“Senza stipendio da tre mesi” la denuncia dei lavoratori della mensa dell’Ospedale di San Giovanni

È sempre più un caso la gestione della mensa dell’ospedale di San Giovanni Bianco. Nonostante le rassicurazioni diffuse dalla stessa struttura ospedaliera, che ha garantito la regolare somministrazione dei pasti ai pazienti, resta aperta la questione di chi lavora in mensa.
27 Aprile 2022

È sempre più un caso la gestione della mensa dell’ospedale di San Giovanni Bianco. Nonostante le rassicurazioni diffuse dalla stessa struttura ospedaliera, che ha garantito la regolare somministrazione dei pasti ai pazienti, resta aperta la questione di chi lavora in mensa. Una vicenda complessa, fatta di lungaggini burocratiche e tanti punti oscuri. A ripercorrerla è Monica Cobianchi, una delle lavoratrici della struttura.

“La storia è questa: Siarc, azienda con sede a Catanzaro, dal 2012 ha l’appalto per la gestione della mensa dell’ospedale. In teoria gli appalti andrebbero rinnovati di anno in anno, ma l’ultimo appalto era stato bloccato per irregolarità, e l’azienda è stata prorogata di anno in anno per sette anni – spiega Monica – Questo ha fatto si che non si portassero alla luce le varie questioni, perché non si sapeva quale azienda sarebbe poi arrivata, dunque non conveniva segnalare i problemi, non sapendo chi sarebbe poi subentrato”.

Un problema cronico, secondo il racconto della dipendente. “Io e altre colleghe della mensa abbiamo sempre segnalato mancati pagamenti, mancata fornitura delle derrate, grammature sbagliate…ma eravamo troppo poche e isolate per fare qualcosa e cambiare stipendi e orari, dato che avevamo i doppi turni”. Una situazione che peggiora con la pandemia. “Con il Covid, la Siarc ha anche richiesto la Cassa Integrazione, ma non c’era bisogno assolutamente, anzi lavoravamo più di prima. Intanto, l’azienda ha iniziato a pagare in ritardo gli stipendi, era chiaro che avessero problemi economici. I fornitori hanno iniziato a non mandare più il rifornimento, l’ufficio ha dovuto diminuire le quantità di prodotti che ci mandavano, siamo arrivate a fare un passato di verdure per 26 persone con 2.5kg di verdure”. I nodi vengono al pettine a febbraio. “Da quel mese, Siarc ha smesso di pagare gli stipendi. I sindacati ci hanno detto di pazientare, ma io ho solo quel reddito, come faccio?”.

Dalla Calabria, secondo Monica, tutto tace. Non rispondono al telefono (anche la nostra redazione ha provato a mettersi in contatto con Siarc, senza successo ndR), hanno scuse assurde per coprire la mancanza di liquidità. Sono mesi che non si fanno sentire dall’Azienda ospedaliera di Bergamo, che è stata lenta nel bloccare i pagamenti alla Siarc, che ha anche debiti con il Comune di Catanzaro”. La stessa azienda, in effetti, non risponde al telefono e non è possibile mettersi in contatto con loro. Senza troppe sorprese, comunque, la settimana scorsa Siarc ha comunicato di aver chiesto il concordato fallimentare: tutto i pagamenti antecedenti al 6 aprile sono congelati. “L’Azienda Ospedaliera si è mossa in ritardo – denuncia Monica – d’accordo garantire le derrate, ma noi lavoratori? Non possiamo stare a casa, non possiamo scioperare. Noi in mensa forniamo un lavoro gratis, quattro persone che lavorano senza essere pagate per preparare e gestire i pasti”.

Non c’è nessuna garanzia per i lavoratori sotto contratto con Siarc, grazie ad un contratto – ci spiega Monica – che non può essere rescisso nemmeno se i dipendenti non vengono pagati, perché manca la clausola nell’accordo tra la ditta e l’Azienda ospedaliera. “A questo punto, sindacati e ATS dicono che si potrebbe rescindere il contratto in base al fatto che l’azienda non manda le derrate per cui viene pagata. Per ora, gli alimenti arrivano da Bergamo e sono garantiti, ma la preparazione e la lavorazione non sono pagate, noi non siamo sotto l’ospedale di Bergamo ma appunto sotto Siarc: non possiamo nemmeno prendere le ferie e non lo facciamo per non perdere il posto, ma se vogliono ti lasciano a casa lo stesso”.

Una situazione su cui si sarebbe dovuti intervenire già anni fa e che è definitivamente collassata, lasciando Monica e le altre lavoratrici in un buco nero. “L’ATS avrebbe richiesto alla Siarc il nominativo del commissario per il fallimento scelto a Catanzaro, ma non rispondono. Andare a lavorare gratis si può, se c’è una prospettiva davanti: a noi dicono che il contratto con Siarc è valido fino a fine dicembre, sarebbero 11 mesi senza stipendio. Io sto chiedendo aiuto ai miei genitori per poter andare avanti, ho una figlia disabile e un mutuo da pagare. Siarc fallisce, d’accordo, ma con 300 mila euro di debiti con il Comune di Catanzaro, alla fine cosa cambia? Di sicuro l’azienda non salderà mai il debito con noi: non possiamo andare avanti così”.

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