Il ”Mago della Montagna” e le sue opere in pietra: chi era Carlo Vitari di Brumano

Figure religiose, filosofiche o realmente conosciute. A descriverlo sembra quasi un corteo, quello che popola i boschi di Brumano. Eppure, lungo quell'antica mulattiera non vi sono persone bensì meravigliose e intriganti opere in pietra.
4 Gennaio 2021

Figure religiose, filosofiche e letterarie o persone realmente conosciute. A descriverlo sembra quasi un corteo, quello che popola i boschi del piccolo paese di Brumano, in Valle Imagna. Eppure, lungo quell'antica mulattiera percorsa un tempo dai viaggiatori, non vi sono persone bensì meravigliose e intriganti opere in pietra, diciassette per la precisione, realizzate fra il 1926 ed il 1934 da Carlo Vitari, curiosa personalità artistica piuttosto conosciuta all'epoca.

Carlo è nato proprio a Brumano, il 29 maggio del 1864 nella contrada detta “Cornelli”: settimo di nove fratelli, ha dedicato gran parte della sua giovinezza all'allevamento dei bovini seguendo le orme dell'attività di famiglia. La sua strada era, però, un'altra e più dedita alla cultura e all'arte. Nel 1904 ottiene infatti, presso la Scuola Normale di Treviglio, l'abilitazione all'insegnamento elementare, ma dai registri scolastici del tempo si evince che Carlo insegnava già dal 1892 e così ha continuato fino al 1921, per un totale di ben ventinove anni.

Nei quindici anni successivi Carlo è un'esplosione di creatività, tanto da guadagnarsi l'appellativo di “Mago della Montagna” e godere perciò di una certa popolarità documentata da articoli di giornale sulla stampa locale. Il frutto di questa sua passione è un suggestivo percorso, costellato da diciassette sculture venute alla luce grazie alle abili e sapienti mani del maestro Vitari, che ha continuato nella sua attività fino ai settantasette anni. I boschi di Brumano sono al contempo sfondo e parte integrante del suo genio creativo: la sua visione dell'arte, libera da vincoli tanto da apparire a tratti ingenua, lo ha spinto ad utilizzare la pietra locale come base per tutte le sue sculture, integrandole di fatto nell'ambiente che le circonda, quasi come se vi appartenessero naturalmente.

Chi decide di avventurarsi lungo la mulattiera, partendo dal “Put de l'Ansarol” a 830 mt, non può che stupirsi nello scoprire un percorso colmo di vita, di guizzi di luce che penetrano dalle fronde degli alberi e accarezzano con dolcezza le figure, da decenni silenziosi osservatori dell'inesorabile scorrere del tempo. L'occhio più esperto, poi, potrebbe riconoscere la tecnica scultorea del maestro Vitari, in grado di dare vita alla pietra asportandone – mediante l'uso di strumenti – le parti superflue per permettere alla forma di emergere dalla superficie grezza. Una tecnica difficile, che non ammette errori. Tanto complessa da essere padroneggiata nel tempo solo da grandi nomi della storia dell'arte, come Buonarroti, Bernini e Canova.

I bassorilievi si trovano ancora, quasi tutti, nel luogo dove sono stati pensati e scolpiti, mentre una piccola parte è stata spostata per far sì che venisse salvata dalla distruzione. Negli ultimi anni della sua vita si è dedicato anche alla scrittura, componendo dei sonetti dedicati agli amici o ad accadimenti particolari della sua vita, proponendo inoltre riflessioni esistenziali. Un uomo particolare, poche sono le fotografie che lo ritraggono e sempre con indosso dei caratteristici occhialini necessari a nascondere un difetto fisico, causatogli da una scheggia di roccia che lo ferì mentre scolpiva una pietra. Il 12 dicembre 1936 Carlo Vitara muore: lascia in eredità un patrimonio artistico senza precedenti in Valle Imagna, ancora oggi osservabile e colmo di quel forte sentimento che lo ha portato a legare con un filo indissolubile l'arte ai paesaggi naturali del suo paese natale.

(Fonte: “Carlo Vitari, Maestro, scultore e poeta di Brumano” di Sarah Gazzola, Sergio Poli, Alberto Benini, Edizione Centro Studi Valle Imagna, Bergamo, 2010)

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