Baldovino Midali, il panettiere-fotografo con la passione per la natura

Durante la notte sforna bontà dal suo panificio, di giorno prende la videocamera in spalla e si incammina nei boschi delle sue Orobie: questo è Baldovino Midali, classe '59 di Branzi.
21 Marzo 2019

Durante la notte sforna bontà dal suo panificio, di giorno prende la videocamera in spalla e si incammina nei boschi delle “sue” Orobie: questo è Baldovino Midali, classe '59 di Branzi. Conosciuto da tutti in alta Valle Brembana, e non solo: non c'è qualcuno che non abbia anche solo una volta dato uno sguardo ai suoi scatti o ai suoi filmati naturalistici, dove i soggetti sono sempre gli animali immersi nella meraviglia del territorio. Le sue immagini hanno fatto il giro dell'Italia, passando per riviste fino a giungere sulle reti nazionali, sempre all'insegna di una passione che è fiorita in lui sin da quando era ancora bambino.

Nato in una frazione di Branzi, la sua intera infanzia è a contatto con la natura, vivendola in mille sfaccettature. Costellata dall'odore dell'erba, dalle usanze del territorio, dai profumi di quella vita che gli sono rimasti impressi e hanno piantato il primo seme di una passione che nel tempo si è trasformata in qualcosa di più grande. Quando Baldovino ha circa 13 anni, la sua famiglia decide di acquistare un piccolo panificio a Branzi: nasce così quello che ora è il “Panificio Midali”, che – adesso come allora – rifornisce diversi paesi della zona. Una volta raggiunta la maggiore età, viene arruolato come militare paracadutista, che gli fa scoprire la passione per il volo, costretto ad abbandonare successivamente senza mai lasciarla davvero, ma trasformandola in altro. “Il mio primo deltaplano è stato costruito da un falegname di Pisa – ricorda Baldovino – I primi voli erano rischiosi, ma era bello perché ti sentivi sicuro anche se i mezzi erano costruiti artigianalmente. Da qui è nata questa passione per il volo, che si è tramutata in passione per gli uccelli e fotografarli”.

Un insieme di esperienze differenti che hanno “formato” la sua sensibilità naturalistica. Era il 1984 quando, durante una delle sue escursioni nel bosco per osservare gli animali, decide di fotografarli. Le prime attrezzature e la prima fotocamera, una Olympus 10 completamente manuale che Baldovino ha imparato ad utilizzare da autodidatta. “Le prime volte sono partito senza cercare un soggetto preciso. Facevo scattare la macchina a distanza con una pompettina ad aria, mi nascondevo ma era complicato perché bisognava regolare tutto manualmente. Anche le 36 fotografie del rullino erano un limite: a quei tempi scattare una fotografia era una cosa un po' d'”elite”, ogni scatto era prezioso e costava molto, veniva fatto con molta cautela.”

Le prime delusioni, dovute specialmente alla difficoltà tecnica di una macchinetta completamente manuale, poi la fortuna di conoscere un fotografo naturalista, Piero Zonca, che gli ha venduto il primo obiettivo professionale e gli ha dispensato i primi consigli. Dai primi scatti, inizia a prendere più confidenza e ad esporsi maggiormente, inviando il primo materiale all'allora famosa rivista “Airone”. “Cercavo sempre di ponderare tutto: quello che riuscivo a recuperare nelle pubblicazioni, lo sfruttavo per comprare materiali – spiega Baldovino – Non è giusto che la mia famiglia soffra per la mia passione. Tutto ciò che faccio, lo faccio con materiali scelti bene e giusti, senza andare all'eccesso.”

Da quel momento, sono iniziate le collaborazioni che hanno reso i suoi scatti prima e le sue riprese poi un'icona fra i fotografi naturalisti: quella con Panda Photo – un'importante agenzia a livello internazionale di allora -, con numerose riviste nazionali e su Orobie moltissime copertine e servizi completi. La sua passione prende, successivamente, una strada diversa, ossia quella delle riprese. “In quel periodo era uscita una telecamerina, la Canon XM1. Sono passato al filmato perché grazie a quello riesci a sentire i rumori e a portarti a casa un ricordo che sia reale. La fotografia è senza dubbio bellissima, ma il filmato mi portava più sul posto anche se mi trovavo a casa.” racconta Baldovino.

Grazie alle sue meravigliose riprese, i suoi documentari sono approdati anche in tv, su reti nazionali in programmi come Geo su Rai Tre e Mela Verde, con alcune partecipazioni ad eventi come l'Orobie Film Festival ed il Trento Film Festival, una rassegna a livello mondiale, in cui un anno è stato selezionato nei primi 40 su oltre 400 partecipanti. “È bello perché fai quello che piace a te: anche solo farmi montare i filmati da qualcun altro non mi piacerebbe più, non avrebbe più senso. Con i miei sette documentari ho raggiunto un risultato che piace a me. Io faccio quello che mi piace, ho fatto concorsi ma non mi ritrovo, perché sono già soddisfatto di quello che faccio”.

Ma come concilia il lavoro come panettiere con la passione? Grazie al lavoro di squadra e al supporto della sua famiglia, che lo aiuta nelle sue imprese. “Ci sono periodi in cui posso fare e altri in cui non posso: un po' di sacrificio ci vuole. La grande passione ti porta ad avere un'adrenalina alta, sei stanco ma la voglia di stare nel bosco e vedere o scoprire qualcosa di particolare, non ti fa sentire la stanchezza e vai – racconta – Non faccio tutto da solo, ho una famiglia che mi aiuta in tutto e per tutto e mi supporta. Il grande aiuto della famiglia è indispensabile e fondamentale.”

Una delle particolarità delle riprese di Baldovino è che sono tutte realizzate sul territorio, nella Val Brembana in cui lui vive e lavora. La sua scelta nasce sia dalla necessità di non potersi allontanare troppo per motivi lavorativi, sia dal fatto che i nostri paesi sono un palcoscenico naturale meraviglioso che lui riesce a portare sugli schermi grazie alla sua capacità di trasmettere cose che gli altri non vedono, forse perché abituati ad averli sotto gli occhi tutti i giorni. “Abbiamo qua tutto quello che serve per fare delle belle cose, ma non sappiamo dargli valore perché lo vediamo sempre – spiega – quello che manca, forse, è una struttura che potrebbe sfruttare questi luoghi meravigliosi per valorizzarli, divulgandoli anche in campo turistico.”

Zaino, telecamera, cavalletto, batterie di ricambio, cibo, un capanno per nascondersi e Baldovino parte, senza fretta, con calma assoluta a ricercare il momento perfetto, a studiare un mondo che ha ancora tanto da mostrare e che è possibile capire solo vivendolo giorno per giorno. “La mia tecnica è quella di nascondersi ed aspettare gli animali. Lo faccio perché, appena loro ti vedono, non si comportano più come prima e si mettono in allarme. Se invece tu riesci a fare proprio parte della natura stessa senza disturbare riesci a fare dei filmati più naturali possibili.”

Ora Baldovino da 10 anni preferisce filmare la sua natura che tanto ama e apprezza, piuttosto che immortalarla in uno scatto. Una passione, la sua, che mai ha sostituito il lavoro, permettendogli di avere una visione del campo naturalistico da un altro punto di vista: con calma, non di corsa, ma soprattutto senza la fretta di pubblicare e vendere quello che crea. “Non lo faccio per lavoro, ma per passione. Non mi interessa di aspettare tre mesi per raccontare qualcosa, non ho problemi di tempo: è la grande fortuna che ho. Riesco così a fare cose particolari che altri non riescono a fare.”

(Fonte immagine in evidenza a destra: Matteo Zanga – a sinistra: Lorenzo Magitteri)

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