Coronavirus, l'Italia si avvicina alla fase 2: chi tornerà a lavorare?

In Italia ci si avvicina lentamente alla fase 2 di questa emergenza coronavirus, che da mesi sta attanagliando il nostro Paese nella sua stretta morsa. Cosa succederà allo scoccare del fatidico 4 maggio?
22 Aprile 2020

In Italia ci si avvicina lentamente alla fase 2 di questa emergenza coronavirus, che da mesi sta attanagliando il nostro Paese nella sua stretta morsa. Cosa succederà allo scoccare del fatidico 4 maggio? Nel prossimo decreto ci saranno sicuramente almeno 50 miliardi, conditi da mascherine e distanziamento sociale, almeno fino a quando non verrà trovata una terapia o prodotto un vaccino. Al vertice fra il premier Conte e Vittorio Colao, alla guida della task force, si è parlato delle prime linee guida da adottare, di chi tornerà al lavoro e come ci si potrà muovere toccando diversi punti, dai mezzi pubblici ai dispositivi di protezione individuale.

2,8 milioni di italiani riprenderanno a lavorare – una cifra in realtà più ampia, perché molti resteranno in modalità smart working. Nel corso del confronto, si è espressa anche l'opportunità di far ripartire già dal 27 aprile alcune aziende che siano in grado di rispettare i protocolli di sicurezza. Di certo è che dal 4 maggio a ripartire saranno attività manufatturiere, commercio all'ingrosso e costruzioni, mentre grossi dubbi vertono ancora sul discorso dei negozi. L'Inail ha infatti bollato il commercio al dettaglio come attività a rischio “medio”, così come bar e ristoranti che però hanno dalla loro la difficoltà nell'evitare assembramenti. Imprecisa presa di posizione anche per l'estetica, che se ripartirà a breve dovrà però garantire una sanificazione costante degli strumenti e degli ambienti, oltre che ricevimenti esclusivamente su appuntamento.

Via libera a sport all'aperto e passeggiate con i bambini al parco, sempre mantenendo ovviamente le fondamentali distanze sociali. Consentito, teoricamente, anche raggiungere le seconde case al mare oppure in montagna, anche se per quanto riguarda gli spostamenti fra regioni la questione rimane spinosa e ancora poco definita. Durante le prime settimane, comunque, resteranno sconsigliati gli assembramenti e per gli over 65 rimane il consiglio di restare in casa. 1 metri di distanza anche per fare la spesa e in alcune occasioni, come nei centri commerciali, potrebbe aumentare anche fino ai 2 metri. Mentre per incontrare i parenti, mascherina e guanti saranno d'obbligo.

Cinema, teatri, musei e mezzi pubblici – I musei saranno i primi a riprendere l'attività, con ingressi ovviamente contingentati – come accadeva prima delle misure di contenimento – mentre i cinema ed i teatri dovrebbero garantire distanza di sicurezza fra uno spettatore e l'altro. La questione è più complessa per i mezzi pubblici, utilizzati da molte persone per recarsi al lavoro. L'ipotesi più studiata è quella di mantenere un sedile di distanza fra gli utenti, mentre alcune aziende nelle grandi città come Roma Atac stanno studiando percorsi alternativi nelle stazioni e bus “a numero chiuso” con non più di 20 passeggeri per ogni mezzo sfruttando l'eliminazione degli orari di punta per i lavoratori.

Ma le mascherine, basteranno? – Il fabbisogno attuale di mascherine risulterebbe essere di 7 milioni. Ad oggi, come affermato dal commissario Domenico Arcuri, ne vengono consegnate 4 milioni al giorno. Al momento Roberto Guerra, direttore vicario dell'OMS, ha spiegato che il fabbisogno di mascherine dipenderà da quando si prevede di riaprire dall'attività lavorativa svolta. “Perché ci sono persone a cui non ne basta una, e la devono cambiare ogni tot ore”. Non resta che attendere, ora, le linee guida ufficiali.

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