In Bergamasca 19 Comuni con meno di 5 contagi accertati: 16 nelle valli Brembana e Imagna

Sono 19 i Comuni bergamaschi che, fin dall'inizio della pandemia, hanno registrato meno di cinque casi accertati di Covid-19 in seguito a tampone positivo. Di questi, ben 11 si trovano in alta Valle Brembana e 2 in Valle Imagna.
30 Ottobre 2020

Vivere nell'isolamento della montagna non è sempre uno svantaggio e, anzi, a volte può rivelarsi una grande fortuna, in particolar modo nel corso di un'emergenza sanitaria che interessa tutto il pianeta. Sono 19 i Comuni bergamaschi che, fin dall'inizio della pandemia, hanno registrato meno di cinque casi accertati di Covid-19 in seguito a tampone positivo.

Si tratta dei Comuni di Adrara San Rocco, Averara, Blello, Brumano, Carona, Cassiglio, Cornalba, Foppolo, Fuipiano Valle Imagna, Mezzoldo, Moio de' Calvi, Oltressenda, Ornica, Parzanica, Piazzolo, Roncobello, Valleve, Valtorta e Vedeseta.

La prima cosa che balza all'occhio è sicuramente la collocazione geografica di questi Comuni, tutti in zone montane: ben 11 si trovano in alta Valle Brembana, 1 in Val Serina, 1 in Val Brembilla, 1 in Val Taleggio e 2 in Valle Imagna. Un secondo elemento che unisce a doppio filo tutte queste località è la dimensione demografica di tali paesi che, eccezion fatta per Adrara San Rocco, contano tutti meno di 500 residenti. Forti del proprio isolamento, quindi, i nostri paesi di montagna sono stati fra i pochi ad essere risparmiati, almeno in parte, dallo “tsunami Covid”, complici vasti spazi, mobilità non sempre ottimale, attività in alcuni casi chiuse o ridotte all'osso e l'età media della popolazione, che non favorisce particolarmente occasioni di assembramento.

Sono tutti territori in cui il distanziamento è nei fatti, nella routine quotidiana – ha spiegato a L'Eco di Bergamo Alberto Mazzoleni, bergamasco, vicepresidente di Uncem (Unione nazionale comuni comunità enti montani) –. Parliamo di comunità a cui, tendenzialmente, l’isolamento non va nemmeno imposto. Si vivono poco gli spazi chiusi, si lavora molto all’aria aperta, e difficilmente vengono proposte opportunità di assembramento. C’è però da dire un’altra cosa, con molta onestà: in queste aree grandi campagne di tracciamento, penso alle indagini sierologiche, non sono mai state fatte. Significa che, se anche ci sono state persone contagiate asintomatiche, non sono state stanate”.

Ciò significa che, nonostante ufficialmente i casi siano meno di cinque per Comune, potrebbero nella realtà essere molti di più, magari asintomatici o persone che non hanno effettuato il tampone. “Credo ci siano ragioni ben precise per cui in queste aree il virus abbia colpito molto poco – ha spiegato Jonathan Lobati, presidente della Comunità Montana Valle Brembana – Qui le attività sono ridotte: bar, ristoranti, locali, negozi si contano sulle dita di una mano e con loro le occasioni di assembramento. Parliamo di territori anti-movida per eccellenza: qui i turisti vengono per starsene isolati e all'aria aperta. In più, l'età media è molto alta. C'è una crisi demografica da pestilenza, e per una volta questo trend ha giocato a favore: oltre a fare casa-lavoro, non è che la popolazione faccia molto altro”.

Si dice stupita, invece, il sindaco di Foppolo Gloria Carletti, uno dei Comuni ad essere stato ufficialmente soltanto sfiorato dalla pandemia. “Noi il 7 marzo avevamo gli impianti aperti, pieni di gente – ha ricordato – solo a tarda serata il Governo ha deciso di chiudere le piste. Quindi, in tutta onestà, fatico a capire come l'andirivieni di sciatori non abbia prodotto contagi fra maestri di sci, impiantisti e ristoratori. Sta di fatto che da inizio epidemia ad oggi noi abbiamo registrato un solo caso ufficiale”.

Carletti svela anche di aver effettuato il test sierologico lo scorso maggio e di essere risultata positiva agli anticorpi, con successivo tampone negativo. “Eppure – ha aggiunto – sfuggo alle statistiche. Come me ci saranno sicuramente altri contagi sommersi. In ogni caso, noi siamo pronti a ripartire in sicurezza: la conferenza Stato Regioni sta vagliando un protocollo per riaprire gli impianti sciistici e siamo sicuri di poter ricominciare a lavorare con estrema sicurezza. Il nostro territorio ha bisogno di ripartire, e lo vuol fare consapevole che la montagna è luogo che ben si sposa con la richiesta di distanziamento sociale”.

(Fonte: L'Eco di Bergamo)

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