Può sembrare quasi un’impresa impossibile, un bellissimo spreco di tempo, come canta Jovanotti. Eppure ecco 800 pellegrini baciati dal Creato, incamminati da Sotto il Monte verso la Cornabusa.
Un cammino – questa settima edizione del pellegrinaggio notturno da Sotto il Monte alla Cornabusa nella notte tra sabato 2 settembre e domenica 3 settembre – che rappresenta un’esperienza di fede al tempo stesso collettiva e individuale.
Al netto dell’importanza del significato dell’arrivo al Santuario mariano di Sant’Omobono Terme, è soprattutto il viaggio ad essere pregno di significato, un viaggio con altri pellegrini che è esso stesso la meta. La forza di questa esperienza sta proprio il camminare, di notte, verso una meta comune spalla a spalla con persone care ma anche sconosciuti, con i quali si vive insieme un tratto di cammino di fede e speranza, con i quali – delle volte – nascono amicizie o semplicemente momenti di intensa condivisione.
In mezzo agli 800 del “biscione” salito in direzione Cornabusa tante storie di fede e rinascita, devozione e amore per il prossimo come racconta Romina Passoni di Barzana: ““Sto compiendo questo cammino per scoprire il valore del camminare insieme, del camminare verso l’altro e tendere insieme a quel grande valore che è il bene assoluto che si declina nell’amore universale”.
“Partecipo a questo pellegrinaggio dalla prima edizione, per me è un appuntamento speciale, anche se un po’ faticoso, e mi porta una grande serenità nel cuore” racconta una giovane pellegrina.
“È stata un’esperienza incredibile, intensa, da rifare sicuramente. Non conoscevo bene la Cornabusa e tornerò sicuramente con la mia famiglia” dichiara un altro pellegrino.
Ricordiamo che il percorso, di circa 30 Km (che ha toccato i paesi di Sotto il Monte, Mapello, Ambivere, Barzana, Almenno San Bartolomeo, Almenno San Salvatore, Strozza, Capizzone, Bedulita e, infine, Sant’Omobono Terme) percorso dagli 800 pellegrini è la strada che Angelo Giuseppe Roncalli percorreva d’estate per raggiungere il santuario della Cornabusa, a piedi nella salita alla grotta. Un appuntamento al quale fu fedele fino all’agosto del 1958, prima di entrare in Conclave. Era per lui la sosta non solo in un luogo particolarmente affascinante dal punto di vista naturalistico, ma la sosta nel mistero della creazione: “… E’ il Santuario più bello che esista, perché non l’ha fatto la mano dell’uomo, ma Dio stesso”.