Dalla Valle Brembana alla Valle Imagna, fra le piccole comunità dai zero decessi (ufficiali) da covid-19

Alcuni piccoli paesi, sette in Valle Brembana e due in Valle Imagna, non hanno ufficialmente pianto alcuna vittima mentre altri non hanno contato nessun caso positivo.
16 Aprile 2020

La bergamasca è una delle provincie italiane che più è stata martoriata dall'incubo coronavirus, in particolare la Valle Seriana e i Comuni che più si avvicinano alla città. Lo stesso discorso non si può fare con alcuni, piccoli paesi – 17 per l'esattezza – che ufficialmente (ma diverse indagini e stime hanno evidenziato una sensibile discrepanza fra i dati ufficiali e i decessi realinon hanno pianto alcuna vittima da Covid-19. Situati prevalentemente in montagna (alcuni anche in Valle Brembana Valle Imagna), si tratta di Comuni dai pochi abitanti, da sempre abituati ad una sorta di isolamento e forse anche un po' baciati dalla fortuna. 

Qui siamo a zero morti, da due anni, e zero casi di coronavirus” sono le parole di Luigi Mazzucotelli, sindaco della piccola Blello, che conta soltanto 74 abitanti, “Un condominio – come lo definisce il primo cittadino – Gli otto bambini che vanno a scuola a Berbenno sono a casa, i cinque o sei cittadini che lavorano fuori, anche. Gli altri hanno mucche e galline. Abbiamo distribuito pacchi alimentari, buoni spesa e mascherine: l'unica mia preoccupazione è che venga sanificato il postamat, ai cittadini raccomando di usare i guanti”.

Fra le comunità che si sono difese bene dal virus c'è anche Vedeseta, paesino di 180 abitanti per l'80% anziani, dove sono state distribuite mascherine e gel igienizzante. “Non abbiamo nessun caso ufficiale – ha spiegato il sindaco, Luca Locatelli, di soli 33 anni – E che io sappia anche dalla dottoressa non c'è nessuno con la febbre. Una persona era andata in ospedale, ma è tornata subito e sta bene. Forse, la nostra fortuna è che bar, ristorante, le imprese edili, tutti si siano fermati subito, e ho avvertito che nelle seconde case non salisse nessuno”.

Un tema scottante quello delle seconde case, denunciato a più riprese dai residenti dei diversi paesini – specialmente in montagna – e che preoccupa diversi primi cittadini. “Una persona era in quarantena dopo contatti sul lavoro – ha spiegato Mauro Egman, sindaco di Averara dove non c'è ufficialmente nessun positivo certificato – Una con sintomi lievi e una che ha un negozio fuori paese aveva l'ossigeno, ma ora stanno bene. Per la fase 2 è importante che la linea sia ben chiara: se si riempiono le seconde case, è un attimo che ripartano i contatti”.

A preoccupare anche alcune manifestazioni, avvenute poco prima del “boom” di contagi a febbraio. Come Isola di Fondra, 175 abitanti, dove il sindaco Carletto Forchini ha temuto per il raduno del trofeo alpino Nikolajewka, tenutosi sabato 22 febbraio. “Quel sabato sera eravamo 800 a mangiare sotto il tendone – ha raccontato – Ho annullato la gara di domenica, ma abbiamo trascorso le due settimane dopo con la paura”. Nel suo paese sono venute a mancare due persone, una in visita ai fratelli e un maestro in pensione. “Andava a mangiare a Piazza Brembana, ma non so se sia collegato – ha spiegato Forchini – Due anziani hanno l'ossigeno da mesi, ma non centra il Covid. Altri casi non mi risultano, siamo stati fortunati”.

Temuto è stato anche l'”assalto” agli impianti sciistici, che tanto aveva fatto parlare lo scorso 8 marzo – poco prima del lockdown. A Foppolo, 188 abitanti e due decessi da inizio anno (due persone in casa di riposo a Zogno e Piazza Brembana, senza tampone) e un caso positivo isolato in casa, è il sindaco Gloria Carletti a parlare. “Ci siamo salvati – sono le sue parole – Nonostante l'assalto delle piste l'8 marzo. Avevamo molta paura, anche per i lavoratori degli impianti. Ma ci siamo salvati, appunto. Spiegazioni? Non ne abbiamo, ma speriamo continui così”.

Anche Mezzoldo ha contato solo due vittime, ma che hanno colpito il paese in un modo forse più duro: a marzo, il piccolo Comune dell'alta Valle Brembana ha infatti perso il proprio sindaco Raimondo Balicco, ufficialmente deceduto non per Covid, e l'ex sindaco Vincenzo Salvini. “Nessuno positivo – ha spiegato il sindaco facente funzioni, Domenico Rossi Un solo caso, un uomo curato a casa. E i malati ci sono stati, senza test e ben seguiti dai medici”. Due morti anche a Valnegra, nessuno ufficialmente per coronavirus, e soli tre casi positivi. “Perché piccoli numeri? Siamo 215 abitanti, tanti anziani che si sono isolati subito. E poi magari un po' di fortuna”.

La fortuna, un fattore detto quasi sottovoce. La fortuna anche di vivere in luoghi che sono già isolati, tutto l'anno. “A Brumano non c'è passaggio, viene solo chi vive qui, siamo isolati e questo ha favorito. L'unico movimento che c'è è quello di chi va a fare la spesa, per il resto neanche a volerlo si riesce ad incontrarsi da vicino, per strada – ha affermato Luciano Giovanni Manzoni, sindaco del paese di soli 110 abitanti che ha contato un solo caso positivo (ufficiale), con serie patologie pregresse e ora in cura in ospedale – Ci sono stati malati, ma nessuno ha fatto il test e non c'è stato nessun morto. Tranne una signora residente qui, da anni in casa di riposo a Martinengo”.

Un solo decesso anche a Cornalba, paese di circa 300 abitanti. “Un malore – ha raccontato il sindaco Alessandro Vistalli Una sola persona positiva, una signora novantenne residente a Milano che era a Cornalba nella seconda casa, ora ricoverata”. Perché il virus, nella piccola Cornalba, non ha fatto troppi danni? “Siamo stati fortunati, penso – ha replicato il sindaco, sulla stessa linea di pensiero dei suoi colleghi – E subito abbiamo organizzato servizi per far stare a casa gli anziani. Io, personalmente, chiamavo ogni due o tre giorni a turno tutte le persone anziane per sapere come stavano”. Fortuna sì, ma a Cornalba ci si affida anche alla Fede. “Nessuno qui non ha nel portafogli la foto di don Francesco Zambelli: abbiamo pregato tanto”.

(Fonti: Il Corriere – L'Eco di Bergamo | Foto di simontarta (Instagram)

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