Quelle strane orme bovine in Val Serina

C'era una volta in Val Serina una giovane che ogni notte fuggiva per andare a ballare. Ma ben presto si rese conto che non è tutto oro ciò che luccica.
4 Marzo 2021

A volte, mentre si passeggia lungo i sentieri di montagna, non è raro imbattersi nei resti fossili di grosse conchiglie bivalvi, testimoni di una storia vecchia come il mondo. Curiosamente queste particolari conchiglie assomigliano nella forma a dei zoccoli bovini, alimentando negli anni passati la credenza popolare che attribuiva queste orme alla presenza del Diavolo.

Fra le numerose leggende nate attorno a questo mito, una in particolare viene raccontata in Val Serina, nella zona tra Miragolo e Perello, dove si trova il vasto bosco della Val Pagana. Qui viveva insieme alla sua famiglia una bellissima ragazza che amava ballare a briglie sciolte. Il ballo sfrenato occupava la gran parte del suo tempo, ma i suoi famigliari non sapevano bene chi frequentasse e dove si recasse per dar sfogo al suo passatempo.

Genitori e fratelli facevano di tutto per ostacolarla: la sgridavano oppure la chiudevano in casa, ma lei continuava imperterrita a scappare di casa. Nessuno sapeva dove andasse a ballare: la giovane, infatti, si inoltrava in luoghi impervi e rocciosi sotto il santuario del Perello, facendo perdere in fretta le sue tracce. I fratelli, più volte, avevano provato a seguirla ma senza successo. Ad un certo punto la ragazza spariva e loro non potevano far altro che ascoltare una musichetta allegra proveniente da un luogo non ben precisato.

Una sera, stanco ed esasperato dell’atteggiamento ribelle della figlia, suo padre decise di adottare un provvedimento drastico. La portò in cantina e la lego stretta alla gamba di un tavolo, sprangando poi in modo impenetrabile la porta e la finestra del locale. Ma quando scoccò la mezzanotte, accadde una cosa che nessuno si sarebbe mai immaginato. Uno strano giovanotto comparve fuori dall’uscio di casa, sbirciando dalle imposte. Alto e aitante, il misterioso sconosciuto si avvicinò alla finestra della cantina e – senza alcuna fatica – la scardinò completamente.

In un batter d’occhio la ragazza fu libera ed iniziò a trasportarla a grandi passi verso il bosco, mentre lei si stringeva affettuosamente al collo di lui. Non è però tutto oro ciò che luccica e in un attimo il bel giovanotto si trasformò completamente. I suoi occhi divennero due grossi cerchi fiammeggianti mentre sulla testa spuntarono due piccole corna aguzze e tutto il corpo si ricoprì di lungo pelo fulvo. Al posto delle scarpe due grossi zoccoli bovini ed una lunga coda si attorcigliava fendendo l’aria. Si trattava del Diavolo. Il padre ed i fratelli si precipitarono dietro ai due, nel disperato tentativo di salvare la giovane che, resasi conto della trasformazione, cercava di divincolarsi da quell’abbraccio mortale.

Ma il Diavolo, dopo qualche passo di corsa, prese il volo e si buttò nello strapiombo che si apre sotto il santuario del Perello. Ad attenderli una grossa voragine e il Diavolo vi entrò, portando con sé la giovane che venne in quell’istante avvolta dalle fiamme dell’Inferno. Per terra, sull’orlo del precipizio, impresse nella roccia delle grandi orme bovine, lasciate dal Diavolo nella sua folle corsa. Si dice che quelle orme siano ancora lì e possano essere osservate da chi si affaccia sullo strapiombo. Alcune voci, però, affermano che sia ancora possibile in certe serate buie udire i disperati lamenti della sventurata ragazza rinchiusa fra le fiamme dell’abisso.

(Tratto da: “Storie e Leggende della Bergamasca” di Wanda Taufer e Tarcisio Bottani | Immagine in evidenza di: Wikimedia)

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