I misteri di San Tomè, ‘tempio astronomico’ della Valle Imagna

Quando si parla di Almenno San Bartolomeo, non si può non pensare anche alla famosa rotonda di San Tomè. Ma le sue mura circolari nascondono in sè un segreto, fatto di astronomia e giochi di luce.
7 Maggio 2019

Quando si parla di Almenno San Bartolomeo, non si può non pensare anche alla famosa rotonda di San Tomè. Un edificio dallo stile romanico di forte impronta storica e dalla valenza artistica, architettonica e culturale imparagonabile, da osservare con i propri occhi almeno una volta nella vita. Ma le sue mura circolari nascondo in sé un segreto, fatto di simbolismo cosmico, correlazioni astronomiche e giochi di luce.

La Chiesa di San Tomè ha origini incerte: gli studiosi collocherebbero la sua costruzione fra la metà del XI secolo e la prima del XII d.C. – non prima dell'anno mille. Non tutti sono, però, d'accordo con la datazione e si crede che possa risalire a ben prima, oppure essere nata sulle rovine di un luogo sacro pagano. Dallo stile romanico e quasi unico nel suo genere, San Tomè possiede una storia architettonica complessa, complici i vari rifacimenti e restauri nel tempo, che è classificata in cinque fasi: la prima riguarda la costruzione più profonda in pietra cava e costituisce il nucleo, la seconda invece è la costruzione posta concentricamente sopra, realizzata con mura di borlanti (sassi di fiume, forse il Brembo); la terza si mostra come un semplice muro circolare in pietra, mentre la quarta e la quinta sono più recenti, quest'ultima risale alla ricostruzione dell'Ottocento voluta dall'episcopato di Bergamo, e corrispondono di fatto alla struttura attuale dell'edificio.

Un elemento ricorrente, però, c'è: la pianta è sempre rimasta immutata, sin dal principio. Questa particolarità apre le porte al “mistero” celato dal cerchio murario Almennese, o meglio, di Lemine – l'antico borgo che sorgeva ai tempi. L'orientazione della chiesa di San Tomè è, astronomicamente parlando, molto definita ed è improbabile si tratti di pura e semplice casualità. L'asse longitudinale del presbiterio è infatti orientato verso il punto in cui sorge il sole dietro il Canto Alto, a pochi chilometri dalla navata della chiesa. Questa tipologia di orientamento della chiesa era piuttosto inconsueta dal culto dell'epoca, ma molto frequente invece fra i nord-europei, irlandesi e scandinavi e anche da popolazioni di origine germanica come i Longobardi e i Normanni. Questo potrebbe sottolineare che il costruttore potesse essere un monaco, magari irlandese, che abitava le terre in quel periodo.

Osservando l'interno più attentamente, si evince che i criteri geometrici di costruzione della famosa rotonda non erano fini a sé stessi, bensì accompagnati da calcoli astronomici. Ed è qui che entra in gioco il mistero: la rotonda sembrerebbe far parte della corrente di pensiero simbolica del periodo medioevale, che voleva i luoghi di culto sacro al “centro” dell'incrocio di due direzioni astronomiche che fossero collegate al territorio circostante, nel nostro caso i monti Canto Alto e Ubione, per far sì che gli astri celesti sorgessero o tramontassero dietro le loro cime. Un vero e proprio “tempio astronomico”, insomma. Questo particolare orientamento permette il verificarsi di affascinanti fenomeni e giochi di luce all'interno della storica rotonda.

Il primo, molto raro, riguarda un fascio di luce generato dal sole nascente che, attraverso la monofora centrale – ovvero una finestrella – va a proiettarsi per un brevissimo lasso di tempo sul muro della rotonda che si trova fra la porta d'ingresso e la nicchia vicina. Il fenomeno avverrebbe solamente alla fine di aprile, solitamente il 25 (probabilmente corrispondente alla Pasqua durante l'anno di costruzione), e soprattutto ogni 95 anni: l'ultima volta è stata nel 1943, mentre la prossima sarà nel 2038. Le monofore a nord e a sud, invece, sono importanti dal punto di vista della luna, proiettandone i raggi nei giorni del “lunistizio estremo superiore” – ovvero il punto più settentrionale rispetto all'orizzonte raggiunto dal nostro satellite naturale. L'evento avviene ogni 6798 giorni, ossia circa 18 anni e mezzo, e l'ultima volta che si è verificato di notte è stato nel 2006.

Ma il fenomeno luminoso più famoso di San Tomè è sicuramente quello del “raggio solare equinoziale”. Sopra la porta d'ingresso, sul lato ovest, c'è una piccola monofora che dà l'impressione di essere stata spostata appositamente. La sua posizione permette alla luce del sole tramontante di entrare durante gli equinozi, proiettandone così i raggi in una direzione ed inclinazione particolari e a “catena”: dapprima, il raggio viene diviso a metà orizzontalmente dalla balaustra, che lo “taglia” in due, la parte superiore prosegue quindi fino all'arco del presbiterio che lo seziona ulteriormente. Ne rimane così una piccola parte che si proietta sul muro dell'abside, dove attualmente è presente il tabernacolo dell'altare posto nella ristrutturazione dell'Ottocento, ma al tempo colpiva una antica pietra sacra. Per cui, nei giorni di equinozio, intorno alle 17:20 è possibile ammirare questo evento straordinario, frutto di una scrupolosa conoscenza geometrica inevitabilmente intrecciata ad una ricerca astronomica dell'epoca.



(Fonte: “S. Tomè in Lemine: Astronomia, Geometria e Simbolismo cosmico in una chiesa medioevale” di Adriano Gaspani – Fonte immagine in evidenza: visitbergamo.net)

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