Lascia il posto (sicuro) in fabbrica e, con papà, diventa rifugista ad Averara

Davide Ronzoni, 21 anni, ha lasciato il lavoro in fabbrica per aprire e gestire il rifugio Cantedoldo ad Averara insieme al padre
28 Agosto 2021

Quando padre e figlio uniscono le forze, gli ostacoli sono destinati a crollare. Davide Ronzoni e suo padre Pierpaolo l’hanno fatto: insieme hanno deciso di rilevare il rifugio Cantedoldo di Averara, per renderlo una vera attività di ristoro gestita da loro.

“Siamo solo io e lui a gestire attività. Il bando si è chiuso il 20 di maggio” dice Davide, 21 anni “potremmo dire che abbiamo iniziato da quel giorno, ma non si poteva fare subito. Abbiamo dovuto intervenire con diversi lavori, ad esempio, non c’era proprio la cucina; mio padre si è occupato del legno, i mobili li abbiamo fatti noi. Finalmente, il 13 giugno abbiamo aperto per davvero, è stata una domenica stupenda, da lì siamo rimasti aperti tutti i giorni”.

Una vera attività padre-figlio, in cui i due si dividono i compiti e le incombenze: “Lui fa più la cucina, io mi occupo di servire, siamo entrambi a disposizione del momento, dobbiamo essere elastici e ci arrangiamo. Essendo il primo anno, sistemare tutto il locale, anche l’esterno è stato abbastanza impegnativo. Erano quasi due anni che avevo l’idea di aprire un rifugio. A 21 anni è il quinto lavoro, ho il diploma alberghiero in cucina, il titolo mi è servito per aprire l’attività. La fabbrica non era il mio posto, a me piace la montagna e cucinare a modo mio”.

Sì, perché Davide, prima di lanciarsi nell’avventura tra le montagne, lavorava in fabbrica. “Io volevo unire le mie due passioni, il papà voleva un lavoro che gli desse un rapporto diretto con le persone e da giovane era stato rifugista, poi ha fatto il macellaio e ha smesso. Ci siamo detti “proviamo!”, io sono giovane, se andrà male cercherò qualcosa d’ altro, ma non mi andavano 40 anni in fabbrica”.

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Un cambiamento di vita radicale, che portato con sé una buona dose di impegni. “È un lavoro molto stancante, ma dà grandissima soddisfazione avere un locale così. La sfida, oltre a risistemare fisicamente il luogo, è stata farsi conoscere: la zona non è battuta, rimane fuori agli itinerari in montagna, è un posto bello che vogliamo far conoscere perché lo merita, partendo da Averara ci sono itinerari favolosi. La sfida è nel farsi trovare, all’inizio è stato tutto molto frenetico, io lavoravo in fabbrica, uscivo di lì e salivo a lavorare al rifugio. I weekend erano solo dedicati solo a quello”.

Davide ci spiega poi come è organizzato il rifugio Cantedoldo: “Noi abbiamo servizio bar e cucina, con una sala interna da 25 posti a sedere, in più c’è tutto l’esterno, per le belle giornate è ideale. Oltre a questi, ci sono 8 posti letto, abbiamo avuto qualche ospite, ma con il Covid è un problema pernottare: il locale notte è un’unica stanza, quindi lo si può dare a una sola compagnia alla volta”.

In effetti, non ci si può non interrogare sulla grande dose di coraggio che Davide e suo padre hanno dimostrato nell’aprire una nuova attività in tempi così difficili. “La reazione di tutti è stata “ma proprio adesso?”, la prima domanda è sempre perché, tanti si sono stupiti, chiedendomi come facessi a lasciare il lavoro per buttarmi in una cosa nuova” spiega Ronzoni “Non riuscivo a dare una risposta, magari gestire un rifugio già affermato è più facile, ma ad Averara è un’altra storia, in tanti non sanno nemmeno dove siamo: l’ho detto, è una zona sconosciuta. Io la conoscevo bene, camminavo in giro quando abitavo lì. Ovviamente, ho fatto una scelta: due lavori sarebbero stati impossibili”.

“Mio padre è molto felice, era un suo desiderio e aprirlo come padre e figlio è una bella cosa, è quasi più contento lui di me. Un giorno” racconta Davide “era al rifugio da solo, sono arrivato dal lavoro gli ho detto che mi ero licenziato, lui non ha fatto una piega, non ha avuto da ridire. È stato un investimento e mi ci sono dedicato”.

Portare innovazione a un rifugio non è facile, ma i Ronzoni hanno saputo trovare un’idea originale: un concerto di musica sinfonico a 1500 metri di altezza. “Il concerto è andato bene, è stato difficile con la logistica, ma la giornata è stata meravigliosa, quando hanno iniziato a suonare ho realizzato cosa stavamo facendo: 36 persone che suonano nel silenzio di Cantedoldo è stato emozionante, un momento incredibile. Un evento del genere per un paese come Averara penso sia stato memorabile. Hanno suonato per un’ora, la presenza di tante persone e pubblico l’ha reso irripetibile. La New Pop Orchestra di Comun nuovo è stata favolosa, li avevo già sentiti ad Averara e li ho contattati: per loro suonare a 1500 metri è stata una nuova esperienza nuova”.  

Il rifugio ha dunque avuto un ottimo inizio e Davide confida che questa tendenza possa continuare in futuro. “Vogliamo tenere aperto anche d’inverno con la neve. Il futuro è difficile, ma credo che abbiamo buone possibilità: la montagna e il turismo stanno andando bene, abbiamo scelto una zona poco conosciuta per quello, perché c’è interesse per le montagne e noi puntiamo a sfruttarlo. La gente vuole venire in Valle e sulle Orobie, sono accessibili a tutti con due ore di cammino, non serve un grande sforzo. All’estero vedo che si cerca molto questo tipo di turismo, noi ci facciamo trovare pronti”.

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