‘Occhio al sociale’ con ASC Imagna-Villa – lotta alla disoccupazione e sostegno ai giovani: dal Bando Idee ai buoni lavoro

In questa puntata andiamo a scoprire l'area lavoro insieme alla referente Chiara Bigatti, educatrice professionale e dal 2010 in forza all'ASC Valle Imagna-Villa d'Almè.
16 Luglio 2018

Con questa nuova rubrica, “Occhio al sociale” racconteremo quali sono, nel concreto, le attività in ambito sociale messa in campo dall'Azienda Speciale Consortile Valle Imagna-Villa d'Almè, l'ente che gestisce gli interventi sociali nell'Ambito territoriale che comprende i comuni di:  Almè, Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Barzana, Berbenno, Bedulita, Brumano, Capizzone, Corna Imagna, Costa Imagna, Fuipiano Imagna, Locatello, Paladina,  Palazzago, Roncola, Rota d'Imagna, Sant'Omobono Terme, Strozza, Valbrembo, Villa d'Almè.

In questa puntata andiamo a scoprire le iniziative che l'Azienda Speciale Consortile promuove in ambito lavorativo insieme alla referente dell'Area Lavoro Chiara Bigatti, educatrice professionale e dal 2010 in forza all'ASC Valle Imagna-Villa d'Almè ma che opera nel settore dal 2005 per l'inserimento lavorativo di persona disabili o svantaggiate per la Cooperativa il Barone Rosso.

Chiara, qual è il ruolo dell'azienda nelle dinamiche lavorative dell'ambito Valle Imagna Villa d'Almè?  Nel concreto, quali sono le azioni che mettete in campo?  (buoni lavoro, reddito inclusione…)

L’Azienda Speciale Consortile nel 2010 ha individuato fra le proprie priorità sociali la necessità di porsi come attore primario rispetto a tre temi principali: casa, lavoro e sostegno al reddito. In quegli anni di piena crisi economica il segnale forte rispetto a queste tre tematiche è stato quello di porsi accanto al cittadino, non solo rispetto a casi “sociali e di emergenza”, ma provando a far interloquire gli attori dell’Ambito che a diverso titolo potevano unire le forze rispetto a sostenere lo sviluppo di una nuova “economia-sociale”. 

Da qui sono nate due linee operative. La prima quella di supporto concreto, come politica attiva del lavoro, rispetto alle famiglie in situazione di crisi: nasce così un dispositivo sociale denominato Buono lavoro, ovvero un progetto costruito dal servizio sociale comunale con e per i propri cittadini disoccupati e senza il sostegno di ammortizzatori sociali, finanziato dall’Azienda Speciale Consortile e dai Comuni stessi. Negli ultimi tre anni, data la bontà del progetto, alcuni contributi economici sono giunti anche da Fondazioni e Caritas territoriali. Il progetto prevede che il cittadino segua un percorso personalizzato di circa tre/sei mesi durante i quali percepisce un beneficio economico a fronte di un impegno socio-lavorativo presso la propria comunità. L’intero Ambito è stato chiamato a mettere in campo luoghi in cui poter accogliere tali progetti: i Comuni sin da subito, ma poi le Parrocchie, le Cooperative Sociali e anche alcune aziende profit. 

Lo scorso dicembre la politica nazionale ha introdotto la misura del Reddito di Inclusione (REI). Ad oggi l’Azienda Speciale Consortile ha istituito un’equipe composta da un coordinatore, un educatore, un’assistente sociale e uno psicologo per il sostegno alle progettualità con le quali sostenere i nuclei beneficiari di tale misura socio-economica. Questa tipologia di progetti è molto simile al dispositivo del Buono Lavoro, ovvero si basa sulla stessa idea: sostegno alla persona attraverso una riattivazione della stessa grazie alle proprie potenzialità e per ridurre le problematiche. La seconda linea operativa è stata sicuramente più ambiziosa. L’Azienda Speciale Consortile si è spinta in un ambito che convenzionalmente non le è proprio e ha voluto incontrare gli attori economici del territorio: le aziende, gli imprenditori ma anche le associazioni di categoria locali e provinciali. Nasce così il tavolo Lavorinvalle che vede la presenza delle istituzioni politiche della valle (L’Ambito e la Comunità Montana) in dialogo con gli attori economici (Camera di Commercio, imprenditori, aziende, associazioni di categoria) e sociali (Parrocchie, Ufficio della Pastorale Sociale).

Come sta procedendo il progetto Lavorinvalle e il relativo spazio fisico, inaugurato lo scorso anno?

Nei primi anni di confronto e lavoro il tavolo Lavorinvalle si è posto l’obiettivo di sostenere gli imprenditori creando dialogo e la possibilità di lavoro in rete anziché in competizione, per proporre un prodotto e un servizio più appetibile per i mercati e sostenendo processi di accompagnamento e innovazione. Negli ultimi due anni il lavoro del tavolo ha visto il concentrarsi di risorse umane ed economiche rispetto ai temi “giovani e lavoro” e “valorizzazione del territorio”. Nasce così l’idea di individuare nella Valle un luogo in cui il lavoro diventi il fulcro delle diverse iniziative in esso presenti. Viene inaugurato lo “Spazio Lavorinvalle”, promosso e sostenuto dall’Azienda per l’incontro di idee innovative e lavoro con e per il territorio.

Bando Idee è la fucina di molti progetti interessanti, ma quanti “ce la fanno” veramente dopo aver partecipato al vostro bando? Qualche esempio?

Il Bando Idee è il modo con cui il tavolo Lavorinvalle vuole sostenere i giovani e le nuove idee imprenditoriali per lo sviluppo del territorio dell’Ambito. Il Bando supporta idee di impresa, di auto-impiego e di associazionismo di giovani entro i 35 anni di età. Per il coinvolgimento dei giovani e per il supporto alle nuove aziende l’Ambito ha previsto la presenza di una figura professionale operativa e supportata nella parte organizzativa anche dal mio lavoro.
Nei due anni di presentazione del Bando sono state 14 le idee finanziate e sostenute grazie a percorsi di accompagnamento e formazione. Delle idee presentate il primo anno cinque su sette sono state vincenti, per due si prevedono tempi più lunghi di sviluppo in regime di produttività. Fra le idee finanziate ad inizio anno possiamo scorgervi buone potenzialità ed una costruzione aziendale strutturata.

Di che aiuto hanno bisogno maggiormente i giovani (e meno giovani) per poter avviare la propria impresa nell'Ambito Valle Imagna – Villa d'Almè?

Ti posso rispondere secondo ciò che ho potuto vedere in questi anni e secondo una sensazione personale: credo che innanzitutto le idee e la voglia di fare, a differenza del “sentire comune”, ci siano e siano anche molto forti. C’è però bisogno di non sentirsi da soli nell’”impresa di creare impresa”; c’è bisogno di lavorare in gruppo e di potersi confrontare, conoscere realtà nuove e diverse. Infine c’è necessità di continua formazione, voglia di approfondimento e di studio perché solo grazie a questo le idee possono concretizzarsi.

Disoccupazione. Avete notato differenze sostanziali fra i problemi occupazionali in Valle Imagna e nei paesi dell'hinterland? Se sì, quali…

La disoccupazione ha colpito a 360 gradi, ma in particolare alcuni settori che in valle erano il motore di propulsione: il settore del legno e il settore dell’edilizia. Le famiglie della valle erano molto legate a questi settori lavorativi a differenza delle famiglie della zona bassa dell’Ambito più vicina all’hinterland e con più possibilità di accesso ai mercati lavorativi. L’approccio però rispetto alla crisi ha avuto un comune denominatore, ovvero la necessità di non chiudersi “per proteggere i propri interessi”, ma di unirsi e cercare un modo diverso di approcciare la realtà.

Quali sono le principali difficoltà che vi trovate più spesso ad affrontare?

Credo che il primo passo per svolgere al meglio il mio lavoro sia vedere oltre le difficoltà, ovvero essere consapevole che per costruire qualcosa di positivo e di sostenibile bisogna ribaltare il punto di vista e partire dalle potenzialità di ognuno.

 

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