Continua a tenere banco il tema dell’utilizzo di luoghi di culto come locali di osservazione e stazionamento di salme e feretri, non consentito dalle attuali leggi regionali. Nonostante per anni le salme dei defunti – soprattutto nei piccoli paesi dove non presenti case del commiato – siano state poste all’interno di Chiese messe a disposizione dalle Parrocchie per la visita di familiari e amici, solo recentemente la questione ha cominciato ad essere sollevata.
Nei giorni scorsi, dalla Comunità Montana Valle Brembana una lettera – firmata da tutti i sindaci della valle – chiede “ai Presidente del Consiglio Regionale, Presidente della Regione e Consiglieri Regionali il riesame delle leggi e del Regolamento regionale […] al fine di consentire l’utilizzo degli edifici di culto messi a disposizione dalle Parrocchie come locali di osservazione e stazionamento di salme e feretri. Certi che le problematiche poste in evidenza, che interessano in particolar modo i piccoli Comuni montani e le zone periferiche del territorio, possano essere affrontate e superate in tempi certi e rapidi, ringraziamo per l’attenzione”.
“Ritenuto come, in particolare per i piccoli Comuni – sottolinea la missiva della Comunità Montana – ma anche per numerose frazioni di altri Comuni, il divieto di utilizzo degli edifici di culto, limitando fortemente le scelte delle famiglie, obbligate a spostarsi anche per decine di chilometri, non appaia rispettoso del delicato e doloroso momento del commiato, nonché delle stesse volontà di defunti e familiari che in numerosi casi scelgono l’utilizzo dell’edificio di culto proprio per ragioni connesse al loro credo religioso”
Netta la posizione del consigliere regionale, uomo della Valle Brembana, Jonathan Lobati, (in risposta alla Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri (Feniof) secondo la quale modificare le norme sarebbe populista): “Voglio essere chiaro, come già manifestato nelle dichiarazioni dei giorni scorsi, che è responsabilità dei legislatori nazionali e regionali, trovare una soluzione coerente che permetta, da un lato di garantire un servizio in quei territori dove il privato non vuole e non ha interesse a investire per non obbligare i parenti dei defunti, in un periodo già di per sé triste e difficile, di doversi fare anche 30 km per trovare un luogo adeguato per i propri cari scomparsi e, dall’altro, di semplificare il quadro normativo e regolamentare per chi gestisce o vuole investire nelle case del commiato, tutelando di fatto anche quelle realtà economiche che hanno fatto investimenti in questa direzione.
Non devo essere visti come due servizi concorrenti, ma complementari, per dare ai Lombardi le stesse opportunità per affrontare il ” culto dei morti”. Ancora tantissimi Comuni non hanno la casa del commiato ed è proprio in quelle realtà che vanno trovate soluzioni concrete. Detto questo, trovo gravi e deprecabili, le dichiarazioni messe nero su bianco da parte di questa associazione di categoria, che accusa i parroci di paese di connivenza con le piccole imprese di onoranze funebri locali, accusandoli di ricevere ” mance” , ai quali, invece, va il mio sincero ringraziamento al servizio non solo spirituale per le nostre comunità, in particolare quelle più lontane dai grandi centri. Concludo con una battuta: in montagna, grazie anche ai parroci, non siamo dimenticati da Dio, ma dagli uomini di sicuro!”.