Sant’Omobono, tela di Manini in dono al Comune: compaiono le terre coltivate dai nonni del sindaco

Dai nonni al nipote, 80 anni dopo. La tela di Vittorio Manini, donata al Comune di S.Omobono dalla figlia Pina, raffigura le terre coltivate dai nonni del sindaco Paolo Dolci.
9 Febbraio 2018

Un fatto decisamente curioso è accaduto in quel di Sant'Omobono Terme. La tela “Temporale in Valle Imagna”(olio su faesite del 1939) dipinta dall'importante pittore valdimagnino Vittorio Manini (nato a S.Omobono nel 1888) è stata donata dalla figlia, Pina Manini, di Dalmine, al Comune di Sant'Omobono Terme. Fino a qua una storia tutto sommato ordinaria: il ritorno, in terra natia, di un'opera realizzata circa 80 anni fa da un importante artista locale.

A colpire è però la coincidenza (o il destino, direbbero i meno cinici): la tela di Manini donata raffigura i terreni che, in passato, venivano coltivati proprio dai nonni paterni dell'attuale sindaco di Sant'Omobono Paolo Dolci.  Una dono che vale doppio, e che il sindaco commenta così: “Una forte emozione e un groppo in gola al pensiero di come la vita, a volte, faccia simili regali. Ricevere in dono una tela che racconta anche la storia della mia famiglia, oltre che quella del mio paese, mi ha fatto riflettere sugli oneri e onori che la gente del paese ha deciso di offrirmi. Io, nipote del sacrestano, Sindaco del Comune di Sant'Omobono Terme”.

Il quadro in questione ritrae le collinette soprastanti la piazza della Chiesa di Mazzoleni (frazione di S.Omobono dove nacque l'artista) con le vecchie case di Ca' Bùs. Come già detto, il terreno tratteggiato ai piedi delle colline veniva coltivato dai nonni del primo cittadino di S.Omobono Paolo Dolci:il sacrestano di allora, il Signor Omobono, e dalla moglie Giuseppa.  

“Purtroppo dei miei nonni paterni ricordo molto poco – prosegue Dolci –. Il nonno Omobono Dolci è morto negli anni Sessanta, la nonna Giuseppina Locatelli, per tutti Ösèpa a fine anni Settanta (il sindaco Paolo Dolci è nato nel 1975 ndr). Della nonna conservo brevi tratti di una donna piegata dal tempo e dalla fatica. Per fortuna ci sono stati i loro figli a raccontarmi la storia della nostra famiglia: otto fratelli e quattro sorelle, due delle quali suore. Una famiglia sempre unita e solare. La maggior parte di loro emigrò tra Francia e Svizzera, mio padre è stato trai pochi a rimanere in paese. Ogni estate era una festa quando rientravano gli zii. Luglio era il mese degli svizzeri, agosto quello dei francesi. La maggior parte di loro ormai non c'è più, ma i ricordi sono profondi, come le radici che mi legano alla terra valdimagnina”.

Dove sull'opera del Manini vengono dipinti verdi prati oggi troviamo, invece, le scuole elementari, villette, il campo da calcio e il cimitero ampliato, a testimoniare che anche la Valle Imagna ha subito negli anni un processo di urbanizzazione, ma non in maniera aggressiva. “La Valle Imagna – sottolinea Dolci – rimane una piccola perla dove il verde la fa ancora da padrone. Certamente gli angoli tratteggiati da Vittorio Manini sono scomparsi, ma basta muovere di poco lo sguardo verso la vicina Cornabusa per rendersi conto che l'ambiente valdimagnino è ancora intatto”.

 

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