Ex cava di Strozza, processo a rischio rinvio: dopo 5 anni si teme un clamoroso azzeramento

Il processo per il presunto traffico illecito di rifiuti nella ex cava di Strozza rischia un brusco stop proprio quando sembrava vicino alla conclusione.
9 Maggio 2025

Il processo per il presunto traffico illecito di rifiuti nella ex cava di Strozza rischia un brusco stop proprio quando sembrava vicino alla conclusione. Dopo anni di rallentamenti e rinvii, l’ipotesi che il procedimento debba ripartire da capo è tornata a farsi concreta.

A pesare è l’agenda fittissima della giudice monocratica attualmente incaricata del dibattimento, che ha lasciato intendere in aula la possibilità di non riuscire a gestire anche la stesura della sentenza e l’analisi di una documentazione così ampia senza compromettere l’andamento degli altri processi in carico. La proposta, fatta in forma di sondaggio, è stata quella di valutare il possibile passaggio del fascicolo a un altro giudice.

Un colpo di scena che ha lasciato interdetti i legali presenti e l’unico imputato in aula, Maurizio Zuntini, geologo di Caprino ed ex direttore del sito. Zuntini è accusato per la sua attività in relazione alla gestione della cava da parte della società Quarzifera Bergamasca srl, oggi sotto sequestro. Per lui il pubblico ministero ha chiesto una condanna a due anni e mezzo.

La nuova udienza è stata fissata per il 18 settembre, dopo che la giudice ha acquisito agli atti una fidejussione da 309 mila euro, versata dalla compagnia Zurich assicurazioni al Comune di Strozza. In precedenza, erano state fissate le date del 28 e 29 maggio per repliche e sentenza, ora cancellate.

L’indagine era iniziata nel 2014, portando all’iscrizione nel registro degli indagati di venti persone. Il procedimento ha conosciuto numerosi rallentamenti: dal trasferimento per competenza territoriale dal tribunale di Brescia a quello di Bergamo, alla pandemia, fino alla maternità della magistrata.

Durante il dibattimento, durato anni, alcuni degli imputati sono deceduti e molti capi d’accusa sono caduti in prescrizione. A febbraio scorso, il pubblico ministero della DDA di Brescia Teodoro Catananti, subentrato in corso d’opera, aveva già richiesto l’assoluzione per quindici dei venti imputati, definendo parte delle contestazioni “audaci”.

Se le difese accetteranno la proposta di continuare il processo con un nuovo giudice, quest’ultimo dovrà studiare migliaia di pagine prodotte nel corso del lungo dibattimento. L’ipotesi è che il nuovo giudicante possa acquisire gli atti già raccolti e ascoltare nuovamente le discussioni finali, ma tutto dipenderà dall’accordo unanime tra le parti. Se anche un solo avvocato dovesse opporsi, l’intero processo dovrà ripartire da zero.

Fonte: L'Eco di Bergamo

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