Anagrafe della Fragilità: 457 le persone fragili nell’Ambito Valle Imagna-Villa d’Almè

L'Anagrafe della Fragilità è un progetto che coinvolge tutti i 14 ambiti territoriali della provincia, che ha come obiettivo quello di supportare le persone in condizioni di fragilità sociale o clinica.
21 Dicembre 2020

Sono passati ormai quasi 10 mesi da quando in Italia, e nel resto d'Europa, è scoppiata l'emergenza Covid-19. Un evento improvviso ma soprattutto inaspettato, che ha preso alla sprovvista tutti, dalle persone – costrette a reinventarsi una nuova quotidianità – fino alle istituzioni, fin dal principio attive per contrastare gli effetti e le conseguenze di una nuova, sconosciuta pandemia.

Fra le diverse azioni messe in campo c'è anche quella di istituire un'Anagrafe della Fragilità, un importante progetto che coinvolge tutti i quattordici ambiti territoriali della provincia bergamasca (profondamente colpita dal Covid) che ha come obiettivo quello di mettere in evidenza e supportare, grazie all'intervento di alcuni operatori che lavorano a domicilio, quelle persone  “fragili” sia perché vivono in situazioni di isolamento (anziani soli o persone in difficoltà) sia per problematicità legate ad una situazione clinica complessa.

Il progetto nasce da un'idea di ATS Bergamo, in collaborazione con i sindaci della provincia di Bergamo, la Fondazione della Comunità Bergamasca e le tre Asst di riferimento (Papa Giovanni XXIII, Bergamo Est e Bergamo Ovest), sostenuto da Regione Lombardia – spiega Chiara Bigatti, coordinatrice per l'Ambito Valle Imagna-Villa d'Almè – Partendo da un'analisi di dati, l'idea è stata quella di mettere in evidenza queste persone in stato di fragilità per andare a casa loro per un momento di incontro e conoscenza. Questo metodo di lavoro permette di passare da quello che è sempre stato l'approccio al servizio socio-sanitario, ovvero il cittadino che si rivolge a tali servizi per le proprie esigenze, ad un incontro in cui sono questi ultimi ad andare a casa del cittadino”.

Sono state individuate, su tutto il territorio della provincia, 9.177 persone, di cui 457 nell'ambito Valle Imagna-Villa d'Almè, suddivise in tutti i venti Comuni. Come si svolge il progetto dell'Anagrafe delle Fragilità? Degli operatori del territorio, a fronte di un primo contatto telefonico, possono prendere appuntamento con le famiglie e le persone segnalate per un incontro all'interno della propria abitazione, nel quale verrà somministrata una piccola scheda d'informazione con lo scopo di individuare quelle che potrebbero essere delle situazioni di difficoltà o criticità del singolo soggetto.

I tre operatori che svolgeranno il servizio in Valle Imagna sono Michela Busi, assistente sociale di Ambito, Caterina Gotti Silvana Manzoni, due OSS già operatrici del servizio SAD, gestito dall'Azienda Speciale Consortile tramite la Cooperativa Città del Sole. Nel mese di novembre si è tenuta la formazione con ATS, mentre a dicembre si è dato il via alla prima fase coinvolgendo anche i Comuni, insieme ai quali è stata inviata a tutte le persone individuate una lettera di presentazione a firma di Gianbattista Brioschi, referente dell'ambito, e del primo cittadino di ogni Comune.

Ovviamente, gli operatori entreranno in casa delle persone con tutti i dispositivi di sicurezza, camice,  sovrascarpe, mascherina, visiera e guanti – sottolinea la coordinatrice Bigatti –. A tutti gli operatori, inoltre, è stato effettuato un tampone. Dopo aver inviato le lettere, abbiamo iniziato, nei giorni scorsi, ad effettuare le prime telefonate e a fissare i primi appuntamenti. In ogni caso, chiunque abbia qualche dubbio o necessiti di informazioni può telefonare all'Azienda Speciale Consortile, tutti i giorni dalle 10 alle 12”. Il progetto è dunque partito a dicembre e terminerà con la fine di marzo 2021.

La cosa più importante è che, a fronte di questi incontri ed analisi con i cittadini, possano emergere sia dei bisogni che dei punti di forza e possa essere questo un primo passo, una prima sperimentazione verso un avvicinamento del servizio al cittadino – conclude Bigatti – Invertire, scambiare un po' quella che è sempre stata la quotidianità e la consuetudine in cui il cittadino, quando ha bisogno, viene a chiedere: non è detto che accada, soprattutto all'interno delle nostre valli. Sicuramente in questa fase è fondamentale riuscire ad abbattere un po' di diffidenza, che è normale ci sia. Ma potrebbe essere l'inizio di una progettualità che potrà poi svilupparsi anche nei periodi futuri, magari proprio come servizio dell'Azienda Speciale Consortile”.

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