insieme al suo cavallo, che trainava – non con poca fatica – un grande carico di legna. Era una piovosa sera d’autunno, la lanterna si era già spenta da un pezzo e l’acciottolato bagnato della mulattiera non facilitava il lavoro al povero animale, mentre il padrone sognava di ritrovarsi all’asciutto di casa, dove viveva insieme all’adorata zia dopo che i genitori erano morti.

Il paese non era che a pochi chilometri di viaggio, ma la strada in quel tratto si inoltrava in un bosco molto fitto ed il giovane si ritrovò improvvisamente avvolto nel buio più assoluto. Bisognava procedere con cautela, fidandosi dell’istinto dell’animale che percorreva quella strada ogni giorno. Ma a preoccupare il ragazzo non era la paura di scivolare o perdersi, bensì la nomea che quel luogo portava sulle spalle: si diceva, infatti, che fosse infestato da spiriti e banditi, noti per importunare i viandanti e aggredendoli con tanta ferocia da uccidere le proprie vittime.

Perciò il carrettiere sperava di uscire da quel tratto il più velocemente possibile, per scampare alla funesta sorte. Una sorte che, purtroppo, pareva non essere proprio dalla sua parte: il carretto, infatti, finì per impantanarsi proprio lungo la strada, impraticabile dal brutto tempo. Sfinito e scoraggiato, il carrettiere si guardò intorno. Fra i lampi accecanti, il vento ruggiva e i tuoni sferzavano l’inquietante silenzio. Fu allora che la vide: una luce fioca filtrava fra i tronchi degli alberi. Non sembrava lontana, così – intenzionato a chiedere aiuto – il protagonista della vicenda si avvicinò lentamente tenendo il cavallo ben stretto per le redini.

Ben presto si trovò di fronte ad una casetta mai vista, al cui interno un fuocherello scoppiettava allegro nel caminetto e la tavola imbandita per una persona sembrava aspettare soltanto lui. Non vi era nessuno nei paraggi. Dopo aver legato il cavallo alla staccionata, bussò a lungo al portone ma non vi era anima viva. Provò a tirare il catenaccio e con immenso stupore si rese conto che la porta non era chiusa a chiave. Ad accoglierlo, una volta varcata la soglia, c’era un piacevole tepore ed un invitante profumino di pane fresco affiancato da grossi pezzi di formaggio, un cesto di castagne cotte ed un fiasco di vino. Il giovane aveva una fame da lupi e, senza tanti complimenti, spazzolò tutto quel ben di Dio.

Sazio e un po’ brillo, si spogliò dei vestiti zuppi e li mise ad asciugare accanto al fuoco. Solo allora si accorse che, in un angolo del caminetto, un grosso gatto soriano sonnecchiava beato. “Toh, eccolo il padrone di casa” esclamò sorridendo. Sfinito, si sdraiò su una poltrona e si addormentò. Al risveglio qualcosa di morbido gli solleticava lievemente i piedi: era il gatto, che si strusciava attorno alle sue gambe facendo le fusa. Infastidito e ancora colmo di sonno, il giovane perse la pazienza e lo allontanò con un calcio sul muso, tanto potente da mandarlo a sbattere contro una gamba del tavolo. Si risvegliò nuovamente parecchie ore più tardi, quando il sole già splendeva in cielo.

Mentre si rivestiva dei panni ormai asciutti, si stupì nel notare che la tavola era stata nuovamente apparecchiata con pane, latte, miele e una torta. Fece colazione in fretta e furia e uscì di casa, slegò il cavallo e tornò al suo carretto. Dopo averlo liberato con fatica dal fango, corse a casa per cercare la zia, impaziente di raccontarle l’incredibile avventura. Ma la ritrovò a letto, in preda a fortissimi dolori, con la testa ed un braccio avvolti da una benda molto spessa. “Che cosa ti è successo, zia?” domandò lui con preoccupazione. “Hai anche il coraggio di chiedermelo, malandrino senza cuore che non sei altro? Io ti avevo preparato una casetta accogliente, tutta a tua disposizione, e tu mi hai ripagato prendendomi a calci!”. Solo in quel momento il ragazzo si ricordò del gatto che aveva allontanato a malo modo la notte precedente e capì. E non osò più proferire parola.

(Tratto da Storie e leggende della Bergamasca di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani – Ferrari, Clusone, 2001)

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