Natalina, 101enne di Frerola di Algua che ha superato il coronavirus: ”Mi hanno protetta dal cielo”

Natalina Rinaldi è una (bis)nonna come tante: capelli ordinati e scialle all'uncinetto posato con grazie sulle spalle. Eppure a 101 anni è riuscita a superare i sintomi del coronavirus. Il piccolo miracolo alla Rsa di Zogno.
14 Aprile 2020

Natalina Rinaldi è una (bis)nonna come tante: capelli ordinati e scialle all'uncinetto posato con grazie sulle spalle. Eppure a 101 anni, compiuti lo scorso 19 dicembre, è riuscita a superare i sintomi del coronavirus mentre attorno a lei tante persone se ne andavano. Una storia che ha dell'incredibile quella di Natalina, nata e cresciuta a Frerola – una frazione di Algua – ma vissuta a Serina e che oggi è ospite alla casa di riposo di Zogno dove, in meno di un mese, si sono registrati 29 morti – fra positivi accertati e presunti.

A raccontare la sua storia è il figlio Mario Belotti, 67 anni direttore e volontario della Rsa. “Mi hanno protetto i miei morti dal cielo” è ciò che Natalina ha annunciato al figlio, nell'unico attimo in cui sono riusciti a rivedersi, seppur dietro un vetro e con il volto per metà coperto da una mascherina. “Le visite nei reparti sono vietate – ha raccontato Belotti in un'intervista al Corriere La mattina della sanificazione (eseguita nelle Rsa dai militari russi, ndr) un gruppo di ospiti era stato spostato al pianoterra, nel salone, e così sono riuscito a vedere la mamma da dietro il vetro. Aveva la mascherina come tutti gli altri. Mi ha sorriso e salutato. Non so quanto abbia compreso del contesto generale, ma di sicuro, per quanto possibile, si è ripresa bene”.

La paura quando i sintomi del Covid-19 hanno iniziato a manifestarsi. “Quando è comparsa la febbre e l’hanno trasferita nell’ala del reparto dove erano stati isolati gli anziani con i sintomi, ho temuto che non ce l’avrebbe fatta – ha ammesso Belotti – Invece, nonostante la febbre sia durata per più di una settimana, ha superato la malattia senza particolari problemi respiratori”. Un piccolo miracolo in una Rsa dove a perdere la vita a causa del coronavirus sono stati molti, troppi anziani. “Quei letti rimasti vuoti fanno male” ha confessato Belotti.

E alla richiesta di ospitare pazienti Covid positivi dimessi dagli ospedali nella sua struttura, la risposta è ferma: “Ci siamo rifiutati. Ho ricevuto pressioni, ma sarebbe assurdo, ora che ne stiamo uscendo, rischiare di riportare il virus dentro. Se c’è bisogno di accogliere anziani rimasti soli sul territorio, siamo a disposizione, ma i positivi da Covid non ce la sentiamo”.

Nel frattempo, da giorni le febbri e i decessi all'interno della Rsa sono quasi scomparsi. E Natalina, dietro la mascherina, pensa ai cari defunti e ai suoi pronipoti, tre, oltre ai nipoti e un unico figlio. “Mi raccomanda ogni volta di andare al cimitero a portare un fiore e mi chiede dei suoi pronipoti – ha raccontato Belotti – Mio padre, che è mancato 31 anni fa, lavorava in una squadra di manutentori all’aeroporto di Ginevra. La mamma lo ha seguito poco dopo il matrimonio, faceva lavori stagionali”.

Natalina e il marito si erano conosciuti lungo i sentieri fra la Val Serina e San Giovanni Bianco dove, da ragazza, andava con il padre a prendere i sacchi di sale da rivendere. “Da Serina si spostava a Frerola anche due, tre volte la settimana (6 chilometri e mezzo, ndr) per fare visita ai parenti e andare al cimitero dal fratello, ucciso da soldato in Albania. È stato il trauma più grande per lei”. Anni di guerra, quelli, dove per scaldarsi – ricordava Natalina – ci si chiudeva in stalla, insieme agli animali.

(Fonte e fonte immagine in evidenza: Il Corriere)

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