Suona che ti passa – NeverEnding: 14 anni di musica insieme, il segreto? L’amicizia

Dalla Valle Imagna allo stadio di San Siro. A tanto sono arrivati i NeverEnding, gruppo nato a Sant’Omobono Terme nel 2004: quattro amici appassionati di musica che suonano insieme e creano canzoni originali da ormai 14 anni
4 Settembre 2018

Dalla Valle Imagna allo stadio di San Siro. A tanto sono arrivati i NeverEnding, gruppo nato a Sant’Omobono Terme nel 2004: quattro amici appassionati di musica che suonano insieme e creano canzoni originali da ormai 14 anni. Marco Previtali (voce e batteria), Omar Brumana (chitarra e cori), Gabriel Manzinali (bassista) e Damiano Todeschini (tastiere, voci e autore) ora non sono più gli adolescenti fan sfegatati di Ligabue di allora, ma la musica è ancora una costante nelle loro vite. Abbiamo parlato con Marco, cantante e frontman della band, che a nome di tutto il gruppo ci ha parlato dei NeverEnding, di ciò che li unisce ancora dopo tanti anni, dei ricordi più belli legati alla musica suonata insieme e dei progetti futuri.

Quali sono state le vostre influenze musicali?

Le nostre influenze si possono ricondurre tutte alla musica pop rock. Abbiamo iniziato suonando tanti pezzi di Ligabue, poi via via i gusti di ognuno di noi – Cesare Cremonini, i Coldplay, Robbie Williams, e altri – hanno reso il nostro suono più particolare, influenzando anche le canzoni del nostro cd di inediti “Quello che conta”, pubblicato nel 2013.

Suonare “tra amici” rende tutto più facile o più difficile?

Essere amici penso sia un elemento fondamentale, la cosa che ha fatto sì che i NeverEnding – seppur tra alti e bassi – siano durati e durino così tanto! Suonare con un amico vuol dire suonare per il semplice piacere di farlo, per la voglia di condividere un bel momento. Forse non c’è granché di professionale nel nostro gruppo, ma a noi va bene così! Soprattutto adesso che crescendo ognuno – purtroppo o per fortuna – sta trovando la propria strada anche al di là della musica.

Qual è la vostra canzone a cui siete più affezionati?

Credo sia “Mi fai ridere”; è una delle prime canzoni che abbiamo composto e una delle prime che abbiamo utilizzato per partecipare ad alcuni concorsi, E devo dire che ci ha portato bene! Inoltre, cosa ancor più importante, è una delle canzoni che i nostri “pochi ma belli” fan ci chiedono sempre di suonare. Quindi per noi ogni volta è un piacere riproporla!

L’anno scorso avete aperto il concerto di Davide Van de Sfroos allo stadio di San Siro, un traguardo che pochi musicisti possono vantarsi di aver raggiunto. Ci racconti com’è andata?

E’ stato stupendo! Una serie fortunata di coincidenze ha fatto sì che noi potessimo suonare due pezzi su quel fantastico palco. Ma in fondo, perché chiamarle coincidenze? Forse il destino ha voluto farci un piccolo regalo dopo i tanti sacrifici fatti e le tante porte che ci sono state sbattute in faccia. Siamo veramente felici di aver fatto questa esperienza, che ci porteremo dentro per sempre. Ricordo ancora quando ho detto agli altri tre ragazzi che saremmo andati a suonare a San Siro: non mi volevano credere! Per me il momento più emozionante è stato l’ingresso nel campo nel primo pomeriggio per le prove: mi sono trovato nello stadio vuoto, ai piedi di quel palco gigantesco, e con la mente ho iniziato a fantasticare. E’ stato davvero un momento bellissimo.

Da Selino Basso a San Siro, passando anche per le selezioni di Sanremo Giovani. Vi siete tolti delle belle soddisfazioni grazie alla vostra passione, ma non dev’essere stato facile partire da una piccola realtà come la Valle Imagna.

Portare avanti la nostra passione per la musica qui in Valle Imagna non è stato e non è facile. Ma abbiamo notato che anche fuori dalla nostra valle la situazione per chi suona non è migliore: i locali preferiscono investire su gruppi che assicurino un guadagno sicuro, come le cover band, ed è per questo che ne sono nate centinaia. Anche noi suoniamo cover, ma un po’ siamo costretti a farlo per andare in contro a questa logica. Riuscire a fare ascoltare la propria musica originale e riuscire a farsi apprezzare è molto difficile.

Cosa si potrebbe fare per sostenere la musica e le band di giovani come voi nelle nostre valli?

Io faccio parte del gruppo che gestisce il cinema-teatro Ideal di Cepino, a Sant’Omobono Terme: un teatro con 400 posti, che non sono pochi per una valle piccola come la nostra. Nella programmazione abbiamo provato a proporre musica di tutti i generi, ma abbiamo purtroppo capito in fretta che la gente del posto va a teatro per vedere una cosa sola: la commedia dialettale. Cosa possiamo fare? Bisogna continuare a insistere, a lottare. Forza band emergenti! Siamo con voi!

Cosa c'è nel futuro dei NeverEnding?

C’è ancora tanta voglia di musica, ma c’è sempre meno tempo a disposizione. C’è chi si sposa, chi lavora lontano, chi si trasferisce. Ma credo sia giusto così, è normale che ognuno cresca e trovi la propria strada. L’amicizia è la cosa che ci tiene ancora uniti e questo ci rende felici. Ma al di là della mancanza di tempo, abbiamo sempre in cantiere qualche pezzo che piano piano prende forma. Quando qualcuno di noi ha qualche idea, la condivide sempre col resto del gruppo e poi quando riusciamo ci lavoriamo tutti insieme. Quindi chissà, forse presto riusciremo a farvi sentire qualche nostra nuova canzone!

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