Papà Dante, la fotografia, il ristorante e le arti marziali: Damiano Frosio, più di un fotografo

Dalla fotografia appresa dal padre all'impegno con la pizzeria di famiglia, fino alle arti marziali e l'attività di editore.
22 Giugno 2025

Fin dalla giovane età Damiano Frosio, classe 1962, fotografo di Sant’Omobono Terme, ha imparato l’arte della fotografia proprio grazie al padre, il celebre fotografo Dante Frosio. “Mio papà era già fotografo – racconta Damiano – Alla fine della guerra ricevette in dono la sua prima macchina fotografica dal farmacista del paese. Imparò da autodidatta, fino a collaborare con L’Eco di Bergamo.”

L’amore per la fotografia nasce quindi in famiglia. Damiano ricorda con affetto i primi insegnamenti del padre, ma anche il percorso di formazione che lo portò a imparare tecniche da diversi maestri. “Ho appreso il ritocco fotografico da Ettore Corti, lavorando a mano con matite e aerografi. Mio padre aveva anche una piccola camera oscura, dove mi insegnò a sviluppare il bianco e nero. Per perfezionarmi, mi mandò da Giuseppe Crotti, specialista delle riproduzioni in camera oscura, e a Bergamo imparai anche la tecnica delle foto su porcellane. Tecniche oggi non più utilizzate.”

Nel 1981, Damiano decise di lasciare gli studi per prendere in mano l’attività di famiglia, a causa delle precarie condizioni di salute del padre. “Da quel momento mi sono dedicato completamente alla fotografia. Mio padre mi regalò una Hasselblad 6×6, una delle migliori macchine fotografiche dell’epoca.” Nel corso degli anni, l’evoluzione tecnologica ha trasformato il mestiere. “Inizialmente sono passato allo sviluppo e stampa del colore, ma con l’avvento del digitale è cambiato ancora tutto. Non è stato facile: non avevo mai usato un computer, ma ho imparato con corsi di Photoshop e design, aggiornandomi costantemente. Oggi lavoro anche con i nuovi software di fotoritocco.

Damiano con il papa Dante - La Voce delle Valli
Un giovane Damiano con papà Dante.

Tra il 1980 e il 1985, Damiano si è dedicato alla fotografia sportiva per l’Atalanta. “All’epoca, le principali entrate erano lo sviluppo e stampa di fotografie e i servizi matrimoniali. Oggi la realtà è ben diversa: con gli smartphone, molti conservano le immagini solo in digitale, senza stamparle. Inoltre, sono diminuiti anche i matrimoni. È difficile vivere solo di fotografia: a Bergamo e provincia, il 90% dei fotografi ha chiuso.”

Per questo, Damiano ha ampliato le sue attività. “Oltre al lavoro di fotografo, gestisco con la famiglia la pizzeria Fumata Bianca a Sant’Omobono Terme. Nel 1990 ho aperto una palestra dove insegno arti marziali“. Damiano è infatti anche maestro di Kung Fu, disciplina che pratica dal 1980. “Ho anche fondato due case editrici – prosegue –. La prima, Gesù La Nuova Rivelazione, nata nel 2007, pubblica testi spirituali, molti dei quali tradotti dal tedesco. La seconda, EdizionImagna, è nata nel post-Covid e ha pubblicato “23 La Linea Rossa” di Raffaello Baitelli, infermiere che racconta in poesia la sua esperienza durante l’emergenza all’ospedale Papa Giovanni.”

La passione per la fotografia ha portato Damiano anche nelle scuole elementari, dove ha tenuto corsi per bambini. “Mi ricordo un progetto in cui i bambini dovevano fotografarsi le mani: avevano una fantasia incredibile. Li ho portati anche in camera oscura, ed erano affascinati nel vedere come nasce un’immagine.” Oggi, Damiano coltiva un sogno: aprire un museo fotografico. “Colleziono attrezzatura fotografica da anni: i pezzi più antichi risalgono alla fine dell’Ottocento. Ho anche ritirato il materiale di Battista Mazzoleni, un vecchio fotografo della valle, che comprende macchine, corredi, pellicole e lastre in vetro.”

LIBRO - La Voce delle Valli
Il libro dedicato a papà Dante.

Nonostante i molti anni di attività, il legame con il padre resta forte. “Nel 2015, per l’ anniversario della sua morte, ho pubblicato il libro ‘Dante Frosio’, un fotografo e la sua valle, una raccolta di immagini, ritratti, luoghi, momenti di lavoro e di fede nella Valle Imagna, visti attraverso la sua sensibilità. Mio padre divenne famoso grazie a due scatti: uno di Papa Giovanni XXIII in preghiera al Santuario della Cornabusa, l’altro di due colombine. Sono immagini che fecero il giro del mondo.

Tra le fotografie a cui è più legato, Damiano cita uno scatto realizzato a una donna cieca in pellegrinaggio alla Cornabusa. “L’ho fotografata da dietro una finestra, mentre era in preghiera. È una foto molto bella e significativa. L’ho esposta nella pizzeria, e ricordo un ragazzo che, guardandola, si è commosso fino alle lacrime. È forse la foto più bella che io abbia mai scattato, perché tocca qualcosa di profondo, qualcosa che va oltre l’immagine”.

FEDE RITAGLIO JPEG - La Voce delle Valli
La foto della donna cieca

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