Testo scritto da Aurora Bertuletti, Flavio Malighetti e Paolo Tuttavilla della classe 5A dell'IPSSAR di San Pellegrino Terme
Il giorno 22 gennaio 2018, gli attori Linda Gennari, Pietro Micci, Andrea Narsi e Alessandro Quattro sono entrati in scena in una deliziosa sala in stile liberty messa a disposizione dall’Hotel Bigio, davanti ad un gruppo di giovani accomodati… Sul pavimento. Non temete: non si è trattato di una scelta sadica per costringerci ad una posizione scomoda, ma della volontà di renderci parte della stessa rappresentazione.
I bravissimi attori si sono mossi all’interno di uno spazio scenico di pochi metri, in mezzo a noi, avvolti dal nostro sguardo attento, senza mai avere la possibilità di prendere fiato. Il testo messo in scena si intitola “Bull” ed è opera del drammaturgo inglese Mike Bartlett (tradotto da Jacopo Gassmann); la sofisticata regia dello spettacolo, che si basa interamente sul lavoro degli attori e – in teatro – sulle sole luci, in un tentativo assai efficace di abbattere la quarta parete, è di Fabio Cherstich, mentre la produzione è del Teatro Franco Parenti di Milano.
La vicenda ruota attorno ad un avvenimento: l’attesa del repentino licenziamento di un componente del reparto vendite di un’azienda, a causa di un ridimensionamento. Nel corso dei circa settanta minuti che precedono il fatto, il pubblico fa conoscenza con i personaggi: la graziosa Isabelle, l’ultima arrivata nell’azienda, subdola e ipocrita dietro un’apparenza impeccabile, che si allea con Tony, tanto affascinante quanto bugiardo. I due si appoggiano vicendevolmente, quasi guidati dall’istinto, contro Thomas, il collega più fragile e sensibile, che viene messo in minoranza.
Per tutta la durata dello spettacolo, ci siamo aspettati una vittoria finale di Thomas, che lo ripagasse dell’onestà e dell’ingenuità dimostrate a confronto con l’aggressività dei colleghi. Così ci siamo sentiti sgomenti quando, alla fine, questo non è avvenuto. Thomas, col quale avevamo simpatizzato, è stato, al contrario, licenziato dal suo capo. Un finale estremamente realistico: spesso, nella vita, non esiste un lieto fine e i buoni non sempre vengono premiati…
Ad una riflessione più attenta, i quattro personaggi rivelano caratteristiche ben distinte e quasi contraddittorie; Tony, team leader del gruppo, sfoggia l’immagine di un uomo affascinante e disinvolto, ma nasconde in sé molte insicurezze, che a tratti traspaiono dal suo comportamento, così come la giovane ed attraente donna in carriera Isabel, sua sottoposta, lascia trapelare un animo insicuro e timoroso, in vista del rischio condiviso di venir “divorati” dalle “fauci” del ridimensionamento aziendale.
A causa dell'ansia e della pressione scaturite da questo evento, i due rivelano i loro lati più subdoli e ambigui, che usano come armi contro Thomas: Isabelle, freddissima, assume atteggiamenti aggressivi e lascia, per un brevissimo istante, nello spettatore, l'impressione di essere consapevole del suo meschino comportamento; ma riconoscerlo non la ferma. Tony sembra trasformarsi in un leone dominante che infierisce contro la sua preda: Thomas, il terzo membro del team. Questi è incapace di controllare a pieno e nascondere le proprie emozioni e, attraverso il linguaggio del corpo, tradisce le sue insicurezze e le sue paure.
Il povero Thomas finisce con l’essere licenziato dal quarto ed ultimo personaggio: il responsabile delle risorse umane dell’azienda, uomo al quale poco importa di comprendere a fondo le realtà umane dei membri del team, poiché “ciò che conta– per lui – sono i risultati”.
Egli rappresenta così, fedelmente, un simbolo dell’attuale mondo del lavoro. “Bull” è un testo cinico, schietto, atipico, diretto: inizia e finisce senza cambiamenti di prospettiva, ciò che doveva accadere accade, senza lasciare spazio al lieto fine, alla rivalsa del più debole che sconfigge il più potente. Questo spettacolo ha messo davanti ai nostri occhi una situazione che non appartiene solo all’ambiente lavorativo, ma anche alla scuola, in cui, talvolta, i ”forti” si alleano per poter apparire migliori degli altri, sfruttando le debolezze di chi considerano una preda facile.
“Bull” è così: realistico quanto spietato. Mostra queste situazioni non tanto per dare consigli a chi ne è vittima, perché, nel testo, non abbiamo trovato suggerimenti, ma vuole sensibilizzare gli spettatori tramite la rabbia ed il disgusto che si provano vedendo una persona, sia pure sconosciuta, presa di mira senza motivi apparenti. Questo effetto, la forza dello spettacolo, è possibile grazie all’assenza della quarta parete, che permette agli spettatori di sentirsi parte della situazione, riflettendo, come attraverso uno specchio, le emozioni e i sentimenti dei personaggi interpretati.
Proprio quella rabbia ci ha portato a ragionare, a chiederci: “anch’io mi comporto così?”; oppure: “ma se fossi io la vittima?” Ci siamo resi conto che non sempre ci si accorge di essere preda o predatore, proprio come Thomas, che si rende conto solo alla fine di essere al centro di una cospirazione organizzata dai suoi colleghi di lavoro.