Quarantadue anni tra i banchi, tutti nella stessa scuola. Fabiola Locatelli, 61 anni di Brancilione (frazione di Corna Imagna), storica maestra della scuola elementare di Corna Imagna, a fine anno scolastico si congederà dall’insegnamento con la consapevolezza di aver dedicato la vita a un’unica grande passione: i bambini. “Dopo quattro anni all’istituto magistrale ho vinto il concorso e sono entrata subito di ruolo, a soli diciannove anni. Ho iniziato con una seconda e, da allora, non ho mai lasciato la scuola di Corna Imagna. All’epoca c’era l’insegnante unico: si seguivano tutte le materie con la stessa classe, dalla prima alla quinta”.
All’inizio, la differenza d’età tra lei e gli alunni era minima. “Avevo diciannove anni, loro sette. Le difficoltà non mancavano, ma c’era un grande spirito di collaborazione. Le colleghe erano una risorsa preziosa: ogni mese ci trovavamo per confrontarci e preparare insieme il materiale. Oggi, purtroppo, quel senso di squadra si è un po’ perso”. La scuola era diversa anche negli spazi. “L’edificio era lo stesso di oggi, ma al piano inferiore c’era il Comune e sopra le aule scolastiche, ricavate da vecchi appartamenti. Nella mia aula c’era un camino, in un’altra un lavello”.
Tra il 1989 e il 1990, l’edificio fu chiuso per ristrutturazione e le classi vennero trasferite nella scuola elementare della frazione di Brancilione, dove oggi si trova l’ostello “Il Sentiero” gestito dalla Cooperativa Giovani Orme. “All’epoca c’erano così tanti bambini che le scuole erano due. Il massimo è stato 70 alunni. Ma già allora cominciavano a vedersi i primi segnali del calo demografico. Così, appena terminarono i lavori a Corna, la scuola di Brancilione venne chiusa: il numero di iscritti stava già diminuendo”.
Il calo demografico ha cambiato profondamente l’organizzazione scolastica. “Quest’anno abbiamo solo una prima e una triclasse composta da terza, quarta e quinta. La seconda non c’è, perché non ci sono iscritti. Ci siamo dovute adattare e riorganizzare al meglio”. Nonostante le difficoltà, secondo Fabiola la scuola è migliorata in molti aspetti: “Oggi abbiamo quattro insegnanti di sostegno che ci aiutano moltissimo. I bambini con bisogni educativi speciali sono seguiti meglio di un tempo”. Anche il modo di insegnare è cambiato: “Con gli anni è stata introdotta la lingua inglese, l’organizzazione per competenze e l’informatica. I bambini più grandi imparano già a usare Word, Excel e da quest’anno abbiamo anche fatto attività di coding, grazie a maestre formate in questo ambito che hanno portato dei mini robot”.
Tra le innovazioni c’è anche il registro elettronico: “Ha velocizzato tanto il lavoro e migliorato la comunicazione con i genitori. Lo usiamo per tutto: compiti, voti, attività,comunicazioni con la segreteria e anche per gli scrutini. È molto comodo”. Fabiola ha vissuto in prima linea anche i momenti più difficili, come la pandemia. “Durante il Covid abbiamo fatto la didattica a distanza. I bambini sono stati bravi, ma ovviamente non era lo stesso. Il rientro in classe è stato emozionante: avevamo tutti voglia di tornare”.
Uno dei cambiamenti meno graditi, secondo Fabiola, è l’aumento della burocrazia che è sempre più invadente e rende tutto molto più complesso. “Oggi, anche solo organizzare una semplice uscita scolastica richiede un grande impegno. La burocrazia è tanta: bisogna cercare fondi, attendere autorizzazioni, definire le quote, coordinarsi con i colleghi. Non sempre tutti gli insegnanti possono dare la loro disponibilità e le responsabilità sono aumentate. Però sono momenti preziosi: come le recite e le attività didattiche, che cerchiamo di proporre sempre nel rispetto di tutte le culture e religioni”.

La scuola di Corna è sempre stata accogliente. “Negli anni ’80 arrivarono molti bambini extracomunitari. Due anni fa è arrivato un ragazzino ucraino. È stato subito ben accolto. I bambini sono meravigliosi: spesso quelli appena arrivati sono i primi ad aiutare gli altri, anche se hanno difficoltà loro stessi. L’aspetto più bello della scuola sono loro: i bambini”. I ricordi più belli? “Le feste, le uscite, i momenti di collaborazione con i genitori, e la maestra Cristina, che è sempre rimasta nei nostri cuori. Sono cose che ti restano dentro”. Ma il futuro è incerto. “L’anno prossimo tre bambini entreranno in prima, e quattro usciranno dalla quinta. I numeri continuano a calare. Si parla di unire la scuola di Corna con quella di Locatello. Se non lo deciderà la popolazione, sarà un’eventualità che si verificherà col tempo”.
Secondo Fabiola, una fusione potrebbe anche essere positiva. “I bambini avrebbero più coetanei, più opportunità di socializzare e di partecipare ad attività stimolanti. Con così pochi alunni, a volte è difficile proporre tutto quello che vorremmo. In un contesto più ampio, sarebbe più facile organizzare iniziative coinvolgenti per loro. Capisco che togliere una scuola significa togliere un pezzo di vita al paese, ma bisogna sempre mettere al primo posto il bene dei bambini”.
E con uno sguardo pieno di affetto e riconoscenza, Fabiola conclude: “Ho visto crescere generazioni, ora stanno arrivando anche i figli dei miei primi alunni. Insegnare è stato impegnativo, ma bellissimo. E se c’è un’aspetto che non è mai cambiato in questi 42 anni, è l’emozione che ti regalano ogni giorno i bambini. Ora – conclude Fabiola – dedicherò il mio tempo alle mie nipoti, cercherò di viaggiare di più e supporterò mio marito Carlo nella realizzazione e vendita delle ‘Farfalle di Chiara’. Sono farfalle colorate, realizzate in legno, sasso e resina, nate in memoria di nostra figlia Chiara. L’intero ricavato sarà devoluto all’associazione ‘Amici della pediatria’, che opera presso l’ospedale di Bergamo, per aiutare i bambini in cura.”
