Virginia Palla, da Moio a Windsor: una vita sempre in viaggio

Virginia Palla, per la sua vita, ha scelto di non rinchiudersi fra le 'mura' di una valle: il suo sogno era quello di viaggiare e da ragazza immaginava luoghi lontani e culture sconosciute, oltre quella corona di montagne.
7 Settembre 2019

Virginia Palla è nata nel 1948 a Moio de’ Calvi, un piccolo paesino di poco più di 200 anime in alta Valle Brembana, da una famiglia da sempre originaria del posto. Ma per la sua vita ha scelto di non rinchiudersi fra le “mura” di una valle: il suo sogno era quello di viaggiare e nei suoi pomeriggi da ragazza immaginava luoghi lontani e culture sconosciute oltre quella corona di montagne che circonda il suo paese natale.

Decide di studiare alla Scuola Alberghiera di San Pellegrino Terme, con l’idea di prendere un titolo di studio che la potesse declinare verso un lavoro turistico. “Mentre studiavo, sono riuscita a convincere mio padre a lasciarmi andare in Germania – racconta Virginia – La mia prima avventura è stata a Monaco di Baviera, dove ho imparato un po’ il tedesco”. Il primo viaggio, che ha sancito l’inizio di un secondo viaggio, questa volta più lungo, questa volta per la vita.

Non passano molti anni infatti prima che, grazie alla ditta di Grassobbio per cui lavora, viene mandata in una delle filiali estere, precisamente a Londra, in Inghilterra. A soli 26 anni parte, era il 1974 e due anni dopo il Paese attraversa una crisi economica che le impedisce, di fatto, di tornare in Italia. “Ed è stata la mia fortuna, in realtà – sorride Virginia – Perché sinceramente non volevo rientrare”. Un mondo tutto nuovo si apre di fronte ai suoi occhi: una lingua diversa, una città enorme dalle mille sfaccettature e culture, mescolate in un perfetto equilibrio.

Qui prosegue gli studi, diplomandosi in marketing al Politecnico. Nel frattempo si apre la prima fase importante della sua vita, che la porta a viaggiare per la prima volta in giro per il mondo, fra Europa, Giappone, Hong Kong e USA. “Ho fatto domanda alla Marriott Hotels, una catena internazionale che apriva a Londra – racconta – Con loro ero responsabile ufficio prenotazioni di diversi Paesi e viaggiavo, che era il mio sogno”.

Passano gli anni e nel 1986 si apre la seconda fase importante, quella che proseguirà fino al suo recente rientro in Italia: un’agenzia di viaggi, con l’intento di creare un’associazione di agenzie globali per il servizio clienti, la ingaggia per il proprio ufficio a Windsor, una deliziosa cittadina molto british a pochi chilometri dalla trafficata Londra. “Lo scopo di queste associazioni era destinato al cliente che viaggiava per lavoro, per cui i servizi erano principalmente rivolti alle grandi società – racconta Virginia – Abbiamo iniziato nell’86 con 8 agenzie, quando ho lasciato ne avevamo 64 in più di 50 nazioni.

Il suo sogno da ragazza è ormai coronato: in questi 29 anni di lavoro Virginia viaggia in lungo ed in largo per tutto il mondo, visita posti sempre nuovi, entra a contatto con culture diverse e lingue differenti. “Ci sono ancora tanti posti che vorrei visitare, però posso dire che il mondo l’ho visto – racconta – Ho viaggiato, ho conosciuto gente interessantissima e la cosa che mi è sempre piaciuta e mi piace tuttora è il conoscere le culture delle altre nazioni”.

Fra gli innumerevoli luoghi impressi nei suoi occhi, l’Egitto è il primo a fare capolino. “È una civiltà così antica, ma allo stesso tempo molto interessante: è difficile da descrivere”. Ma se le meraviglie della Valle dei Templi hanno catturato la sua attenzione, l’immensa e rigogliosa flora del Sudafrica non è stata sicuramente da meno: “Mi è piaciuto moltissimo, sia per gli animali ma soprattutto per i suoi tantissimi e bellissimi fiori”.

E poi ancora l’India, con i suoi colori e la sua cultura, anche se la sua povertà fa sicuramente riflettere. “Ti dirò, in ogni nazione c’è il buono ed il cattivo – racconta Virginia – Ma è sempre difficile immaginarsi qualcosa. In televisione tu vedi i posti, ma è solamente un’immagine e tu non sei lì davvero. Quando ci sono degli incendi tu vedi i filmati, ma non senti l’odore, non senti il calore, non hai questi due sensi che possono raccontare molto di più”.

Alla domanda se invece ci fosse uno Stato che le sia piaciuto meno, la sua risposta sono gli USA. “Ci sono dei posti che non mi sono piaciuti – spiega Virginia – Ma non perché non siano belli, ma perché sono tutti più o meno… uguali! Tutti grattacieli, giardinetti, cibo simile ad ogni angolo. Salverei solo New York, San Francisco e New Orleans”.

I primi sei mesi “durissimi perché tutto è nuovo”, la mancanza della sua Moio sembravano aver avuto la meglio all’inizio, ma ogni suo racconto e aneddoto trasudano di spirito di adattamento e voglia di scoprire, conoscere e sormontare tutte le difficoltà, le stesse emozioni che la hanno spinta a restare e fare carriera nonostante le difficoltà e i limiti iniziali, che hanno presto lasciato spazio ad amicizie e occasioni. “Se c’era una cosa che mi mancava dell’Italia era il tempo – ricorda Virginia – Ma in ogni caso tornavo in Italia abbastanza frequentemente, per ogni occasione. Poi sono arrivati i voli low cost che hanno facilitato le cose, ma ricordo che di soldi all’inizio erano sempre pochissimi. Ma sai, da giovani è anche difficile conservarli! sorride.

Ma se partire è stato difficile, anche tornare non è stato da meno: dopo più di 40 anni in Gran Bretagna, ha scelto di lasciare la sua amata Windsor per prendere casa a Milano vicino alla sorella, sfruttando le pause estive per passare qualche mese al fresco di Moio de’ Calvi. A Milano ha iniziato a fare volontariato in una biblioteca delle scuole elementari, dove insegna ai bambini inglese molto semplice e legge libri con loro, e al Museo Bagatti Valsecchi, una casa-museo colma di antichi tesori che l’hanno ispirata ad aprire il proprio museo, il “Piccolo Mondo Antico” a Moio de’ Calvi.

Un piccolo museo che racconta una grande storia: quattro stanze, la casa dei suoi genitori e la stalla, trasformate in un’esposizione di antichi attrezzi e oggetti che fanno parte della vita contadina di un tempo. Falci e falcetti, gerle, campanacci, marchiatura con le iniziali della famiglia e ancora oggetti d’uso quotidiano, libri, specchi, pentole e lanterne e una ‘stanza dei legni’ che espone una serie di legni d’albero delle nostre zone – frassino, castagno, noce e molti altri – corredati da una spiegazione.

Gli oggetti provengono sia dalla mia famiglia, sia da quella di Luigi, mio cognato, che da Milano raggiungeva l’alta Valle per portare i capi in alpeggio – spiega – Ultimamente, però, ci stanno arrivando diverse donazioni da parte dei residenti della zona. Per quanto riguarda la stanza dei legni, mi piacerebbe un giorno organizzare delle gite con la scuola per i bambini”.

Ma perché, allora, ha deciso di tornare in Italia? “Perché sto invecchiando – ride Virginia – Ho pensato al mio futuro e mi sono detta ‘se devo creare qualcosa di nuovo, dove me lo creo?’ Ho optato per l’Italia, dove ho ancora la mia famiglia”. La casa a Windsor, però, è rimasta: “Ogni due mesi prendo l’aereo e vado, incontro le mie amiche, faccio un giro a teatro… In pratica vivo in due nazioni, che bello!” spiega Virginia sorridendo. Ma l’italiano, dopo tutti questi anni, lo ha dimenticato?“Eh sì, qualche volta dico delle stupidate… – ride – Oppure non riesco a trovare le parole. Inoltre credo di aver imparato il famoso ‘British Humor’ , perché spesso mi accorgo di dire delle cose che non sono interpretate come dovrebbero. Chissà..”.

1723 PiccoloMondo - La Voce delle Valli

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